Dipendenti pubblici in ufficio il 15 ottobre, da orari a smart working: come funziona

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A partire dal 15 ottobre i dipendenti pubblici torneranno in ufficio. Il premier Mario Draghi ha firmato il dpcm che prevede che “la modalità ordinaria di lavoro nelle Pubbliche amministrazioni torna ad essere quella in presenza”. I lavoratori dovranno avere il Green Pass

Il provvedimento interessa circa 3 milioni e 200mila persone. In attesa delle linee guida definitive, ecco le regole già state stabilite, con i dettagli chiariti nelle Faq pubblicate sul sito del governo

ORARI – Il rientro dovrà avvenire nel rispetto delle misure di contrasto al Covid-19. Il ministro Brunetta ha chiarito che dovrà essere “coerente con la sostenibilità del sistema dei trasporti”. Per evitare di concentrare l’accesso al luogo di lavoro nella stessa fascia oraria o di ingolfare i trasporti pubblici nelle ore di punta, “sarà consentita una più ampia flessibilità degli orari di ingresso e di uscita”

SPORTELLI – Il rientro in ufficio andrà per gradi. Il ministro della P.A. Brunetta ha dato un ordine: “Prima chi lavora agli sportelli, poi chi sta dietro agli sportelli, nel back office, e in parallelo le amministrazioni centrali e periferiche”

SMART WORKING – Secondo Brunetta, non più del 15% dei lavoratori resterà in smart working. Le amministrazioni pubbliche devono ancora concludere gli accordi per i vari comparti. Il governo ha chiarito che “chi sta sempre in smart working non deve avere il green pass, perché la certificazione serve per accedere ai luoghi di lavoro”, aggiungendo che “lo smart working non può essere usato allo scopo di eludere l’obbligo di green pass”

IL LAVORO AGILE – L’accesso al lavoro agile avverrà stipulando accordi individuali, rispettando tre condizioni: “Non deve in alcun modo pregiudicare o ridurre la fruizione dei servizi resi all’amministrazione a favore degli utenti; l’amministrazione deve disporre di una piattaforma digitale o di un cloud o comunque di strumenti tecnologici idonei a garantire la sicurezza delle comunicazioni tra lavoratore e amministrazione; deve aver previsto un piano di smaltimento degli arretrati e deve fornire al personale i devices necessari”

INGRESSI – Entro il 15 ottobre saranno indicati gli strumenti tecnologici necessari alla implementazione “delle piattaforme digitali per la verifica del Green Pass e saranno fornite indicazioni procedurali per la gestione del personale, soprattutto in fase di prima attuazione dell’obbligo”

SANZIONI – L’obbligo del Green Pass ai lavoratori, come da decreto, prevede l’assenza ingiustificata per chi non ce l’ha oltre al mancato pagamento dello stipendio. Prevista anche una sanzione da 600 a 1.500 euro per chi entra in ufficio senza il certificato

CONTROLLI – Le verifiche spettano alle aziende, che dovranno individuare un responsabile. In questo caso la sanzione prevista varia tra 400 e 1.000 euro. Il governo ha però chiarito che “in caso di accertamento da parte delle autorità, se un dipendente viene trovato senza Green Pass, nulla può essere contestato all’azienda se i controlli a campione sono stati effettuati nel rispetto di adeguati modelli organizzativi”

AUTONOMI – Infine viene chiarito che “il libero professionista quando accede nei luoghi di lavoro pubblici o privati per lo svolgimento della propria attività lavorativa viene controllato dagli addetti alle verifiche individuati dalla stessa azienda”. Nel decreto è anche stabilito come il responsabile del rispetto delle norme sia anche il datore di lavoro

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