“Non deve trarre in inganno – continua Spinelli – la distribuzione territoriale dei voucher che individua il 64% dei buoni lavoro venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% suddiviso quasi equamente tra il Centro (26,3 milioni) ed il Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher). Nel Mezzogiorno è evidente che scontiamo una massiccia diffusione di lavoro sommerso o illegale refrattario a qualsiasi ipotesi di tracciabilità e, quindi, anche a quella collegata ai voucher.
In altre parole siamo di fronte ad una doppia emergenza: l’utilizzo distorto dei voucher in un settore ad altro rischio professionale come l’edilizia; il sostanziale fallimento delle politiche governative finalizzate al contrasto del lavoro irregolare”. “Non può essere un caso che le dieci province con meno voucher venduti siano localizzate tutte nel Mezzogiorno, ad eccezione di Rieti.
Significa – conclude Spinelli – che ci troviamo a contrastare una situazione estremamente grave: non solo ricorso selvaggio ai buoni-lavoro, ma persistente refrattarietà ad uscire dalle forme di lavoro non regolari. E’ chiaro che la lotta per garantire legalità e sicurezza sul posto di lavoro, soprattutto in settori, purtroppo, molto permeabili come l’edilizia, va non solo implementata, ma portata avanti con unità d’intenti e mezzi ispettivi e di vigilanza sempre più adeguati alla sfida in atto”.
Il quadro generale. Con un aumento previsionale del 26,3% rispetto al 2015, a livello nazionale la Uil stima che nel 2016 si arrivi ad un totale di oltre 145 milioni di voucher venduti. La distribuzione sul territorio evidenzia che il 64% dei buoni-lavoro sono stati venduti nel Nord (93,2 milioni), e il restante 36% è stato suddiviso tra il Centro (26,3 milioni) ed il Mezzogiorno (25,8 milioni di voucher). A livello regionale, tra le prime 5 Regioni per quantitativo più alto di voucher venduti nel 2016 si posizionano: la Lombardia (27 milioni), il Veneto (18,5 milioni), l’Emilia Romagna (18,2 milioni), Piemonte (11,9 milioni) e la Toscana (10,6 milioni). Dall’analisi condotta per attività d’impiego, oltre il 50% dei voucher del 2016 (pari a 73 milioni) sono stati venduti per prestazioni effettuate in attività a cui la riforma del 2012 ha esteso il campo di applicazione: industria, edilizia, trasporti, etc. A seguire il settore del turismo – con una previsione di circa 21 milioni di buonilavoro venduti – il commercio (18,4 milioni) ed i servizi (14,9 milioni).
La posizione della Uil. In occasione della discussione sulla riforma del mercato del lavoro e dei decreti attuativi, la Uil ha puntualmente segnalato, in particolare, due aspetti: il primo la necessità di evitare le frodi e gli abusi colpendo soprattutto chi “copre“ con un voucher un rapporto di lavoro pluri-orario (per evitare le sanzioni in caso di controlli), aspetto questo emerso dalla discordanza tra il dato dei voucher venduti e quelli realmente utilizzati. Il secondo, quello di intervenire radicalmente sulle aree e i settori dove la liberalizzazione dei voucher ha prodotto più danni: industria, edilizia, terziario, servizi e turismo. Sul primo dei due aspetti il legislatore si è in parte corretto, introducendo la tracciabilità dei voucher attraverso l’obbligo per il committente, di comunicare alla Direzione del Lavoro, entro 60 minuti prima dell’inizio della prestazione lavorativa, alcuni dati tra cui la data e l’orario di inizio e fine della prestazione resa attraverso i buoni-lavoro.
Il mancato rispetto fa scattare una sanzione amministrativa da 400 a 2.400 euro, in relazione a ciascun lavoratore per cui è stata omessa la comunicazione. Tale comunicazione preventiva è pienamente in vigore dal 17 Ottobre. Sul secondo aspetto, viceversa, il Governo non ha ritenuto opportuno intervenire, ma, ad avviso della Uil, occorre provvedere fin da subito.
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