A San Mauro la Bruca la “Festa del Fusillo” per restaurare l’antico organo

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San Mauro la Bruca. Nella cantoria della chiesa parrocchiale di San Mauro la Bruca, antico borgo poco distante dalle più conosciute località del basso Cilento (Marina di Ascea, Marina di Pisciotta, Palinuro e Marina di Camerota) c’è un organo antico del 1700 che versa nel più completo degrado da tanti, forse troppi anni. Come fare per tentare di recuperarlo? La scintilla scatta nella mente di un gruppo di abitanti del paese “capitanati” dal parroco don Carlos Jalmaani.

Una riunione in parrocchia e tutti d’accordo nel destinare il ricavato della “Festa del fusillo” alle spese di restauro di questo bel manufatto del 700. C’è fermento in questi giorni in paese, si sta lavorando alacremente per organizzare nel miglior modo possibile questo importante appuntamento culinario con un fine davvero meritorio. L’ 1-2 e 3 agosto nella piazza principale di San Mauro la Bruca, veranda naturale su capo Palinuro dalla quale si potrà ammirare un panorama mozzafiato la farò da padrone il “re fusiddu” (fusillo) che è un piatto povero della tradizione cilentana.

Le nostre mamme e le nostre nonne lo preparavano per le più importanti festività dell’anno. Occorreva poco davvero poco: pasta, farina, acqua, sale e la “maestria “tipica delle donne cilentane ereditata dalle loro madri. Con un “ferretto” ricavato dalle aste che sorreggono la stoffa degli ombrelli il fusillo veniva “lavorato” con ambedue le mani. Il processo è semplice: una piccola striscia di pasta impastata veniva adagiata su una spianatoia di legno (in cilentano “u taulieddu”) ed arrotolata intorno al “ferretto” e con un forte colpo di gomito le massaie di un tempo ne ricavavano il classico fusillo “vuoto”.

Al suo interno facilmente poi all’atto di essere servito a tavola si incuneava il saporito sugo preparato a parte che veniva cotto nelle famose “tiane” di creta a fuoco lento sul camino. Il tutto poi condito con una grande spolverata di formaggio di capra. Di corollario al “re” fusillo nelle tre serate sammauresi ci sono anche le squisite melenzane “nghiappate” coltivate biologicamente da contadini del posto, la famosa pizza fritta cilentana e le saporite patate novelle fritte. Il tutto innaffiato da ottimo vino delle assolate colline del paese.

“Ci aspettiamo un buon flusso di persone nel corso delle tre serate-ha affermato Gianfranco Castello, presidente della locale Pro Loco- sarà un’occasione anche per visitare il nostro borgo, pregno di storia e saggiare anche le leccornie preparate con tanta passione dagli abitanti del paese”.  Appena dopo l’estate inizieranno, fanno sapere gli organizzatori della “Festa del Fusillo”, i lavori di restauro dell’organo. Ci vorranno circa otto mesi per completarli. Gli abitanti del borgo cilentano aspettano, impazienti, di ascoltare, finalmente, il suono melodioso ed austero dell’organo restaurato nella chiesa è anche Santuario Eucaristico.

E’ stato aperto anche un conto corrente presso la filiale della Bper: banca di Vallo della Lucania (per le offerte si può fare un bonifico intestato alla Parrocchia di Santa Eufemia Vergine e Martire con la causale: “Pro restauro organo parrocchiale”: iban IT32L0538776531000002909058.Per offerte dall’estero BIC -codice swift- BPMOIT22XXX. Le donazioni potranno essere anche consegnate a mano a:Marinella Pavone e Gianfranco Castello) dove già numerosi sammauresi residenti all’estero ed al Nord Italia concretamente e con generosità hanno fatto confluire le loro offerte. Anche gli abitanti del paese cilentano non si sono tirati indietro, quasi tutti hanno risposto all’appello.

“Stiamo lavorando con grande impegno da circa otto mesi-ha concluso il presidente Castello- per raccogliere fondi ed anche completare la documentazione per ottenere la varie autorizzazioni occorrenti presso la Soprintendenza di Salerno. Il responsabile della bottega organaria che procederà al restauro ci ha riferito che sia per le connotazione stilistiche   che per il quadro fonico è certamente un manufatto di scuola napoletana. Tipici di tale manifattura sono, infatti, il largo impiego di legno di castagno usato per le costruzioni delle canne lignee e di altre parti”. Nell’occasione sarà possibile anche visitare, prenotandosi alla cassa, la chiesa del paese(fu completata nel 1855.

Contribuì in maniera determinante Pietro de Cusatis, che aveva reso i suoi servigi alla corte borbonica di Napoli diventandone primo medico) che  il compianto Mons. Biagio d’Agostino, vescovo della Diocesi di Vallo della Lucania dal 24 febbraio 1956 al 26 ottobre 1974, grande teologo ed uomo di  cultura con decreto del 25 luglio 1970,la dichiarò Santuario Eucaristico e stabilì che le Ostie profanate nel corso di un furto presso il luogo sacro avvenuto il 25.7.1969 fossero conservate in perpetua Adorazione e Riparazione nella Chiesa Parrocchiale.

In questa data, infatti, ignoti ladri, sprezzanti di ogni senso del Sacro, penetravano nella Chiesa Parrocchiale di San Mauro La Bruca e rubarono, oltre alle Reliquie dei Santi Patroni e a tanti oggetti Sacri, anche il Calice d’oro, che conteneva le Ostie consacrate, custodito nel tabernacolo. Appena usciti dalla chiesa i ladri gettarono le Sante Particole (ostie), ed il coperchio del calice che le conteneva, su un muricciolo davanti alla porta laterale. La mattina seguente, le Ostie profanate furono trovate dalla piccola Gerardina Amato e dal nonno Giovanni, banditore del paese.

Il parroco Don Pasquale Allegro, avvertito del ritrovamento, raccolse le Ostie, in numero di 63, ricollocandole nel Tabernacolo e avverti il Vescovo di Vallo della Lucania, Mons. Biagio D’Agostino che stabilì, inoltre, che il 25 luglio di ogni anno fosse celebrata una solenne Giornata Eucaristica di riparazione. Donò infine alla Chiesa che Egli aveva elevato alla dignità di Santuario Eucaristico l’ostensorio, per custodirvi le Sacre Ostie profanate, che furono sigillate in esso. Da oltre 40 anni le Sante Ostie sono conservate intatte.

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