Alcune riflessioni sulle elezioni al parlamento europeo (di G. Fauceglia)

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Devo confessare che da quanto ho potuto verificare in questi giorni, mi pare che la campagna elettorale per le elezioni al Parlamento europeo sia priva di ogni riferimento contenutistico sui programmi che le singole forze politiche intendono realizzare nel quadro delle competenze assegnate alle diverse istituzioni dell’Unione e, in particolare, delle proposte che si vorrebbero far veicolare nei lavori della massima istituzione rappresentativa.

Il generico riferimento ad un “cambio di passo”, che si vorrebbe concretizzare nella ricerca di una improbabile nuova maggioranza chiamata ad eleggere il Presidente della Commissione in sostituzione di Ursula von der Leyen, mi pare poca cosa, se non si hanno chiari i nuovi obiettivi o il nuovo progetto che si intende attribuire alla politica dell’Unione Europea.

Tra le varie tematiche di comune interesse, in particolare per l’Italia, mi preme segnalare la tutela della produzione agricola nazionale, di frequente incisa da provvedimenti che guardano, con evidente tratto ideologico, ad una generica, e per questo pericolosa, prospettiva di sostenibilità ambientale. Non risultano chiare le trasformazioni più significative del tessuto sociale ed economico dell’economia agricola, specie di quella meridionale, che impongono una maggiore consapevolezza di una tutela senza la quale si finisce per mettere a rischio ogni ulteriore possibilità di sviluppo.

Recenti fattori geopolitici e logistici hanno creato l’occasione per sdoganare il Mezzogiorno d’Italia da quel ruolo periferico nel quale da decenni è stato relegato. Per questo, le opportunità che si presentano sono storiche e non possono essere svalutate da provvedimenti singolari delle Autorità europee.

La Fondazione Edison e la Confagricoltura hanno pubblicato negli scorsi mesi una ricerca curata dal prof. Marco Fortis su “Il tesoro agricolo del Mezzogiorno”, da cui emerge che l’Italia è il primo produttore dell’Unione Europea di quell’insieme significativo di prodotti agricoli, che comprende grano duro, ortofrutta, vino ed olio d’oliva, pari a 25,2 miliardi di euro nel 2021, per i quali il Mezzogiorno d’Italia contribuisce per circa la metà, ovvero per 13,1 miliardi di euro.

Per quanto riguarda la produzione di ortaggi, nel contesto complessivo europeo, le prime tre Regioni produttrici sono meridionali: la Puglia con 1,3 miliardi di euro, la Campania con 1,2 miliardi di euro e la Sicilia con 1 miliardo di euro.

Per quanto riguarda la produzione di grano duro (che ha conosciuto una crescita a seguito della crisi dell’importazione conseguente al conflitto in Ucraina), la prima Regione è la Puglia con 443 milioni di euro, seguono la Sicilia con 350 milioni di euro, l’Emilia Romagna con 223 milioni di euro e le Marche con 212 milioni di euro.

Se si pensa che nell’Unione solo il Centro-Valle della Loira in Francia conosce una produzione pari a 235 milioni di euro, mentre altre regioni non raggiungono cifre significative, si può comprendere come risulti essenziale che l’Italia debba tutelare nelle istituzioni europee il proprio determinante ruolo e non solo in questi settori, ma pure in quello della produzione di carciofi, in cui rileva la posizione dominante del Mezzogiorno d’Italia, della viticultura, della produzione olearia o della zootecnia.

Un’occasione così importante, come quella che si presenta per le elezioni del Parlamento europeo, non può essere dispersa in sterili contrapposizioni, ma va valorizzata per proporre un progetto che, muovendo dal confronto con il mondo della produzione agricola, guardi al rafforzamento e all’incremento dello sviluppo.

Per questo, si attende qualche “parola” anche sulla valorizzazione delle produzioni marginali di alta qualità, sulla creazione agevolata e sul sostegno finanziario di reti e filiere corte; sulla tutela dei marchi di qualità e sulle denominazioni geografiche; sulla tutela del territorio e dell’ambiente anche a fronte di un uso, un tanto sconsiderato, di zone ad alta intensità agricola “riconvertite” per la produzione di energia solare.

Sarebbe importante che i candidati e gli eletti del Sud assumano la consapevolezza che il lavoro produttivo è il futuro: trattiene i giovani laddove i loro disegni di crescita professionale e di qualità della vita possano realizzarsi. Vorremmo che questi argomenti siano al centro del confronto, rinviando le sterili contrapposizioni, dal tono incredibilmente provinciale, ad altri tempi.

Giuseppe Fauceglia

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