Jazz e… (di Vincenzo Capuano)

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Nella quiete di un pomeriggio, quasi passato, osservo il mare. Una vela bianca si muove, lenta verso l’orizzonte. Quiete.

Ripercorro i silenzi della mia gioventù. In essi ho imparato a crescere.

La mente non può non rincorrere Lei, così perdutamente lontana, e il suo tempo, il tempo del mio vivere senza schemi. Cercavo, in terre lontane, l’impossibile. Trovai l’amore che spiega ogni cosa. Una donna nera e il suo sassofono, che suonava in modo divino.

Ritornano, in un lento susseguirsi, immagini remote. Scorrono piano, come le acque del Mississipi, che amavamo osservare nelle sere d’estate.

Giorni e notti lontane. La musica, e il fiume. Il suo scorrere lento, sensazioni che si rincorrevano. Acque che raccontavano di terre sospese nel tempo, dei loro costumi, dei loro profumi, della musica.

Mano nella mano lungo il fiume a inseguire la linea dell’orizzonte, lì dove il mare si confonde con il cielo, a cercare i nostri sogni. Passeggiare uno a fianco all’altra discutendo del futuro ci appagava.

Poi, una notte, in cui scoprì sua madre senza respiro in una pozza di sangue, vomito e alcol, ritornò a fumare Marijuana e ricomparvero tutti i suoi dubbi le cui soluzioni ricominciò a cercare nell’alcol, nel fumo, in una polvere bianca. Finì con bucarsi in ogni parte del corpo.

E c’è chi dice che fumare cannabis è solo un diversivo, che si può smettere quando si vuole. Mi ritornano in mente le mille letture che ho fatto per provare ad aiutarla. Inutilmente. Gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili agli effetti negativi dell’uso di cannabis.

Avvengono alterazioni strutturali in alcune aree del cervello, tra l’altro accentuate dal concomitante uso di alcool. Sono stati ampiamente dimostrati i cambiamenti nell’attività neurale tra i consumatori di cannabis, compresa l’elaborazione inefficiente in esercizi sulla memoria di lavoro.

È associato ad un declino neuropsicologico precoce e a un quadro ‘amotivazionale’, connotato da apatia e difficoltà di concentrazione. Inoltre sono frequenti gravi difficoltà di apprendimento e rendimento. È noto, inoltre, che l’uso continuato di cannabis aumenti il rischio di schizofrenia.

La scienza ha ampiamente dimostrato che la marijuana non è una droga benigna. In più la morbilità e la mortalità a causa di droghe “leggere” sono maggiori di quelle causate da droghe “pesanti”, non perché siano più pericolose, ma perché il loro status giuridico le rende più accessibili e una più grande percentuale della popolazione è esposta a loro in modo regolare, e soprattutto sono spesso il trampolino di lancio per l’uso di droghe “pesanti”.

Ritorno con la mente al presente, sulle rive del Mediterraneo. Ascolto l’universo che mi circonda, vorrei porgergli mille domande. Resto muto, ad ascoltare il mare. Mi siedo sulla sabbia, ancora calda. Le braccia stringono le gambe.

La mente ripercorre strade impossibili.

Granello di terra spazzato dal vento, mi sento microscopica parte dell’universo.

Non ho più anima, sono piccola parte del tutto. E il paesaggio mi osserva distaccato, come altro da se, sospeso nel nulla, in questa giornata muta.

Sento il mio cuore battere forte e poi quietarsi: mi riscopro ancora a chiedermi perché, a speculare.

Misteriosa natura, dannata follia, tempo e spazio troppo infiniti.

Un suono viene dal nulla: il pianista muove velocemente le dita, la musica mi trasporta in spazi lontani. I pensieri s’inseguono in una magica danza.

I ricordi mi riportano nuovamente a lei, a quella piccola donna nera. Suonava con il sassofono un jazz insuperabile. Il fato l’ha voluta, troppo presto, a suonare, tra le stelle.

Chiudo le palpebre e percepisco una musica dolce, leggera, lontana, la inseguo, è jazz.

di Vincenzo Capuano

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