Estate 2020, l’apnea del turismo (di Tony Ardito)

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Nonostante la ripresa della mobilità nazionale ed internazionale, le prenotazioni non decollano. Per i tre mesi della stagione calda si prevede un calo senza precedenti, con 12,8 milioni di viaggiatori e 56 milioni di pernottamenti in meno rispetto all’estate 2019.

È quanto emerge da uno studio condotto da CST Firenze per Assoturismo Confesercenti, effettuato su un campione di 2.118 imprenditori della ricettività.

D’emblée saranno cancellati oltre 3,2 miliardi di euro di fatturato, di cui il 52% per le attività extralberghiere e il 48% per il comparto alberghiero. Il che fa tornare indietro il turismo italiano di circa 20 anni: quella in corso, sarà l’estate peggiore dal 1998.

A pesare è anzitutto il calo dei visitatori stranieri: sui 56 milioni di pernottamenti perduti, ben 43 milioni sono di turisti esteri che quest’anno non giungeranno nelle località del nostro Paese, con un crollo del -43,4% rispetto all’estate 2019. La flessione sarà invece più contenuta per la domanda interna dei viaggiatori italiani (-11,6%).

I risultati peggiori saranno registrati dal comparto alberghiero con un calo del -28,7%, mentre l’extralberghiero si attesterà al -23,7%. La tendenza negativa interesserà tutte le aree, anche se gli andamenti più preoccupanti sono stati segnalati dagli imprenditori del Nord Ovest (-32,9% di pernottamenti).

Valori altrettanto negativi e più o meno omogenei sono attesi per il Nord Est (-28,7%) e Centro (-25,8%) mentre meno pesante, ma comunque rilevante, sarà la riduzione per il Sud e le Isole (-19,3%).

Analizzando le destinazioni italiane per tipologia, si ipotizza una flessione delle presenze turistiche del -38,3% per le località lacustri e del -36% per quelle termali. Il calo si attesta al -34,3% per le città d’arte e affari, del -31,4% per mete rurali e collinari, del -21,8% per le località montane e del -20,9% per quelle marine.

Alla riduzione della domanda corrisponderà anche un netto calo della offerta del settore ricettivo: saranno circa 23mila le strutture che quest’estate non apriranno affatto, di cui 3mila nel comparto alberghiero. Molte altre – per ragioni di sostenibilità e di distanziamento sociale – hanno ridotto le disponibilità. Secondo le indicazioni ricevute, è prevedibile per l’estate 2020 una riduzione complessiva di 1,8 milioni di posti letto.

La diminuzione concomitante della domanda e della offerta produrrà, tra l’altro, importanti riverberi occupazionali e difatti si stima che, ad oggi, siano oltre 82mila gli addetti (fissi e stagionali) del sistema ricettivo rimasti senza posto di lavoro, dei quali solo una parte risulta protetta dalle misure economiche messe in atto dal Governo. Il 66% degli addetti era attivo nel comparto extra alberghiero e il 34% nelle imprese alberghiere.

di Tony Ardito

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