Stessa spiaggia, stesso mare (di Tony Ardito)

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Sin dagli anni ‘70 gli ambientalisti lamentano che il demanio marittimo ha rilasciato troppe concessioni ai privati per la gestione di stabilimenti balneari.

Le stesse, nel corso del tempo, ovviamente, si sono sempre più incrementate.

In Italia abbiamo 7000 km di coste, la metà delle quali sono spiagge, ma la percentuale di quelle libere varia moltissimo, da regione a regione. Nel Lazio, ad esempio, sono solo il 15%. Ancora meno in Liguria: dalle Cinque Terre al confine con la Francia ci sono 35 km di spiagge di cui solo 19 libere. Tuttavia, mai come in questa estate 2018 sarà agevole accedervi.

Da adesso sarà meno complicato raggiungere il mare e sdraiarsi sulla battigia senza che nessuno venga a chiedere di pagare un biglietto, qualora si fosse entrati da uno stabilimento attrezzato. Dunque, non già spiagge libere, bensì liberate dalla insidia di balzelli.

Il diritto di accesso era sino ad ora consentito solo se il comune non aveva previsto spiagge libere per tutti; poi alcune sentenze hanno cambiato la prospettiva del problema e provveduto a sburocratizzare ed alleggerire la questione. Il mare, insomma, è considerato un bene costituzionalmente garantito per tutti i cittadini.

L’articolo 1, comma 251, della legge 296/2006 fa obbligo ai titolari delle concessioni “di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione”. Il principio è ribadito e rafforzato nella più recente legge 217/2011.

Ad esempio, a Ostia (Roma) il Consiglio di Stato ha dato ragione al Comune che i varchi tra cabina, lettini e ombrelloni li aveva aperti con le ruspe. In Campania, a Castelvolturno, i titolari delle concessioni potrebbero essere obbligati direttamente dalla Giunta municipale a creare un accesso pedonale per coloro che devono raggiungere la spiaggia libera.

Ciò detto, al netto delle norme, ovunque va fatto salvo un minimo di necessarie buone maniere e un pizzico di buon senso, sia da parte degli avventori, talvolta pretenziosi e pretestuosi, che dei gestori, giustamente preoccupati a non turbare il confort dei propri clienti. Chiaramente, la premessa resta innanzitutto il rispetto verso l’altro, anzi verso tutti gli altri e il circostante.

Tony Ardito, giornalista

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