La narrazione della bella città (di Giuseppe Fauceglia)

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E’ ormai da anni che ascoltiamo, tra il disinteresse e il divertimento, la narrazione di una Salerno, città europea.

Nonostante il miglioramento delle condizioni di vivibilità che la città ha conosciuto nei passati decenni, siamo costretti oggi a registrare una progressiva decadenza, che interessa non solo la struttura amministrativa e i servizi pubblici, ma la società salernitana nel suo complesso, con particolare riferimento alle giovani generazioni.

Basta osservare la chiusura di locali storici e di sale cinematografiche, la desertificazione della cultura, la paralisi del presente, per comprendere con pienezza la fine di un’epoca. Del resto, una città in ostaggio di don Abbondio, di don Ferrante e di donna Prassede, solo per fermarci ai personaggi manzoniani, non può che essere stretta tra l’assenza di coraggio civico, l’eburnea fortezza dei cosiddetti “intellettuali” (sempre proni al potente di turno) e la quotidianità raccontata con sufficienza senza rispetto e caritatevole simpatia.

Da una parte, si registra la mancanza di rigore morale, che dovrebbe invece rappresentare un laico termine di riferimento per tutti, come si è potuto constatare nell’emersione di quel mondo di mezzo delle clientele al centro finanche di atti giudiziari che, pur non ravvisando ipotesi di reato, hanno delineato un contesto in cui la stessa trasparenza finisce per scolorirsi.

La città ha mostrato più volte la propria fragilità, anche se l’istinto di sopravvivenza e il ricordo di fasti lontani ha evitato il baratro. Del resto, come non osservare la crescente burocratizzazione, che rende meno efficiente la cosa pubblica, e la mancanza di un disegno, spesso affidato a scelte improvvisate, che valorizzi il territorio e le sue vocazioni (e non solo, lo sfruttamento intensivo delle aree edificabili a vantaggio di un’edilizia che non ha nulla di “popolare”), il tutto condito da apatia morale e dalla estrema volatilità del senso civico.

La realtà finisce per assomigliare ad una prigione di narrazioni contraddittorie e, a volte, disperanti, per cui tanti giovani si vedono costretti, per sentirsi “parte” della vita e per avere una “parte” nella vita, a fuggire. Il quadro, non certo rassicurante, si arricchisce di una vera e propria emergenza educativa, una fragilità di cui la pandemia, specie per i giovanissimi, è stato un acceleratore e non certo la causa.

Una fragilità dovuta a due povertà più antiche: le buone relazioni e la cultura della vita. Da queste povertà dipende la mancanza della speranza del futuro e la conseguente paralisi del presente, in assenza di luoghi di reale aggregazione culturale e sociale. In questo contesto può spiegarsi l’aumento preoccupante di reati compiuti da minorenni, che delinquono quasi per caso o per noia, in completa balìa della loro fragilità.

Il pulviscolo emotivo del “nulla” non può essere risolto dalle sole amministrazioni locali, ma l’impulso, anche come esempio, che da queste può provenire sicuramente resta idoneo a realizzare un’idea di comunità inclusiva, non affidata alla cooptazione o a dinamiche di potere spesso oscure.

Bisogna capire a quali disastrose conseguenze va incontro la comunità e il territorio quando chi ricopre ruoli di governo parla il linguaggio del consenso, anziché il linguaggio della verità, dileggia il sapere o le competenze, nonché irride, gratuitamente e con tratti da cabaret, gli argomenti degli avversari, rifuggendo quell’etica della responsabilità che resta il pilastro fondamentale di una vera classe dirigente.

Si tratta di una sfida difficile, quasi epocale, che richiede coraggio e abbandono di vecchi schemi, ma il cui risultato può portare ad un’altra narrazione della città.

Giuseppe Fauceglia

2 Commenti

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  • Purtroppo i parassiti che sostengono Papino, il Grande Bluff, sono tanti…..
    In cambio di promesse ed aiutini continuano a sostenere il Sistema Salerno ed alimentano il degrado morale e sociale che oramai ha preso il sopravvento…
    Anche tanti giornalisti venduti sono colpevoli di questo degrado…..

  • I tanti pennivendoli in ciò non sono innocenti, basti guardare la farsa ultima su Fusandola ed i debiti ed il bilancio ed il disavanzo ed il solito Crescent e piazza in affitto dal demanio, come è stato nell’ultima assemblea comunale e cone è stata edulcorata la narrazione di ciò ai cittadini, da alcuni pennivendoli (mica per caso pure su questa testata?).

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