Coronavirus isolato: l’intuito di due salernitani decisivo nella ricerca

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Il mondo dovrà essere grato alle due persone nella foto entrambe provenienti da due piccoli comuni del salernitano.
Il primo è il dott. Giuseppe Ippolito, nato a Sant’Arsenio, comune a sud della provincia di Salerno ed è direttore dell’Istituto Nazionale Malatttie Infettive “Spallanzani” di Roma, la struttura che in queste ore e riuscita ad isolare il Coronavirus.

Il secondo è Domenico Benvenuto, 24 anni, di Montecorvino Rovella, studente iscritto al Campus Biomedico di Roma autore della ricostruzione della struttura del Coronavirus. Grazie a loro la cura ed il vaccino per il virus non sono più un miraggio.

Fonte Infocilento.it

Spallanzani Roma, ospedale isola il Coronavirus. Cosa significa?

L’annuncio è stato dato dal Ministro della Salute Roberto Speranza poco prima di mezzogiorno, proprio in conferenza stampa dallo Spallanzani di Roma: l’ospedale specializzato con il reparto di malattie infettive è riuscito a isolare il Coronavirus, il temibile virus che si sta diffondendo con cifre inquietanti in Cina ed è giunto purtroppo anche in Italia (con per ora solo due turisti cinesi contagiati e già in quarantena proprio all’Istituto Lazzaro Spallanzani).

«È stata isolata la sequenza del coronavirus 2019-nCoV allo Spallanzani di Roma. Un passo per tutta la comunità scientifica che consentirà di accelerare la ricerca su questa malattia. L’Italia ha uno dei servizi sanitari migliori del mondo e oggi lo ha nuovamente dimostrato», scrive sui social il Ministro Speranza. Un risultato importantissimo dal punto di vista scientifico oltre che molto utile per iniziare a combattere sul serio il contagio del virus in arrivo dalla Cina: «Aver isolato il virus tempestivamente pone l’Italia in una posizione di vantaggio», spiega in conferenza stampa il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito, «perché diventa un interlocutore incredibile».

Il passaggio ottenuto questa mattina risulta decisivo per il prosieguo della battaglia anti-Coronavirus, non solo perché l’Italia è il primo Paese europeo ad isolare il virus: «servirà a perfezionare i metodi diagnostici esistenti ed allestirne di nuovi», spiega all’Ansa Maria Capobianchi, direttore del laboratorio di virologia dello Spallanzani.

Ma cosa cambia adesso?

Già il 13 gennaio scorso in Cina i professori che studiavano il Coronavirus da diversi giorni erano riusciti a raggiungere il sequenziamento genomico che già aveva consentito la nascita del test-tampone per riconoscere sui pazienti a rischio se si trattasse del virus o meno. Ora però, con il risultato raggiunto dall’Australia, dall’Italia e dagli Stati Uniti sarà possibile far crescere in coltura il Coronavirus e poter avere indicazioni su tre fronti diversi: in primis, sarà più facile capire quanto resiste il virus nell’ambiente fuori dal corpo umano e come si trasmette.

In secondo luogo, sarà possibile capire se il Coronavirus reagisce a determinati farmaci e trattamenti, da ultimo può dare la possibilità di avere nei prossimi mesi il giusto vaccino, anche se le tempistiche non saranno brevi. «Avere a disposizione il virus in un sistema di coltura ci permette di provare farmaci in vitro e di fare studi di patogenesi, cioè sui meccanismi di replicazione.

Sempre quando si scoprono dei virus nuovi il materiale di partenza cruciale è il virus – ha spiegato ancora la Capobianchi-, perché averlo a disposizione significa avere uno strumento per perfezionare la diagnosi e mettere in piedi test sierologici che ancora non ci sono e che significano la ricerca degli anticorpi, quindi la risposta delle persone all’infezione, anche in termini di risposta neutralizzante, ovverosia protettiva, capace di inattivare il virus».

La sequenza genetica del Coronavirus è stata isolata e già denominata 2019-nCoV/Italy-INMI1, depositata immediatamente nel database GenBank da questo pomeriggio.

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