“A far segnare i maggiori rincari sono i prodotti di base dell’alimentazione delle famiglie, che subiscono gli effetti dell’aumento dei costi energetici e di produzione, alimentati dalla guerra in Ucraina, abbinati al caldo record e alla siccità”, sottolinea Coldiretti
“In cima alla classifica dei rincari ci sono gli oli di semi, soprattutto quello di girasole che risente del conflitto. Al secondo posto c’è il burro. Al terzo la pasta seguita dalla farina (+21%) proprio nel momento in cui nelle campagne si registrano speculazioni sul prezzo del grano”, prosegue l’associazione
Nella classifica Coldiretti, al quinto e sesto posto si collocano frutta e verdura con pomodori e pesche rincarati del 19%
A seguire la margarina (+17%) e le pere (+17%). I rincari a doppia cifra si registrano inoltre per la carne di pollo (+15,1%)
Secondo una stima dell’associazione, i rincari costeranno nel 2022 alle famiglie italiane oltre 8,1 miliardi di euro soltanto per la spesa alimentare
L’aumento dei costi colpisce anche l’intera filiera agroalimentare. Nelle campagne “più di un’azienda agricola su 10 (11%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività. Circa 1/3 del totale nazionale (30%) si trova costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo. In agricoltura si registrano aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi e al +129% per il gasolio”
“Occorre lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole e industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni”, afferma il presidente di Coldiretti Ettore Prandini
Istat ha sottolineato come l’aumento dei prezzi impoverisce i meno abbienti e tocca meno le fasce ricche. L’inflazione a giugno è salita all’8% ma per le fasce più deboli nel secondo trimestre è al 9,8%, per i più agiati è al 6,1%
Federconsumatori ha cominciato a osservare come cambiano le abitudini di spesa: diminuisce di oltre il 16% il consumo di carne e pesce, si scelgono verdure più convenienti, si ricorre alle offerte e ai banchi con i prodotti più vicini alla scadenza, si evita sempre più spesso di mangiare fuori casa
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