Ass. Io Salerno: ‘Edifici Mondo, diteci la verità’

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Nel commento dello scorso Mercoledi, riferendo dell’incontro pubblico del giorno 26/10 u.s. presso l’Archivio di Stato, abbiamo manifestato tutto il nostro sconforto per le condizioni di degrado nel quale versano attualmente gli Edifici Mondo, in uno a tutto il Centro Storico Alto.

E ne abbiamo auspicato la riqualificazione, ritenendo estremamente rilevanti i vantaggi ritraibili dalla loro presenza in una rinnovata offerta turistica incentrata sulla valorizzazione della storia e delle memorie.

In verità, benché i flussi turistici siano generalmente portati ad esempio di una acquisita vitalità, la Città non ha mai denunciato risultati conseguenti. Abbiamo già detto che le rilevazioni effettuate dall’Ente Provinciale per il Turismo evidenziano, per il 2018, arrivi in strutture alberghiere ed extra per 190.496 unità.

Sono valori assolutamente minimi su scala nazionale. Al punto che Salerno non figura in alcuna graduatoria di merito. L’Istat ci ignora. E sarebbe tempo che prendessimo atto della inconsistenza di questi risultati.

Ci riserviamo di approfondire in un prossimo commento.

Certo, come osservato da qualche fedele lettore, il recupero della parte storica non può, da solo, generare l’atteso rinascimento. Ci vogliono progetti integrati che siano in grado di creare una sinergica combinazione tra tutti gli attrattori di cui la Città pur dispone e, quindi, tra storia, memorie, ambiente, arti, tradizioni, saper fare, nonché di esaltare la posizione di cerniera tra le due costiere.

Tutto questo, però, sarebbe possibile solo se la volontà amministrativa si mostrasse fortemente orientata a perseguire l’obiettivo di una ‘Città Nuova’, riqualificata con una prioritaria attenzione rivolta al corretto utilizzo dei ‘beni comuni’. Un progetto, in sostanza, basato su nuovi riferimenti, o sul ripristino di quelli improvvidamente dimenticati o distrutti.

In tal senso, dovrebbero costituire opzioni imprescindibili quelle del rispetto del territorio e degli equilibri della natura, intesi quali ‘vincoli’ e non ‘obiettivi di conquista’, della soddisfazione dei bisogni fondamentali di vita dei cittadini, della restituzione e dell’ampliamento degli spazi collettivi, della tutela e dell’incremento del verde, della balneabilità del mare, della mobilità urbana, della riconversione di alcune ‘zone mostro’, della valorizzazione dell’area storica, di quella portuale e di quella archeologica, del sostegno alle attività che esprimono talento e abilità.

Conosciamo la critica: sono solo parole senza concretezza. Non sembra.

Sono oltre due anni che esprimiamo le nostre idee, formuliamo specifiche proposte e sollecitiamo le menti e le coscienze, mirando a contrastare lo stato di torpore, di fatalismo e di decadimento morale e mentale che sta compromettendo risultati e prospettive. Basta leggere sulla pagina Fb o su internet.

Anche per questo, l’altra settimana, abbiamo espresso indignazione e abbiamo qualificato come ingiurie alla storia e alle memorie le condizioni degli Edifici Mondo censurando, in particolare, la scelta di dirottare altrove i finanziamenti acquisiti in Europa per realizzare i due progetti vincitori di un concorso internazionale di idee.

Premettiamo che il recupero degli Edifici, a valere sui fondi del programma P.I.U. Europa FESR 2007/2013, era previsto nel Protocollo tra Comune e Regione Campania firmato in data 23/06/2008 ed era ricompreso nel Documento di Orientamento Strategico allegato alla delibera di Giunta n. 204 del 27/02/2009.

Non era più presente, però, nella versione definitiva del programma trasmesso alla Regione in data 06/07/2009 e, conseguentemente, nel successivo decreto di assegnazione fondi per € 48.421.909,88 del 15/08/2009. Così, con delibera di Giunta n. 1273 del 27/11/2009, venne approvato l’elenco finale delle opere e la relativa ripartizione delle somme tra 14 progetti e, tra essi, quelli della Piazza a Mare e Santa Teresa con impegno di complessivi € 18.999.923,42. Per completezza, la Piazza costerà, quando completata, almeno 67 milioni di euro. E, forse, più.

Nel commento, ci siamo astenuti dal riportare alcune critiche formulate in corso di dibattito. Per dignità, abbiamo scritto. Perché ci erano sembrate molto gravi.

Bene. Adesso c’è stato chi, con un pubblico intervento, ha sciolto i nostri dubbi.

Nei giorni scorsi, un Consigliere Comunale di Opposizione ha dichiarato che ogni promessa avente ad oggetto gli Edifici Mondo è, ora, assolutamente ingannevole poiché detti immobili non sono di proprietà del Comune. A differenza di quanto sostenuto dal competente Assessore in sede di discussione.

E ha riferito, al riguardo, che il trasferimento dal Demanio all’Ente, rogato nell’anno 2000, era sottoposto a clausola risolutiva: se, entro dieci anni, non fosse stata attuata la riqualificazione delle strutture, gli Edifici sarebbero tornati in proprietà della venditrice.

Nel 2010, quindi, il Comune ha perso la titolarità del cespite.

Non entriamo nel merito della controversia anche perché non disponiamo di alcuna documentazione.

Ci sia consentito di osservare, però, che non sarebbe questo l’aspetto più grave della vicenda. Sarebbe molto più grave, per noi, se fosse provata la consapevolezza della decisione assunta dalla Giunta nel 2009, quando il contratto era pienamente in validità.

Vorremmo sapere, cioè, se la delibera venne assunta ben sapendo che, con tale scelta, si sarebbe pregiudicato il diritto di proprietà e sarebbe venuto meno ogni possibile successivo progetto di recupero degli edifici.

Noi pensiamo che la cittadinanza abbia il diritto di sapere e, quindi, ci permettiamo chiedere a chi di dovere di dare pubblica dimostrazione, con ogni idoneo documento, della situazione giuridica del complesso.

In particolare, riteniamo sia dovere degli Assessori che approvarono la delibera fare chiarezza sui motivi che portarono ad un atto paragonabile ad un vero e proprio tradimento nei confronti della Città e degli interessi della Comunità, soprattutto della parte di essa residente nel Centro Storico Alto.

Non siamo abituati a fare nomi. E non li facciamo. Ma la delibera è disponibile sul web.

In ogni caso, non attendiamo solo questa spiegazione.

Vorremmo anche sapere perché, con delibera di Giunta n. 827 del 30/09/2011, Palazzo San Massimo, al quale viene oggi ufficialmente rivolto ogni interesse, venne inserito tra i beni patrimoniali da vendere, come fosse un rudere privo di qualsiasi importanza.

La ‘reggia’ del Longobardi ha resistito per oltre un millennio, sopravvivendo alle barbarie dei secoli bui della inciviltà. Disprezzarne il valore, per noi, è una offesa alla cultura, in tempi di professata civiltà.

In altre realtà, anche all’estero, capita di vedere esaltate memorie di nessun rilievo. Avendo poco da mostrare, valorizzano quanto disponibile, facendone oggetto di celebrazioni ai fini turistici. Siamo certi che una reggia, per quanto degradata, sarebbe stata una ricchezza esposta con il dovuto rilievo.

Da noi, purtroppo, non è così. Benché portatori di memorie secolari, non abbiamo saputo utilizzarle a maggior gloria della nostra Città.

E l’episodio ora denunciato dimostra che tutto sarebbe avvenuto per consapevole scelta.

Lo abbiamo già detto: la storia è la ricchezza di un popolo. E’ la maestra della sua vita.

Tradendo la nostra storia, abbiamo tradito noi stessi. E abbiamo anche tradito i sacrifici dei nostri predecessori e il futuro dei nostri giovani.

Questa Città non meritava, e non merita, tutto questo.

Questa Città ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

5 Commenti

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  • … se dovesse essere così… sarebbe molto triste!!! Senza fare nomi, ma si sa benissimo chi è l’artefice o la mente ipergenialoide che ha valutato e si è permesso di non far recuperare e riscattare l’edificio. Scava scava, viene fuori sempre il pastore…. con tutto il mio rispetto per i pastori!

  • Direi che di pastori ce ne è e ce ne è stato più di uno, sempre con rispetto parlando.
    Mi basta fare un solo esempio: i resti dell’acquedotto madioevale a via Arce, detto anche Ponte del Diavolo.
    È da decenni che si è attentato alla sua completa visibilità. Progressivamente veniva autorizzata la costruzione di edifici sempre più vicini, fino a soffocarne la vista. Per fortuna, la presenza della sottostante via Arce è servita a salvaguardare almeno i due archi rimasti liberi da ostacoli incombenti.
    Si apprende ora da recenti notizie di stampa che lo storico monumento rischia di andare in malora per una duratura e colpevole assenza di manutenzione.
    Si profila all’orizzonte un nuovo “pastore”??

  • … i problema del “pastore” che ha voluto sempre scavare per avere le infoiate da materia grigia indurente! Non a caso il tricerone che intercetta “Il Ponte dei Diavoli” in una notte di tanti anni ha visto la sua separazione; infatti, furono tranciati alcuni archi ed ad oggi…. ci sono due monconi, uno verso Via Vernieri e l’altro verso Via Arce…. Sempre con buona pace dei Pastori.

  • Prima però quei singolari resti di monumenti medioevali, rappresentanti di pochi esemplari appartenenti a quell’epoca, erano già stati oltraggiati da edifici opprimenti e incombenti.
    Poi, come avviene quando un’auto accidentata viene lasciata per strada e, prima uno poi un altro, tutti si sentono autorizzati ad infierire sulla stessa, tanto è considerata un “catorcio”, così quegli archi, che altrove e specie all’estero sarebbero stati valorizzati al massimo, hanno invece subito oltraggi ripetuti.
    Del resto non sono l’unico esempio di scarsa attenzione che la città continua a riservare ai resti del suo passato.

  • La copertura del trincerone non ha troncato gli archi originari, ha troncato un arco fittizio che ha rimpiazzato gli archi originali nella seconda metà dell’800, gli archi originali sono stati tranciati della ferrovia stessa.

    Gli archi originali esistenti vanno salvaguardati ad ogni costo, sono stati seppelliti dalla speculazione edilizia sfrenata degli anni 60 e 70 come tante altre cose. Uguale per Palazzo San Massimo e la sua storia millenaria, bisogna intervenire ora, Salerno non può lasciar marcire la sua storia.

    Politicizzare questo genere di problemi vuol dire essere parte del problema, non della soluzione.

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