“E venne il giorno del Socialismo dell’energia”, a cura del dott. Ciro Troncone

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E venne il giorno in cui il popolo, smettendo di litigare ed accantonando egoismi individuali e finalità lucrative, iniziò liberamente a condividere quella che negli anni era divenuta la risorsa più preziosa: “L’energia elettrica”; in particolare quella pulita, ovvero quella prodotta dalle fonti energetiche rinnovabili.

Un sogno socialista? Una mera utopia? Sicuramente una visione nuova, con una prospettiva rovesciata dal basso verso l’alto, leggi che teorizzano di mercati energetici gestiti dai comuni cittadini, gli stessi a cui sino ad ieri era relegato solo l’ingrato compito di pagare salatissime bollette e di sostenere tutti gli oneri del sistema di distribuzione elettrico italiano. Perché mai quindi si è arrivati a normare cose così rivoluzionarie?

E LA PAURA FECE LE LEGGI…

Gli effetti sconvolgenti dei cambiamenti climatici, la più grande crisi energetica della contemporaneità, l’acquisita consapevolezza della eccessiva dipendenza energetica da paesi politamente non allineati o addirittura in guerra con l’occidente, evidentemente hanno fatto trascorrere non poche notti insonni a chi governa l’Europa.

Ed è così che guarda caso, una dopo l’altra, sono iniziate ad arrivare leggi, proposte e direttive in materia energetica ispirate su valori da tempo trascurati.

I principi ispiratori delle “Comunità Energetiche”, almeno sulla carta, sono frutto di una visione della società fondata sulla solidarietà e sulla cooperazione totale tra cittadini, imprese ed istituzioni, diretta ad assicurare l’eguaglianza nella gestione delle risorse energetiche ed un loro utilizzo più efficiente ed efficace.

AGENDA ONU 2030

Il seme che ha fatto germogliare le Comunità Energetiche risiede nelle varie normative che prima a livello di Unione Europea poi a livello nazionale ne stanno prevedendo la nascita e la diffusione, ma non solo.

Non poca influenza hanno avuto i 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu 2030 che contemplano non solo un’energia pulita ma anche un’energia accessibile, con un impegno comune nella lotta alla povertà in generale ma anche alla nuova povertà, quella energetica.

LA VULNERABILITA’ ENERGETICA ED I DIRITTI FONDAMENTALI

Si mette così nel mirino delle riforme la “vulnerabilità energetica”, un problema la cui soluzione non era più prorogabile, le tariffe energetiche impattano su persone che per l’appunto sono più vulnerabili di altre, essendo in povertà. Questi soggetti perdono la possibilità di esercitare così alcuni diritti fondamentali che di fatto non sono più tutelati, primo tra tutti il diritto alla salute.

L’ENCICLICA “LAUDATO SI”

Su tutto svetta la fortissima denuncia in materia climatica e di ingiustizia sociale, contenuta nell’ Enciclica “Laudato si” sul tema della cura della “casa comune” scritta nel 2015 dal nostro Papa Francesco. È sempre lui a ricordarci che il deterioramento della qualità della vita umana derivante dal degrado ambientale, porta irrimediabilmente alla degradazione sociale! Questo testo andrebbe letto in tutte le scuole d’ordine e grado d’Italia.

Per chi volesse approfondire l’evoluzione normativa le slide sono abbastanza dettagliate, qui nell’articolo ricorderemo solo brevemente che con gli accordi di Parigi del 2015 si è costituito un primo piano d’azione a livello europeo per limitare il riscaldamento globale e contenere l’aumento della temperatura media del globo. Le principali direttive e leggi comunitaria che stanno comportando rilevantissime emanazioni legislative di recepimento da parte dei paesi membri in materia climatica e di riqualificazione energetica sono:

  • La direttiva “RED II” del 2018
  • Le proposte del “GREEN DEAL” del 2020
  • La “LEGGE EUROPEA SUL CLIMA ” del 2021
  • La proposta di legge “FIT FOR 55%” sempre del 2021

 

OBIETTIVI PREVISTI

Ricordiamo che il nuovo ambizioso obiettivo fissato nel 2021 dall’UE per il 2030, mira a far si che la quota di energia da fonti rinnovabili, nel consumo finale lordo di energia dell’Unione, arrivi alla percentuale del 45%, piuttosto che il 32% previsto precedentemente della direttiva “RED II” del 2018.

RECEPIMENTO IN ITALIA

In Italia in particolare a riguardo delle Comunità Energetiche, il recepimento di tutto quanto sopra, avviene con 3 decreti-legge, il primo del dicembre 2019 il DL 162/2019 Art. 42BIS in attuazione della direttiva UE 2018/2001, il secondo il DL 199/2021 sempre in materia di autoconsumo, che lo aggiorna e lo potenzia, emanato nell’agosto 2021, e l’ultimo nel novembre 2021 il DL.210/2021, sul mercato interno dell’energia elettrica in attuazione della direttiva UE 2019/944.

La sintesi è che all’interno di queste nuove norme, si prevede espressamente il sostegno finanziario all’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili e l’incentivazione delle configurazioni di autoconsumo di energia elettrica prodotta da tali fonti, oltre ad un maggior uso di energia da FER nel settore del riscaldamento e raffrescamento degli edifici.

Si sovrappongono e vanno ad integrare le suddette leggi le regole tecniche del Gestore dei servizi Energetici (GSE), le delibere dell’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA) e le immancabili circolari dell’Agenzia delle Entrate; come sempre succede in Italia quindi abbiamo un coacervo di norme, di istruzioni e di pareri e di regolamenti che renderanno la vita non facile per chi decidesse poi di costituire una Comunità Energetica o un Gruppo di Auto consumatori.

 IL CITTADINO QUALE PLAYER DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA, DA CONSUMER A PROSUMER

Finalmente si capisce che il risparmio energetico non passa solo attraverso la riqualificazione energetica degli edifici, ma che occorre un “approccio integrato” che preveda un cambio di prospettiva, i consumatori così assumono un ruolo focale nel processo di transizione energetica divenendo sempre più attivi e partecipi al mercato dell’energia, cambiano quindi le prospettive in favore di questo nuovo approccio dal basso verso l’alto.

Il cittadino diviene protagonista del cambiamento, da consumer si trasforma in pro-sumer, come vedremo più avanti, con le comunità energetiche si incentivano economicamente ed emotivamente i cittadini a cooperare tra loro sia nella produzione di energia pulita, che nella diffusione di nuovi modelli comportamentali.

SE NON HAI NIENTE DA OFFRIRE AL MERCATO.

Nelle “Comunità Energetiche” dei cittadini, chi dispone di un tetto o di una superfice libera dove istallare gli impianti la metterà a disposizione, chi ha capacità manageriali aiuterà nella gestione, chi ha i soldi investirà in un impianto fotovoltaico casomai con l’aiuto e la partecipazione delle istituzioni, delle regioni, degli enti no profit, della parrocchia etc. etc.

E chi non ha nulla da offrire al mercato? Almeno stavolta non resterà fuori dal gioco, così come cantava Edoardo Bennato in “Venderò”, in quanto, e qui sta il bello, la semplice condivisione dei dati dei suoi consumi aiuterà la Comunità energetica di cui fa parte ad aumentare l’autoconsumo ed a conseguire maggiori incentivi!

 GRUPPI DI AUTOCONSUMO COLLETTIVO, PERIMETRO FISICO E CONTESTUALITA’ DEL CONSUMO

Il principio è che tutti i consumatori facenti parte del gruppo allocato in un perimetro fisico ben definito, che le norme oggi ci dicono essere l’area sottesa alla cabina primaria di distribuzione, (prima era la cabina secondaria) per conseguire i migliori risultati devono imparare a consumare l’energia nel momento esatto in cui essa viene prodotta dall’impianto fotovoltaico o da qualsiasi atra FER in uso alla configurazione.

Questo autoconsumo di energia rinnovabile da parte di tutti i soggetti, quindi questo “Autoconsumo collettivo di energie rinnovabili” deve avvenire in contestualità dicevamo, ovvero nello stesso momento bisogna produrre e consumare, dove per contestualità la legge italiana per semplificare ha voluto considerare non l’istante esatto, bensì l’unita di tempo riferita ad un’ora.

Quando tutti i soggetti facenti parte della configurazione si trovano nel perimetro di uno stesso edificio, non avremo più una “Comunità Energetica” bensì un “Gruppo di autoconsumo collettivo” e non servirà più costituire un soggetto di diritto autonomo potendo utilizzare quale soggetto referente il condominio, sia esso minimo o regolarmente costituito.

LOTTA AGLI SFASAMENTI TEMPORALI PRODUZIONE/CONSUMO

L’obiettivo è di limitare gli “sfasamenti” temporali tra i flussi di energia consumata dalle abitazioni e quella prodotta da un impianto fotovoltaico, il grafico presente nella SLIDE 01 ci aiuta a capire questo concetto. La lavatrice di notte, in questo modo, resterà solo un lontano ricordo e per molti sarà un guaio dato che quei suoni familiari e quei tremori notturni aiutavano anche a conciliare il sonno…

I MAGGIORI BENEFICI CHE APPORTEREBBE UNA COMUNITA’ ENERGETICA O UN GRUPPO DI AUTOCONSUMATORI DI ENERGIE RINNOVABILI:

 

  1. BENEFICI ECONOMICI (SISTEMA DI INCENTIVAZIONE)

Per motivare i cittadini a porre in atto queste azioni virtuose, sono state previste per i soggetti e per le configurazioni che decidono di porre in atto queste iniziative virtuose tutta una serie di incentivazioni e di vantaggi, vediamone alcune:

  • Risparmio in bolletta, in quanto più energia si auto consuma direttamente e più si riducono i costi delle componenti variabili della bolletta (quota energia, oneri di rete e relative imposte).
  • Guadagno sull’energia prodotta grazie ai preesistenti meccanismi incentivanti del Ritiro Dedicato

 

Alle comunità energetiche poi spettano i seguenti ulteriori specifici contributi economici:

  1. Valorizzazione dell’energia elettrica condivisa, mediante la restituzione delle componenti tariffarie previste dalla Delibera;
  2. Incentivazione dell’energia elettrica condivisa ai sensi del Decreto del MISE;
  3. Fondo perduto sull’acquisto. È in arrivo un decreto che prevede un contributo a fondo perduto del 40% sull’acquisto degli impianti per produrre energia destinato alle Comunità Energetiche che si trovano in comuni con meno di 5.000 abitanti.
  4. Sono in arrivo incentivi anche a livello Regionale, al momento conosciamo un bando (più o meno simile nelle varie regioni d’Italia), che destina 8.000 euro ad ogni comune con meno di 5.000 abitanti che decidesse di farsi artefice della costituzione di una comunità energetica. Il riparto degli incentivi di cui sopra avverrà poi secondo quanto regolato dalle parti per mezzo di un contratto di diritto privato che tenga conto sia della copertura degli investimenti, che della diversa % di energia auto consumata dai P.O.D. (contatori) dei vari utenti presenti in configurazione.

  1. BENEFICI SOCIALI (CONTRASTO ALLA POVERTA’ ENERGETICA)

Se questi benefici si estendessero anche a quelle famiglie meno abbienti, non più in grado di accedere ai servizi energetici essenziali, facendole entrare nelle comunità energetiche, si conseguirebbe un non meno rilevante “beneficio sociale”, dando così il giusto apporto alla lotta avverso la “povertà energetica”.

Si pensi che oggi quasi il 15 % delle famiglie italiane non riesce a mantenere la propria casa riscaldata in modo adeguato.

 CONTRASTO ALLO SPOPOLAMENTO DEI PICCOLI COMUNI

Discorso analogo può essere fatto in favore delle piccole realtà territoriali a rischio di spopolamento, anche in questo caso quindi i “benefici economici”, derivanti dall’istituzione di una comunità energetica contribuirebbero non poco alla causa, soprattutto se questa iniziativa fosse presa di concerto con le istituzioni e gli enti locali.

 

  1. BENEFICI AMBIENTALI e RIDUZIONE DEGLI SPRECHI

Si conseguirebbero poi benefici ambientali perché consumare energia autoprodotta in loco da fonti rinnovabili, ridurrebbe il consumo di energia prodotta con combustibili fossili e porterebbe ad una enorme riduzione degli “sprechi di energia”.

La legge di Ohm, ci ricorda che la corrente nel suo percorso attraverso un conduttore, incontra una resistenza che quanto più è alta tanto più difficile sarà per la corrente attraversare il conduttore stesso.

Dal momento in cui l’energia viene prodotta nelle centrali al momento in cui questa arriva nelle abitazioni, una parte si perde non raggiungendo la destinazione, la somma di queste perdite rappresenta le cosiddette “perdite di rete”.

Grazie all’autoconsumo però queste perdite si eviterebbero quasi del tutto dato che l’energia non arriva da lontano ma è già presente “in loco”.

Si calcola che, per le forniture in bassa tensione, le perdite di rete corrispondano ben al 10% circa della corrente erogata; indovinate chi è che paga tutti questi sprechi?

Come sempre noi, con addebiti pesantissimi sulle nostre bollette.

 

  1. INDIPENDENZA ENERGETICA LOCALE E NAZIONALE

Ci sono poi altre ragioni più tecniche ma non meno importanti, ovvero bilanciare la produzione ed il consumo di energia all’interno di un perimetro geografico determinato, renderebbe quella comunità autonoma energeticamente.

Questo bilanciamento si realizza solo a livello contabile/amministrativo non a livello impiantistico, ovvero l’autoconsumo è solo virtuale, dato che in pratica per istituire una Comunità Energetica o un Gruppo di auto consumatori collettivi non c’è più la necessità di realizzare collegamenti, reti ed impianti elettrici, questo a tutto vantaggio delle semplicità e dell’autonomia dei soggetti che ne fanno parte.

La legislazione utilizza un modello di rete “virtuale” che connette le utenze tramite la rete pubblica.

Il risulta positivo sarà comunque che la Cabina Primaria della Rete di Trasmissione elettrica, pareggiando al suo livello l’energia immessa con quella consumata, non chiederà corrente alla rete di trasmissione a monte e soprattutto, non la sovraccaricherà in maniera spropositata, cose che accade regolarmente  nei mesi estivi quando questa viene inondata dalla eccessiva energia prodotta e non consumata in loco dai pannelli fotovoltaici.

L’obiettivo di raggiungere l’indipendenza energetica a livello di “perimetro locale”, contribuirà a conseguire la stessa indipendenza per un territorio sempre più vasto, poi sarà la volta di un intero comune, poi di una provincia, finché tutti questi insiemi concorreranno al conseguimento dell’indipendenza energetica italiana ed europea.

 

  1. MAGGIORE RESILIENZA DELLE RETI ELETTRICHE

Inoltre, le comunità di energia, così come i sistemi di autoconsumo collettivo, rappresentano un passo avanti verso un modello di generazione distribuita dell’energia con una maggiore flessibilità e resilienza delle infrastrutture e delle reti.

Questo modello distributivo essendo quasi “localmente autonomo” è meno esposto ai rischi da eventi metereologici severi strettamente connessi agli attuali cambiamenti climatici, che potrebbero generare danni a cascata sulla intera infrastruttura elettrica di trasmissione del paese.

 

CONCLUSIONI

Questo articolo ha l’intento di provare a spiegare cosa sono le Comunità Energetiche, con quali leggi e con quali obiettivi sono nate e soprattutto quali sono i vantaggi di costituirle, non ci si è soffermarti su tante nuove definizioni e sulle tantissime ulteriori norme e circolari che giorno dopo giorno stanno evolvendo e potenziando il settore, questo anche al fine di non confondere il lettore.

Oggi, che la riqualificazione energetica degli edifici in Italia rischia di affondare silurata dai recenti decreti-legge, è sempre più evidente che la strada della condivisione dell’energia derivante da fonti energetiche rinnovabili quali il fotovoltaico (la più facilmente sfruttabile tra le FER), è l’unica rimasta a nostra disposizione.

Percorrerla ci consentirà di avviare finalmente quella transizione energetica che ci comanda l’Europa, questo, unito ad una modifica radicale delle nostre condotte, ci consentirà di contribuire sempre più attivamente al tentativo di salvare la martoriata “Casa Comune”, ovvero la nostra amatissima Madre Terra!

Ciro Troncone – Dottore Commercialista

           

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