Ass. ‘Io Salerno’: un manifesto per la città – la storia e la cultura

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(da Mercoledì 24/06)

L’illustrazione del nostro ‘Manifesto per la Città’ si conclude, oggi, con le proposte concernenti l’ultimo gruppo di interventi ritenuti utili ai fini della ripresa nel dopo-virus. Ultimo in ordine di trattazione, non certo per importanza, visto che intendiamo parlare della storia e della cultura che, in tutte le società civili, sono ricchezze ineguagliabili, se ben gestite. E, lo sono anche nella massima parte del nostro Paese.

L’avventura della nostra Città ebbe inizio con gli Etruschi, a Fratte, oltre 2.500 anni fa. Poi ci furono i Romani, i Longobardi e i Normanni che, con Roberto il Guiscardo, la proclamarono Capitale dei territori del Sud prima del trasferimento a Palermo. Proprio gli anni del passaggio tra Longobardi e Normanni, compresi tra il 900 e il 1.100, furono quelli della ‘Opulenta Salernum’.

La Città fu pervasa da vitalità amministrativa, fu sede di commerci, di attività produttive, vide la massima gloria della Scuola medica, soppressa da Murat nel 1811, e divenne luogo di incontri tra studiosi di diverse provenienze, attratti dal dinamismo e dalla munificenza dei governanti. In quegli anni furono anche realizzati la Reggia di Castel Terracena e il Duomo, fortemente voluto da Roberto il Guiscardo.

E’ tutto scritto nel nostro Centro Storico, dove ogni pietra è storia ed è memoria. Eppure, è stato sostenuto, e ancora si sostiene, che abbiamo poco da mostrare rispetto ad altre realtà. E, per questo, è stato ritenuto più profittevole assegnare il compito della valorizzazione della Città alla sua modernizzazione con opere di architettura contemporanea progettate da ‘archistar’ anche internazionali. Chissà, forse firme meno impegnative avrebbero comportato ‘costi inferiori’, con ‘risultati non inferiori’.

Così, il Tribunale di Chipperfield è costato circa 120milioni di euro, ma ci piove dentro e presenta deficienze funzionali. La Stazione Marittima di Hadid è costata 20milioni, ma non è utilizzabile, è in fitto a 3.500 euro al mese e ci sono pericoli, come la porta in vetro a rischio decapitazione (!). Il Palazzetto dello Sport di Scarpa è costato 20milioni, ma è un cumulo di macerie.

La Piazza a Santa Teresa di Bofil è costata 80milioni di euro, ma si è sfondata ed è ancora in ricostruzione. Della Fontana Monumentale di Bohigas, di fronte al Grande Albergo, non è conosciuto il costo, certamente elevato, vista l’abbondanza di orpelli e di impianti, ma è divenuta una palude maleodorante di acqua putrida e dovrà essere demolita. Non riportiamo le fonti. Chi fosse interessato, deve solo scorrere su internet.

Non ci sembra che tutte queste strutture ‘griffate’, complessivamente costate almeno 250milioni di euro, possano essere considerate un vanto, né ci risulta che siano in grado di esaltare l’immagine della Città, né ci ricordiamo di frotte di visitatori, anche prima della pandemia, andare in giro in classica fila indiana, con il naso all’insù, pronti a stupirsi e a perdersinella loro contemplazione.

Di contro, abbiamo Chiese, risalenti fino a almeno 1.200 anni, in disfacimento, la Reggia dei Longobardi in decadimento e quella dei Normanni in oscuramento, le vecchie carceri con i tetti e i solai sfondati, una moltitudine di Monasteri dimenticati o anche destinati ad usi civili, palazzi signorili in abbandono, molti luoghi panoramici di grande fascino ignorati, perché neppure si sa che ci sono, tra le scalinatelle e gli slarghi della parte alta, da largo Montone a Montevergine, da via Trotula a via de’ Renzi. Anche il Museo della botanica e quello della medicina di via Trotula sono chiusi.

La verità è che, come abbiamo già detto in altra occasione, noi non abbiamo meno degli altri. Abbiamo colpevolmente recuperato di meno.

Noi riteniamo che questa Città, di dimensioni medio/piccole (132.507 abitanti), benedetta dalla natura per essere posizionata al centro di due costiere fantastiche, disponga di storia e di cultura da vendere, come sta dimostrando l’arch. Daniele Magliano, su Salerno News 24, con puntuali ricostruzioni della storia di molti edifici religiosi e civili. E, come egualmente stanno dimostrando nuovi gruppi e associazioni di liberi cittadini che da qualche tempo rivolgono crescente attenzione alla tutela della memoria.

Ed è ora che qualcosa cambi. Ci sono strutture monastiche utilizzate dai Corpi Militari, nel pieno centro storico, che ancora conservano la originaria ricchezza. Sono Monasteri, tra altri, le sedi del TAR, della Polizia Stradale, della Guardia di Finanza e dei Carabinieri, anche a viale dei Pioppi. Come Monasteri erano le vecchie carceri.

E ci sono le Chiese devastate di San Filippo o di Santa Maria de Alimundo, dove – si dice – ci sia la tomba di Masuccio Salernitano. Tanto per citarne alcune. Sui palazzi gentilizi non ci pronunciamo. Sono tanti.

E, allora, giusto per esempio, si potrebbe cominciare dal recupero alla società civile dei Monasteri oggi utilizzati da Organi dello Stato. Ci sono due grattacieli nei pressi dell’Agenzia delle Entrate, tuttora in procedura concorsuale, salvo errore, che ben potrebbero divenire sedi moderne e tecnologiche dei Corpi insediati nel Centro Storico per costituire, nei fatti, una cittadella della sicurezza.

I monasteri sarebbero immediatamente utilizzabili per master universitari, con una Biblioteca di qualità, per mostre e laboratori dell’arte e del talento, ovvero essere offerti per l’insediamento di attività ricettive in pieno centro, per consentire al turismo di vivere la Città e alla Città di vivere il turismo. Sono semplici idee, ma potrebbero essere utili per il progetto europeo CLIC finalizzato proprio al riutilizzo del patrimonio.

Se, come abbiamo visto la scorsa settimana, il comparto dell’edilizia è un forte moltiplicatore di lavoro e reddito, stringere una intesa tra Amministrazione, Curia, tecnici ed imprenditori, per una nuova stagione di recupero delle memorie consentirebbe di utilizzare i nostri tesori a ‘costo zero’, neppure conosciuti, per trasformare il Centro Storico in un grande cantiere, con decine di posti di lavoro per i nostri giovani. Soprattutto per quelli privi di adeguate conoscenze professionali, o della laurea, che costituiscono il 75% della fascia fino a 29 anni di età (fonte: Istat).

Intanto, con delibera n. 9 del 14/01/20, l’Amministrazione ha deciso di dirottare i fondi europei ‘PICS’ acquisiti per il recupero della Chiesa di Santa Maria de Alimundo (€ 753.414,79), della Casa del Combattente (€ 1.000.000), del Palazzo Genovese (€ 1.200.000) e della Palazzina Liberty ex MCM (€ 250.000), destinandoli al ripristino del Parco del Mercatello del quale, in pochi anni, si è fatto scempio. Forse c’erano altre scelte possibili. Basta scorrere la lista delle opere.

Non noi, ma un figlio di questa stessa terra, che la cultura l’ha fatta veramente e l’ha diffusa a piene mani, ci ha insegnato che: “La memoria non è quello che voglio ricordare, ma quello che non riesco a dimenticare. Sempre che, ci permettiamo aggiungere, nella testa ci sia una memoria.

Noi confidiamo che la storia e la cultura possano costituire, per i nostri giovani, una concreta opportunità per intraprendere attività produttive, anche in forma di autoimpiego, nelle quali educazione, civiltà e sapere siano parte di percorsi lavorativi quotidiani idonei a coniugare idee, passione, volontà e talento per dare vita a una profonda resurrezione della Città.

E’ un obbligo, per tutti, progettare il futuro per i giovani. Non sono venuti al mondo da soli. Sono prova di amore e vanno guidati con amore.

Questa Città ha veramente bisogno di amore

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

(P.S.: con questo intervento chiudiamo il ciclo dedicato al nostro ‘Manifesto per la Città’ per il dopo-virus e sospendiamo, contestualmente, per il periodo estivo, l’appuntamento settimanale del Mercoledì.

Riprenderemo, se piacerà a Chi ci offre forza e passione, nel mese di Settembre.

Ci sia consentito di esprimere a tutti, ma soprattutto a quelli che subiscono concretamente le offese degli eventi e sono vittime della indifferenza, un sincero augurio perché possano trovare, alla ripresa autunnale, una adeguata risposta ai loro bisogni. Noi ci saremo, con le nostre proposte, per quanto ‘inutili’ possano essere.

Con viva cordialità).

9 Commenti

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  • Salerno subisce una strana forma di odio, nutrito soprattutto da chi ci risiede. Non se conoscono i motivi ma, sicuramente, la profonda ignoranza storica e la ostentata presunzione di chi non conosce nulla ma pensa di sapere per via di un titolo di dottore in qualche cosa, sono le condizioni perfette nelle quali trattenere nel degrado la nostra meravigliosa città. Credo che sia arrivato il momento di rialzarsi. Personalmente aderiró a qualche associazione della società civile, forse proprio questa, della quale condivido perfettamente l’analisi politico-amministrativa degli ultimi trent’anni. Anche io fui deluchiano, con qualche resistenza, lo fui fino alle elezioni in cui Vincenzo sostenne il progetto del Crescent. Ero molto dubbioso ma mi lasciai convincere che, nella situazione in cui versava la zona delle chincarelle, fosse la cosa più utile da fare. Dopo pochi mesi iniziai a rendermi conto di ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti: la città è allo sbando e il deluchismo a Salerno ha fallito. Voltiamo subito pagina. Le persone vanno, Salerno resta. La gente muore, Salerno vive.

  • Salerno ha nettamente MENO di altre realtà perché da tempo non trova una sua collocazione. Puoi riscoprire quello che vuoi, ma la riscoperta dovrebbe attirare il pubblico colto, e il pubblico colto non fa fare soldi perché i colti sono pochi. E questo ci dice anche perché non vengono pubblicati molti libri su Salerno: il più bello che ho visto è minuscolo, pieno di informazioni interessantissime, ma di fatto insufficiente ad attirare chicchessia. Si mira ad un pubblico vasto, non colto: le grandi opere a mio avviso NON contribuiscono ad attirare nessuno. Oggi ciò che attira sono cuoppi, panini, socialità varia, ecc.

    Ergo, la cosa migliore che ha Salerno è l’ambìto topodromo, il lungomare: ci sta un sacco di gente, puoi andare avanti e indietro, ti prendi il gelato, là inizia e là finisce Salerno perché oggettivamente oltre quei 3 km quadrati centrali, Salerno non esiste, è solo una somma di stratificazioni recenti, sicuramente non dalla bellezza irresistibile.

  • Già in altra occasione ebbi occasione di ricordare come nessuno è profeta in patria. Quindi questa sequenza di disconoscimenti di ciò che offre o può offrire Salerno è perfettamente in linea con la suddetta considerazione.
    L’Associazione butta la croce addosso a tutte le recenti realizzazioni di architettura moderna, denunciandone la poca attrattività e il fallimento delle sue funzioni. Se crepe costruttive o difetti nella realizzazione o sottimpieghi funzionali ne evidenziano la criticità, ritengo che sia azzardato chiamare in causa chi le ha concepite o gli architetti di fama che ne hanno firmato i progetti. Del resto, con tutto il rispetto per i centri storici, quando siano realmente valorizzati e non tenuti per lunghi decenni nel degrado più totale divenendo spesso ricettacoli di dubbia umanità, ritengo assolutamente anacronistico l’atteggiamento di chi rifiuta il rinnovamento urbanistico dei centri abitati. C’è sempre stato nelle città piccole e grandi un fervore di iniziative per rinnovarne l’aspetto con inserimenti di opere significative, destinate alle esigenze del presente ma proiettate anche verso il futuro per il ricordo delle generazioni a venire.
    Salernitano e Izzo, se lo ritengono, facciano anche le loro considerazioni in proposito.

  • Guarda, il progetto più “folle” per Salerno fu presentato da Calza Bini: prevedeva di sventrare mezzo centro storico e di piazzare la stazione dei treni in quella che all’epoca era campagna (Pastena). Se ti piace una cosa simile, rispolvera quel progetto, ma i salernitani dell’epoca lo fecero tornare al mittente, io direi giustamente

  • Le opere di ammodernamento urbanistico, con l’inserimento di “pezzi unici” non hanno nulla a che vedere con il folle e stravagante progetto ipotizzato da Calza Bini e giustamente bocciato e rispedito al mittente. Avesse proposto di demolire in tutto o in parte quello scempio di cementificazione anonima, irrazionale e priva di qualsiasi valore architettonico, che negli scorsi decenni ha deturpato il territorio fra Torrione e Mercatello, questo sì avrebbe avuto un pregio e un senso positivo. Purtroppo ora si può solo dire che la frittata è fatta e Salerno, come del resto quasi tutte le città al mondo, deve convivere con un parte del suo territorio urbano caratterizzato dalla presenza di quartieri anonimi e dalla conformazione molto criticabile.
    Se qualche amministratore si dimostra intenzionato a inserire su un substrato, sia pure degradato, opere di miglioramento della dotazione urbanistica e architettonica, allora non deve prevalere un eventuale senso di avversione nei riguardi di quell’amministratore, ma piuttosto occorre valutare gli aspetti positivi dell’operazione. Del resto, le grandi opere che ci sono pervenute fin dall’antichità furono sempre dovute alla volontà di menti illuminate.

  • Io rispondevo a questa tua affermazione, a mio avviso molto opinabile, sempre che io abbia capito cosa intendessi dire:

    “Del resto, con tutto il rispetto per i centri storici, quando siano realmente valorizzati e non tenuti per lunghi decenni nel degrado più totale divenendo spesso ricettacoli di dubbia umanità, ritengo assolutamente anacronistico l’atteggiamento di chi rifiuta il rinnovamento urbanistico dei centri abitati”

    Io da qui capisco che tu vuoi mettere le mani sul centro storico, ma potrei essere io ad aver inteso male il tuo pensiero.

  • “Le mani sulla città” è stato un celebre film degli anni passati e, sicuramente ti risulta, rappresentava una certa realtà, anche e soprattutto, di tipo malavitoso. Guai se avesse lo stesso recondito sospetto la tua illazione che io voglia mettere allo stesso modo “le mani sul centro storico”. Al contrario io rimango da sempre deluso per come intere generazioni di governanti hanno tenuto o fatto degradare in modo indecente non solo monumenti di indubbio valore quali chiese, palazzi ed edifici d’epoca, ma anche stradine, vicoli caratteristici, androni e cortili, nei quali la mancanza di sistematici interventi manutentivi ha creato stati di abbandono, presto diventati consolidati ricettacoli di rifiuti e immondizie varie.
    Quanto alla mia affermazione “incomprensibile ma molto opinabile”, essa va letta nel contesto delle considerazioni e proposte esposte nel saggio dell’Associazione, e cioè – sintetizzo – che in luogo delle opere di modernizzazione sarebbe stato molto più saggio e produttivo dedicarsi al Centro Storico. Dicevo quindi che, pur rispettando in pieno le opere del passato, non ritengo valida una netta dicotomia fra le stesse e quelle che potranno sorgere nelle aree adiacenti, quale testimonianza dello spirito innovativo delle comunità urbane.
    Questo intendevo dire, ed è molto lontano dal mettere le mani sul Centro Storico di Salerno.

  • Perdonami, non avevo capito si trattasse di manutenzione, ma di creazione di nuovi palazzi moderni orrendi. Mi trovo perfettamente d’accordo con te, allora

  • Naturalmente, la manutenzione rappresenta un provvedimento fondamentale per evitare il deperimento delle città. Essa deve riguardare tutto ciò che rientra nelle competenze delle pubbliche autorità, ma anche deve coinvolgere i privati, per quanto appartiene alle loro competenze, magari indotti da opportuni incentivi ad effettuare i necessari conservativi dell’esistente.
    Si tratta di un aspetto peculiare che riguardo non solo l’urbanistica in senso lato, ma ad esempio tutto il settore meccanico, della motoristica terrestre e navale, e perfino del corpo umano.
    Trascurare il sistematico ricorso alle manutenzioni determina dei danni ingenti, spesso irreversibili e estremamente dispendiosi se e quando si decide finalmente l’intervento riparatore. Mi viene in mente la situazione delle strade di Roma, assurte ad esempio di come, non manutenute e riparate da anni, mettono a dura prova l’integrità di gomme e sospensioni dei veicoli circolanti. Complice l’inerzia dell’Amministrazione incapace di programmare e porre in opera i lavori necessari
    Detto dunque della importanza della manutenzione, va anche riconosciuto che il rinnovamento rappresenta un inevitabile step nella crescita delle città. Nei millenni trascorsi e in ogni latitudine e longitudine gli abitati, i paesi, le città hanno visto successive sovrapposizioni o aggiunte di strutture, di edifici e di manufatti vari rispetto alle precedenti edificazioni. Tantissimi esempi hanno meritato giustamente di entrare nei libri d’arte per le loro insuperabili qualità artistiche e architettoniche. Tramandate ai posteri, danno lustro alle località che le ospitano e sono ammirate annualmente da milioni di milioni di visitatori.
    È chiaro che non fanno parte di questa categoria “nuovi palazzi moderni orrendi”. Di questi va bandita la creazione, specie quando non sono adeguatamente inseriti nel contesto e deturpano piuttosto che rendere gradevole la vista dei dintorni.

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