Salerno, al Liceo Tasso si parla di web tra intelligenza artificiale, video games e social network

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Si è tenuto presso l’Aula Magna del Liceo classico T. Tasso di Salerno il Service dal titolo IntercoNETtiamoci … ma con la testa organizzato dai club Lions International della VI circoscrizione alla presenza delle classi prime del liceo T. Tasso e di classi terze medie provenienti dall’IC Torquato Tasso e dall’IC Medaglie d’oro di Salerno. Il nome del progetto racchiude in sé gli scopi che si prefigge, ovvero invitare i ragazzi ad utilizzare Internet in modo consapevole, conoscendone bene, non solo le opportunità che offre, ma anche i possibili pericoli. infatti la dipendenza da internet o più in generale dal gaming sfrenato, soprattutto nei più piccoli genera diverse problematiche di tipo socio-relazionali come l’Hikikomori oltre che vere e proprie patologie alla sedentarietà come l’obesità e altre, legate al desiderio di raggiungere modelli inarrivabili, come l’anoressia. È quindi sempre più necessario svolgere un’attività formativa nel campo della sicurezza informatica nei confronti delle nuove generazioni, affinché queste possano avere una maggiore consapevolezza dell’uso sicuro dei nuovi media.

L’obiettivo di questo progetto che viene divulgato a livello nazionale è quello di dimostrare ai ragazzi l’importanza dello strumento informatico ma soprattutto la necessità di tornare a vivere nel mondo reale e imparare a confrontarsi con le persone in “presenza”… . Ad oggi INTERconNETtiamoci, coordinato per la provincia di Salerno da Rosaria Chechile, ha raggiunto oltre 100.000 ragazzi e 18.000 adulti in più di 1.000 appuntamenti organizzati dai Lions Club di tutta Italia, ma il lavoro da fare è ancora molto e sempre più importante.

Dopo i saluti della Dirigente Ida Lenza che ha ringraziato i colleghi Anna Laura Giannantonio ed Emilio Costabile per aver aderito a questa notevole iniziativa e quelli della Presidente della VI Circoscrizione Lea D’Agostino, si entra nel vivo della mattinata con l’introduzione affidata a Stefano Pignataro – “secondo Maffesoli le occasioni di inclusione nelle neo-tribù, che sono identificate come micro-gruppi che pur avendo carattere precario e casuale, sono permeate da un fortissimo investimento emotivo del singolo quando vi partecipa, sono ridottissime e la possibilità concreta di “testare” i diversi micro-gruppi è dovuta al fatto che i membri possono indossare una maschera (in senso goffmaniano)” – ha detto.

Soprattutto per i giovani nativi digitali, l’appartenenza a un gruppo che ha proprie regole e propri paradigmi rappresenta certamente un vantaggio competitivo nell’approccio a una socializzazione sempre più globalizzata e impersonale ma solo apparentemente più semplice e che nasconde una serie di rischi che soprattutto i più piccoli corrono, a causa della scarsa conoscenza delle dinamiche della rete. Il dibattito moderato da Rosaria Chechile ha visto protagonisti importanti esponenti della società come il professore Francesco  Colace, ordinario di informatica a UNISA, che ha spiegato – “da sempre l’Uomo ha il desiderio di connettersi, si pensi ai Romani che per farlo hanno costruito le prime strade, oggi invece, con la tecnologia che abbiamo a disposizione, si possono costruire strade immateriali che uniscono, attraverso una rete di connessioni, il web, le persone in ogni parte del mondo” – .

Attraverso un esempio realizzato con immagini costruite da una intelligenza artificiale si è visto come gli algoritmi ripropongono gli stereotipi della società, questo dimostra come la macchina non pensi autonomamente ma obbedisca alle istruzioni impartite dall’Uomo che le insegna a riconoscere un oggetto attraverso la similarità di immagini. Questo, per quanto non privo di fascino, è molto pericoloso in quanto mette in discussione il significato ontologico dell’uomo portandolo alla disabitudine al ragionamento critico, rischiando di innescare una vera e propria evoluzione Darwiniana al contrario.

La dottoressa Antonietta Grandinetti, direttrice del Serd2 dell,ASL di Salerno, ha introdotto il tema dell’“addiction”, che rappresenta la dimensione comportamentale della dipendenza che può determinarsi nella ripetizione compulsiva di un determinato comportamento, senza il quale l’esistenza perde di significato, “per i più piccoli può trattarsi di dipendenza da tv, dai videogiochi, da internet, dallo smartphone o dai social network e i rischi sia psicologici che patologici ad esso connessi” – ha concluso.

Don Roberto Faccenda, referente della pastorale giovanile per le scuole, e grande tifoso della Salernitana, nell’informare di essere sprovvisto di social, ha ricordato ai ragazzi l’importanza delle relazioni umane “in presenza” senza demonizzare l’identità digitale che però non deve essere l’unica forma di socializzazione tra i ragazzi.  – “voi giovani siete affascinati dalla fama, ognuno vorrebbe essere conosciuto da tutti, ma essere riconosciuti non vuol dire affatto essere conosciuti, quindi anche questo vi allontana, vi isola dentro un mondo fasullo e immaginario che fa scomparire il piacere e l’umanità del contatto” – ha detto il sacerdote ai giovani studenti intervenuti. Lo scrittore Domenico Notari ha infine coinvolto i ragazzi in un esercizio di scrittura creativa chiedendo loro di scrivere, naturalmente sul cellulare, un breve testo descrittivo partendo da una emoticon di whatsapp; i ragazzi si sono sbizzarriti nell’inventare storie fantasiose che poi sono state lette alla platea dai piccoli autori. Ha concluso i lavori Pasquale Ferrante, Presidente della zona XV del distretto Lions 108ya.

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