Salernitana, Sabatini: “Io non voglio retrocedere”

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“Volevo esprimere i complimenti ai ragazzi che ieri hanno disputato una bella partita, giocato alla pari e a testa alta contro una delle più grandi squadre d’Europa” ha esordito Iervolino in collegamento video. Dopo aver aperto la conferenza stampa di presentazione presso la sede del Gruppo Noviello, il presidente ha chiuso ufficialmente la pagina di collaborazione lavorativa con il precedente entourage: “Voglio ingraziare il ds de Sanctis, è un amico, un grande professonista e persona per bene a cui auguro le migliori cose e i migliori risultati lavorativi. Oggi, però, presento per la seconda volta il direttore Sabatini”. Lo ha detto Danilo Iervolino presentando, a distanza Walter Sabatini neo direttore generale del club granata.

“Con il direttore Sabatini nell’ultimo anno ci siamo visti e sentiti, abbiamo superato da subito tutte le incomprensioni, abbiamo ristabilito amicizia autentica e genuina che poi ci ha portato qui. Quando gli ho chiesto di dirigere la Salernitana ha accettato senza indugio, anche se sapeva bene che di nuovo era portato a una grande impresa. Lui è un leone e non si è fatto intimorire, la piazza lo ama come lui ama il popolo salernitano. Un binomio perfetto, sa bene che il popolo salernitano se unito è indomito e diventa mai sottomesso, proprio quel ‘Macte Animo’ penso sia la miccia che abbia fatto riscattare l’entusiasmo al direttore Sabatini”.

LE PAROLE DI SABATINI. Salerno l’ho sempre sentita come casa mia pur abitando a Roma. Ci sono tante cose che ho in mente di fare. Semplici, perché il calcio è una cosa semplice. Sono gli uomini che lo rendono difficile. Dobbiamo riuscire a pensare al calcio come una cosa semplice. Questa squadra non è una squadra scarsa come la classifica può raccontare. È una squadra che ha dei valori e chi l’ha costruita non ha fatto degli errori pacchiani. Per me sono tutti giocatori forti. Vedete che io sono già in clima battaglia. Quello che a questa squadra manca è la coesione, ma sarà creata nel tempo da me, dall’allenatore e dai calciatori. Specialmente questi ultimi sono i protagonisti e dovranno fare cose che non hanno ancora fatto. Bisognerà andare oltre l’ostacolo. O si gioca con euforia calcistica e sportiva o non va bene. Dobbiamo essere competitivi sempre, anche durante la settimana. Bisogna essere anche disperati, perché questa ti permette di fare qualcosa di incredibile

Sulle possibilità di salvezza. “I salernitani dovranno essere con me nel prendere questa avventura incosciente di salvarsi e dire che ci salveremo. Oggi partiamo un po’ più in giù dal 7% da cui partimmo. Quella era una sfida fatta dagli altri e lo presi come slogan. Oggi sarà il 5% forse, ma non è poco il 5%”

Su Boulaye Dia e il suo mal di pancia. “Dia costa soldi e Iervolino non ha bisogno di un contabile che vada in giro a dirgli quanto ha speso. e se Dia si muove da Salerno non è per un prestito ma per una quantità importante, che permetterebbe di trovare anche un sostituto”.

“Il campo racconta che possiamo salvarci, e quindi noi dobbiamo capire quali sono le variabili che impediscono di mantere quella costanza. Io ho capito che se qualcosa succede, quel qualcosa si può ripetere. La Salernitana spesso ha dato l’impressione di essere una squadra molto forte. Si può dire che ora è una squadra fragile. Se è un problema tecnico o tattico lo vedremo. Io non ho mai perso una partita della Salernitana e parlerò sia a tutti insieme, sia singolarmente uno per uno. Bisogna volere da loro stessi qualcosa di più”.

Su Pasquale Mazzocchi. “È un giocatore importantissimo. Io prendo atto, anche con orgoglio personale, che il Napoli si sia interessato al giocatore, che l’ho preso a un milione dal Venezia. Se loro si avvicinano al giocatore o al suo agente ed offre una cifra iniqua, ho già detto che ci vuole dignità. Io lo so che ora mi può accusare di tarpargli le ali, ma lo dirò chiaramente: se il Napoli lo vuole, deve essere disposto a parlare di Mazzocchi come di un giocatore importante, giunto in nazionale, non un aggregato. Mazzocchi è un giocatore fortissimo che è arrivato in Nazionale con le sue forze. Chi ha visto la partita di ieri sera nell’uno contro uno con Leao sa quello che dico. Mazzocchi potrebbe diventare un giocatore del Napoli ma deve trovare prima un accordo con Iervolino”.

Sulle prospettive di mercato. “Beh io non sono Draghi in materia finanziaria ma so che ho sempre fatto calcio con il lapis dietro all’orecchio per fare i conti. E io devo farli. E questi comincerò a farli quando mi misurerò con il calcio. Non l’ho ancora fatto, ma lo farò da domani. Devo capire dove trovare mercato in uscita. Il presidente poi non è stato così estremo: ha denunciato una situazione. Non mi ha detto di non poter fare niente. Non è stato così drastico. Poi lo sappiamo che il calcio è fatto di occasioni. Io ipotizzo che le situazioni di sofferenza economica possano essere sanate da ulteriori investimenti. Posso dire che per ora il mio telefono non sta squillando tanto. Io per ora non passerei il pomeriggio a parlare di queste cose. Voglio parlare di salvezza e ripristinare questo discorso. A me questi giocatori piacciono e con loro mi voglio salvare. Poi, se troveremo anche una soluzione gratificante per l’azienda, la coglieremo al volo, ma per adesso bisogna spostare l’attenzione sui risultati in campo”.

“Voglio vedere come parlano tra di loro, come si interfacciano. Io ho bisogno di vedere una squadra che fatica. Poi dopo aver visto un po’ di allenamenti potrò vederci più chiaro. Il calciatore va valutato sotto stress. Non vedo l’ora di vedere la squadra in campo e non tanto in partita quanto in allenamento. Chiarirò qual è la mia idea di calcio. Anzi: di vita, perché il calcio è vita. Con loro voglio parlare di vita, di obiettivi reali, di obiettivi supposti, di possibilità. So bene che è molto difficile, i gruppi sono variegati, c’è uno zibaldone di sentimenti da decodificare e sono certo di riuscire perché mi riconosco una particolare sensibilità e attenzione, che farò valere”.

Su Inzaghi e nuovi innesti. “Inzaghi vediamo che tipo di redditività avrà. Certamente è un uomo che intende il calcio in modo esuberante e mi piace. Poi non mi sentirai dire che avremo bisogno di questo o quell’altro. Prima voglio capire se questa squadra può colmare quei gap. Poi possiamo pensare ad integrazioni alla rosa”.

Su Bonazzoli e Mikael. “Bonazzoli è un calciatore fortissimo che non sta mantenendo le promesse neanche nel Verona e mi dispiace moltissimo, perché so che potrebbe fare molto di più. Nella mia gestione è stato determinante. L’abbiamo visto che lì davanti ha fatto dei gol da antologia del calcio. È un giocatore fantastico. E Mikael non tornerà qui, mi ha generato una grande frustrazione professionale. L’ho preso di corsa dopo una tripletta fatta in un derby, ma totalmente avulso dall’idea di fare il calciatore. Prima ancora dal punto di vista umano. Tirava certe botte col sinistro… Con la differenza che però non era un calciatore nella testa. Io quindi non voglio che torni, neanche per un pomeriggio qui a Salerno. Qui abbiamo bisogno di calciatori veri dentro. Con lui cercherò una soluzione in Brasile”.

Sulla prossima partita con il Verona e su possibili collaborazioni. “Di questa cosa devo parlarne con il Presidente anche perché stando qui mi renderò conto se la figura del ds possa essere o meno rilevante. Per la partita di Verona dico che è una partita essenziale, che dobbiamo vincere, che dobbiamo affrontare da disperati e cambiare il corso della stagione”.

Su cosa sia più complicato, arrivare alla salvezza o al pareggio di bilancio, e qual è la rotta da seguire. “È parimenti difficile, ma l’ottenimento della salvezza rivaluta il parco giocatori. Quindi un problema risolve l’altro. Poi speriamo che il vento giri dalla nostra parte e soffi sulle mie spalle”.

Su Iervolino. “L’ho trovato un po’ più preoccupato. Quando ci siamo visti la prima volta era più euforico e disposto a qualsiasi sacrificio. Oggi ha capito che il calcio è materia oscura e non la capisci mai a fondo. Quindi lì c’era una certa euforia e sentiva il peso di una scelta che andava fatta”.

Com’è stato questo anno e mezzo lontano dal calcio e come accolse la chiamata. “Con euforia. Quell’episodio antico della rottura è stato sanato in fretta e non ci siamo mai più tornati sopra. Il calcio ha una prerogativa: sotterra le cose, le fa passare e non si riaprono più. Il calcio è un divoratore di situazioni, quindi bisogna abituarsi a questo tipo di dialettica”.

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