Ad avviso della Suprema Corte – sentenza 46649 depositata il sette novembre – “la valutazione del Tribunale è coerente ed aderente alle evidenziate risultanze probatorie” dato che i pazienti “hanno descritto le loro condizioni di salute, le vicissitudini affrontate, il contesto, le modalità ed i sistemi con cui venivano formulate” dal primario “le richieste di danaro, la cui natura indebita è ricavabile in primo luogo dalla circostanza che gli interventi venivano eseguiti in regime di ricovero ordinario e non intramoenia, non essendo peraltro l’indagato autorizzato in tal senso”. “In secondo luogo – prosegue il verdetto – dalla circostanza che ai pazienti veniva prospettata l’assoluta necessità ed urgenza dell’intervento, ma, al contempo, la necessità di attendere i tempi lunghi delle liste di attesa, ponendoli così di fronte all’alternativa di pagare per non attendere ed essere operati ‘privatamente’; di essere dimessi, in quanto già ricoverati, o pagare la somma richiesta; di pagare per anticipare l’intervento”.
Tangenti sanità: Cassazione,respinto ricorso primario Salerno
Per la Cassazione, è “corretta la valutazione dei giudici di merito che hanno ritenuto abusante e soverchiante la posizione” del primario Brigante e “coartanti le richieste di denaro dirette a pazienti non in condizione di resistere o opporsi alle indebite richieste ma costretti a piegarsi nella speranza di vedere migliorare le proprie condizioni di salute”. Ad avviso degli ‘ermellini’, Brigante per il suo “indubbio” ruolo apicale era “titolare del potere di pianificare i ricoveri, di stabilire le priorità in relazione alle urgenze cliniche ed il piano operatorio, decidendo date ed equipe operatoria”. E’ altresì “indubbio” che il primario “non era autorizzato a svolgere attività libero professionale chirurgica all’interno dell’ospedale” pertanto “non poteva operare privatamente nè farsi remunerare per l’attività svolta in orario di lavoro presso la struttura pubblica”. Tra i pazienti, ci sono stati casi di persone alle quali veniva prospettato di farsi operare da Fukushima presso la clinica pisana di San Rossore al costo di 60mila euro o di sottoporsi allo stesso intervento, sempre con il chirurgo giapponese, presso l’ospedale di Salerno pagando 20mila euro. Una parte dell’inchiesta è stata trasmessa a Pisa.
(ANSA).
Commenta