Covid, la cura Ascierto funziona: dal Regno Unito importanti miglioramenti

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Buone notizie dal Regno Unito: i risultati dello studio clinico Remap-Cap, resi pubblici dal governo, raccontano che la somministrazione di tocilizumab e sarilumab, due farmaci impiegati per il trattamento dell’artrite reumatoide, a pazienti Covid-19 in condizioni critiche diminuisca il tasso di mortalità rispetto alle cure standard dal 36% al 27%. Inoltre le persone trattate hanno potuto lasciare l’ospedale fino a 10 giorni prima.

Un’intuizione che aveva già avuto il professor Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli, che per primo ha utilizzato il farmaco anti-artrite reumatoide tocilizumab nel trattamento della polmonite interstiziale da Covid-19, intuendo che il medicinale potesse avere effetto frenando la ‘tempesta citochinica’ nei pazienti colpiti dal virus, una iper-risposta infiammatoria che può essere appunto bersagliata con terapie anti-artrite.

Nell’ultimo anno i medici hanno imparato che il maggiore pericolo dell’infezione da coronavirus deriva dalla reazione spropositata del sistema immunitario di alcuni pazienti, che nel tentativo di debellare l’infezione provoca uno stato di iper-infiammazione che danneggia tessuti e organi. Capito questo, sono partite diverse sperimentazioni per valutare gli effetti del ricorso a farmaci antinfiammatori sull’evoluzione della malattia da coronavirus, ma finora solo l’impiego di cortisonici come il desametadone aveva dato qualche prova di efficacia in caso di malattia grave e critica.

Lo studio internazionale ha coinvolto in totale 800 pazienti con Covid-19. Metà di loro è stata curata secondo il trattamento standard, l’altra metà, invece, ha ricevuto in aggiunta tocilizumab o sarilumab. Mentre nel gruppo in terapia standard la mortalità si è attestata al 36%, nel braccio del trial con trattamento aggiuntivo la mortalità si è fermata al 27%. Una riduzione significativa.

Inoltre i pazienti trattati si sono ripresi più velocemente e sono stati in grado di lasciare l’ospedale da 6 a 10 giorni prima rispetto a quelli nel ramo di controllo.

“Questo è un significativo passo avanti per aumentare la sopravvivenza dei pazienti in terapia intensiva con COVID-19”, ha commentato Jonathan Van-Tam, vicedirettore sanitario (Deputy Chief Medical Officer). “I dati mostrano che tocilizumab e probabilmente sarilumab (per il quale esistono meno dati, ndr) accelerano e migliorano le probabilità di recupero in terapia intensiva, che è fondamentale per aiutare ad alleviare la pressione su terapia intensiva e ospedali e per salvare vite umane”.

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