Il testo della nuova legge di bilancio dovrebbe arrivare sul tavolo del consiglio dei ministri la prossima settimana, ma nel frattempo è bastata l’approvazione del Documento programmatico di bilancio (Dpb), per scatenare una vera e propria guerra nella maggioranza che ovviamente coinvolge anche il sindacato. Sono due le grane principali per il premier Draghi e il suo governo.
La prima riguarda i nuovi criteri di pensionamento. Il tema spinoso è come superare quota 100, il meccanismo di pensionamento anticipato che anche l’Ocse torna a bocciare perché non sostenibile, facendo sì che il “passaggio al regime ordinario sia graduale ed equilibrato”. La proposta sul tavolo è “quota 102” nel 2022 e “quota 104” nel 2023. Ma non si esclude anche un sistema articolato su più anni. La Lega, che ha messo a verbale il suo dissenso in Cdm, punta a ottenere il meccanismo più ampio possibile, tutelando alcune categorie come i lavoratori precoci e le pmi. E anche i sindacati sono già sul piede di guerra.
La seconda grana è relativa al superbonus. La misura – sia pur non citata nel Dpb – è destinata ad essere confermata fino al 2023, ma solo per i condomini. Il ministro Stefano Patuanelli insiste perché sia estesa almeno a tutto il 2022 anche alle villette. “Il governo faccia di più”, insiste Giuseppe Conte. Insistono anche i piccoli comuni, con Antonio Decaro. Si vedrà. Di sicuro però la percentuale del rimborso dovrebbe calare progressivamente, al 70% nel 2024 e al 65% nel 2025, secondo le ipotesi. Draghi rinvia le richieste che lo assalgono in Parlamento al tavolo adeguato
lo scandalo di questa nazione e’ che un artigiano dopo che ha pagato tanti anni di contribbuti allo stato riceve una pensione inferiore a chi percepisce il reddito di cittadinanza….figuriamoci chi ha solo 20 anni di contributi……………il reddito di cittadinanza e’ cosa buona per i giovani ma per 3-4 mesi poi devono andare a lavorare altrimenti da reddito di cittadinanza diventa reddito di mantenimento e stronzo io che ho pagato l’imps…………