Effetto Covid. Le città italiane svuotate dalla pandemia

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Molte città italiane soprattutto le medie e piccole hanno sperimentato in questo periodo da capodanno ad oggi quello che molti hanno definito il “lockdown di fatto”: l’incidenza dei contagiati sulla popolazione è stata molto alta, al punto da avere conseguenze significative sulla socialità, sul commercio e sui luoghi di aggregazione.

Pur senza le limitazioni restrittive imposte durante le prime tre ondate dell’epidemia, per almeno quattro settimane in molti centri della penisola hanno chiuso diversi bar e negozi, e in generale le persone sono uscite di casa con più cautele e un certo timore. «È stato surreale, siamo stati in una condizione di “lockdown di fatto”, ma fortunatamente la pressione sugli ospedali è stata sotto controllo», dice qualche commerciante.

Gli effetti di un numero rilevante di quarantene disposte in seguito ai contagi sono stati segnalati in molte altre città in tutta Italia. Nelle ultime settimane sono state pubblicate fotografie di piazze vuote anche in metropoli come Roma e Milano, con poche persone in giro soprattutto la sera. Ma le conseguenze del semi lockdown sono state più evidenti nei centri piccoli o medi, dove il pendolarismo è più limitato rispetto alle grandi città e dove il turismo ha un impatto relativo sulle presenze, se non nullo nei mesi invernali.

Tra contagi diretti e contatti stretti, basta un focolaio a bloccare centinaia o migliaia di persone, che in un piccolo/medio centro sono essenziali per garantire il flusso di clienti in negozi, locali, cinema e teatri.

La modifica delle regole sulle quarantene dei contatti stretti di positivi, che ora devono osservare solo un periodo di autosorveglianza di sette giorni, ha avuto conseguenze limitate nelle città piccole o medie, dove la notizia di un contagio diffuso tra la popolazione ha portato spesso le persone a essere naturalmente più prudenti e quindi a uscire meno di casa. Il risultato è che molte attività sono state costrette a fermarsi sia per contagi diretti, che hanno coinvolto chi gestisce negozi e locali, costretti a chiudere, sia per gli effetti dell’incidenza elevata che ha causato un calo della clientela.

Negli ultimi giorni i titoli di molti giornali locali hanno fatto riferimento all’espressione “lockdown di fatto” per descrivere la situazione: a Catania, Brescia, Latina, Lecco, Trento, Verona, Grosseto, Reggio Calabria, Siena,Salerno e in grandi città come Milano, Roma, Napoli e Venezia. Gli effetti della crescita dei contagi sono stati denunciati soprattutto dalle associazioni dei commercianti che speravano in un inizio anno migliore per gli affari.

Non è semplice capire se questa situazione sia davvero anomala rispetto allo scorso anno e se oltre alla diffusione dei contagi ci siano altri elementi che influiscono sugli spostamenti nelle città piccole e medie.

Un aiuto a capire cosa sta succedendo arriva dai dati pubblicati da Google che dall’inizio dell’epidemia ha deciso di mettere a disposizione alcuni report con dati degli spostamenti in moltissime città e aree di tutto il mondo.

Come si può osservare dagli studi che mostrano gli spostamenti nel tempo libero, nel 2022 in tutta Italia ci si muove di più rispetto a un anno fa, quando c’erano misure più restrittive con le zone a colori, ma il livello di spostamenti è inferiore rispetto a buona parte del 2021. Gli stessi dati sono stati analizzati dal centro studi Confindustria che ha stimato un calo del 22 per cento degli spostamenti rispetto al livello base pre pandemia, che corrisponde agli spostamenti osservati nelle prime cinque settimane del 2020.

Altri dati interessanti sono stati pubblicati da Confesercenti, che ha commissionato un sondaggio a Ipsos. I risultati dicono che il 51% dei consumatori evita di servirsi di bar o ristoranti, o comunque di aver ridotto la frequentazione nei locali. Il 32% – un italiano su tre – ha invece rinunciato a fare un viaggio o ha disdetto una vacanza già prenotata. Una quota identica – sempre il 32% – ha evitato o ridotto gli acquisti nei negozi per timore degli assembramenti.

Fonte ilpost.it

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