La porta è aperta e risente dell’umore del vento, della luce che si ritira pian piano, discreta, timorosa scomparendo dietro foglie ampie e reti fitte di mura e tronchi non vivi.
L’ombra si posa ora leggera, ora decisa e non protegge.
Deforma il silenzio, nasconde parole e dettagli accoglienti.
Nel petto di chi avanza di un passo e ride poi arretra di due, qualcosa stride.
Forte.
Morte.
L’ombra è quel che è. In te.
Muoio io ogni volta.
Due, otto, cento. Conto per farmi compagnia.
Le parole le lascio annegare in barattoli di acqua e sale e foglie bruciate da chi ha gridato per rabbia.
Il fuoco mi ricorda quel giorno di aprile ed una coperta, le mani danzanti ed i miei capelli sciolti.
La veste sul giaciglio di rametti raccolti ed erano come fiori.
Così mi pareva.
Bruciavo ed ero felice.
Piangevo.
Ora il pianto è nel ghigno stretto di una risata, mentre segno di spine e croci la mia pelle.
Nessuna rosa.
Un giorno arriveranno col nome dei loro figli sulla punta dei coltelli.
La porta è aperta, entrate.
Condannate: il ghigno che fu pianto per un giorno di sole, le croci su questo corpo già morto, i barattoli di niente
Ma il niente è uno spettro.
E prese me un giorno.
Questo grembo.
Rinnegai Dio.
La porta è aperta.
Non indugiate.
È solo follia.
Fatima Mutarelli
Mail: valelapennasi@gmail.com
Fb: Fatima Mutarelli (ragazza alla finestra)
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