Pontecagnano: minacce a Consigliere, nuove misure per Antonio Anastasio

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Nel pomeriggio di lunedì 19 giugno i Carabinieri della Compagnia di Battipaglia hanno eseguito l’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di Antonio Anastasio, imputato nell’ambito di un procedimento penale relativo all’operazione denominata “PERSEO” eseguita il 22 febbraio scorso.

Ad Anastasio, Consigliere Comunale di minoranza a Pontecagnano Faiano, viene contestato di aver pianificato, appoggiato dall’organizzazione camorristica del “Clan Pecoraro-Renna”, la minaccia compiuta nel maggio del 2016 ai danni di un Consigliere di maggioranza per indurlo a non partecipare ad una seduta del Consiglio Comunale.

Il fine non è stato raggiunto grazie alla collaborazione della vittima che denunciava agli inquirenti la minaccia subita, consentendo di eseguire un servizio di osservazione, a sua tutela, in occasione dell’Assise Comunale che si svolse il 31 maggio 2016 che poté svolgersi regolarmente.

A seguito di ciò, venne originariamente inoltrata la richiesta di misura cautelare per il reato di “Attentato ai diritti politici del cittadino nella forma del tentativo“, “tentata violenza privata” aggravata dal cosiddetto “metodo mafioso“, in relazione proprio alla gravissima finalità non solo di limitare il Consigliere Comunale con la grave intimidazione a partecipare e ad agire autonomamente nella formazione della volontà consiliare, ma anche allo scopo di travolgere lo stesso Consiglio, espressione della volontà popolare.

Quella che si andava a riunire infatti era una seduta consiliare decisiva, in quanto aveva come oggetto l’approvazione del bilancio dell’Ente, con il chiaro e manifestato intento di determinare lo scioglimento di quell’Amministrazione. La richiesta di custodia cautelare veniva comunque accolta dal Gip che applicava la custodia in carcere (confermata dal Tribunale del Riesame che la sostituì con gli arresti domiciliari), a conferma della gravità indiziaria raggiunta e della corretta qualificazione giuridica prospettata dalla Procura della Repubblica, tanto in relazione ai reati contestati, quanto all’aggravante del metodo mafioso.

Nel proseguo, a seguito della revoca della misura cautelare originale (dovuta esclusivamente alla scadenza dei brevissimi termini di fase – tre mesi [tenuto conto della contestazione del reato tentato e non consumato] – previsti per la tipologia dei reati contestati) la D.D.A. inoltrava una nuova richiesta di misure sostitutive cumulative (divieto d’espatrio, obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria e divieto di dimora in Campania) per salvaguardare le permanenti esigenze cautelari e scongiurare la prosecuzione e reiterazione dell’attività criminale.

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