Discoteche chiuse, la rabbia dei titolari: “Nè preavvisi, nè ristori. E’ colpo di grazia”

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“Le imprese e i lavoratori meritano rispetto e il governo, con la decisione di chiudere le discoteche fino al 31 gennaio, ha dato il colpo di grazia a migliaia di imprese e ai lavoratori di tutto l’indotto. Un fatto grave nei tempi e nei modi, arrivato come un fulmine a ciel sereno, con una decisione comunicata a sorpresa in una conferenza stampa, non preannunciata e non accompagnata da misure compensative, che rischia di produrre effetti disastrosi su un comparto appena ripartito oltre che favorire abusivismo e pericolose situazioni di aggregazione nelle città”. Così Fipe-Confcommercio in una nota di solidarietà alle discoteche. E i titolari tirano le somme: “Capodanno fornisce il 15% del fatturato annuo, dove sono i ristori?”.

“Le anticipazioni del decreto – ricorda la nota – prevedevano che si potesse continuare a frequentare i locali con doppia vaccinazione e tampone rapido. D’improvviso la retromarcia del governo, con l’effetto paradossale di mettere in discussione proprio la campagna vaccinale. Una scelta inopportuna, anche perché diretta contro un unico settore, il più bersagliato in questi mesi di pandemia, che contava già perdite superiori ai 4 miliardi“.
“Una decisione – si precisa – che vanifica acquisti di merce, di assunzioni di personale, di artisti scritturati. Ma soprattutto annunciata senza nessun riferimento a misure economiche compensative che andavano identificate ed erogate contestualmente. Oltre al danno economico, la beffa di dover assistere impotenti la notte del 31 a feste in case private o in locali abusivi, dove si ballerà in assenza di qualsiasi forma di controllo. La misura è colma“.

I locali da ballo sono quelli rimasti chiusi più a lungo durante la pandemia e la nuova chiusura decisa dal Consiglio dei ministri fino al 31 gennaio per arginare la quarta ondata è stata, dunque, accolta dagli operatori del settore con sdegno. “Il settore dell’intrattenimento muore con questa decisione“, ribadisce il presidente del Silb Emilia-Romagna Gianni Indino, per il quale con questa stretta “cala la mannaia su un settore già di per sé messo alle corde”.

“Sicuramente era un provvedimento che in qualche modo era nell’aria – prosegue Indino, – ma non ce lo aspettavamo così netto e deciso”. Per molti locali sarà difficile poter pensare di riaprire dopo lo stop forzato. “Dopo un primo momento di sconforto, oggi la rassegnazione ha preso il posto della rabbia, perché siamo veramente delusi dal comportamento del governo”, conclude il presidente del Silb Emilia-Romagna.

Quattrocentomila lavoratori tra pochi giorni saranno di nuovo nell’oblio, senza sostegno”, aggiunge Paolo Peroli, portavoce del Comitato Territoriale Esercenti, associazione che riunisce buona parte dei locali da ballo milanesi.

Abbiamo seguito ogni direttiva e ogni protocollo verificando i Green pass e monitorando il personale, abbiamo reso le sale da ballo luoghi sicuri e Covid free, abbiamo reimpostato il nostro modo di lavorare per salvare le nostre aziende e il futuro delle nostre famiglie tutelando prima la sicurezza e la salute della clientela ed ora il governo ci chiude”, continua Peroli.

“La normativa, tra l’altro, non è chiara e crea continue discriminazioni nei confronti del nostro settore, senza nemmeno spendere una parola sui ristori – conclude il leader del Comitato -: la serata di Capodanno fornisce alle nostre attività il 15% del fatturato annuo, senza parlare poi delle discoteche site nei luoghi di montagna, nelle quali la sera del 31 influisce quasi fino al 50%. Sarebbe congruo restituire alle attività il 100% dell’incasso del mese di gennaio”.

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