Agguato a Scafati, il sindaco Aliberti: “La camorra mi fa schifo, dobbiamo combatterla”

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Quanto accaduto ieri a via A.De Gasperi  ci ha riempito di sgomento e paura. L’attentato camorristico a San Pietro, in una strada trafficata, quando ancora era giorno ci ha catapultati improvvisamente in una di quelle serie tv sulla malavita, sulla camorra, sulla mafia…ma purtroppo, nel caso di ieri, sono drammaticamente diventate reali.

Un pensiero mi corre nella testa: “Se ci fosse andato di mezzo un passante ignaro? Un bambino? Un qualsiasi cittadino onesto con la sola colpa di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato?”…Ho sempre sentito il dovere di difendere la mia Città da tutto questo“.

E’ quanto ha scritto, in un lungo post pubblicato sul proprio profilo Facebook, Pasquale Aliberti, sindaco di Scafati, dopo l’agguato camorristico avvenuto ieri nel centro della sua città.

L’ho scritto, l’ho urlato, lo penso oggi: la Camorra – ha aggiunto il primo cittadino – mi fa schifo. Ed è uno ‘schifo’ che proviene da lontano, non da oggi. Le mie radici, il mio sangue, la mia storia raccontano di famiglie di contadini, di pelle bruciata dal sole, di mani consumate dalla terra, di ore trascorse con la schiena china. E’ la storia della mia famiglia, dei miei nonni, di gente onesta che ‘si è fatta da sola’, con il sudore e il lavoro, ogni giorno, riuscendo a trovare il tempo di trasmettermi i grandi valori della vita: l’amore, la famiglia, l’amicizia, il senso del dovere.

‘La Camorra mi fa schifo’ era il mio mantra, anche quando da giovane giornalista di Canale 3, emittente di Scafati, denunciavo con coraggio, e forse un po’ di ingenuità, i misfatti delle più note famiglie della città, ricche e arricchite dal potere.

La camorra a Scafati c’è sempre stata, nelle forme più disparate, incarnata negli uomini che ne hanno fatto nel tempo uno stile di vita, la propria àncora di salvezza, l’unico modo per assicurarsi un posto in paradiso: il paradiso dei soldi, non di Cristo, che dall’alto conosce bene i suoi figli.

Quando sono diventato sindaco e ho indossato per la prima volta la fascia tricolore, mi sono fatto una promessa: ho giurato a Dio di non cedere mai al ricatto dei potenti, dei camorristi, di non farmi contaminare, di starne alla larga, ma soprattutto di prendere una posizione netta al riguardo. Scafati oggi è crocevia di interessi che si intrecciano soprattutto con la malavita napoletana dei comuni di limitrofi dove lo spaccio della droga è diventata una delle attività più importanti di questa nuova camorra che cresce.

Una sagoma nera, silenziosa ma attenta. Una presenza che non ha un volto preciso, ne ha dieci, forse venti. Un fantoccio che ci guarda comodamente da casa sua, quella parte meschina e sporca della società, che tiene la nostra società stretta nella morsa di un potere stritolante e strisciante.

Quella contro la camorra è una battaglia che dobbiamo combattere con le armi dello Stato – precisa Aliberti – del potenziamento sul territorio delle forze dell’ordine ma anche con la coscienza civica di giovani di donne di uomini che vogliono vivere in questa città. Ci vuole coraggio e azioni concrete perché è chiaro alla stragrande maggioranza di questo Paese che la camorra fa schifo.

Azioni coraggiose, concrete e non lezioni accademiche e moralizzatrici. In questa lotta servono persone consapevoli, operose e non omertose perché bisogna ridare una speranza e un sogno a questa città che ha dimostrato, invece, il suo essere comunità e una grande famiglia di famiglie.

Chi decide di girare la faccia dall’altra parte è complice. sono un uomo pieno di dubbi, un uomo che ancora riesce a porsi domande, ma di una cosa sono certo: con la camorra non ho mai giocato a nascondino“, ha concluso il sindaco Aliberti.

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