A darne notizia il quotidiano La Città. Secondo gli zoologi non si tratterebbe di lupi ma di branchi di cani rinselvatichiti o gli allevatori del cane di tipo cecoslovacco con esemplari cosi simili al lupo e capaci di avvicinarsi ai paesi e all’uomo.
Sulle vette del Vesole, tra Capaccio e Roccadaspide, un appassionato porta quotidianamente a passeggio il suo esemplare di “lupo”, in realtà un cane cecoslovacco. È bastato poco per creare la psicosi.
I lupi si cominciano a vedere dappertutto. Come a Piaggine, lupi alle porte del centro abitato: ovini sbranati. Così il caso viene montato.
La psicosi va avanti da sola ed è paura. Il fatto che si avvicinino a valle, cani o lupi che siano, affamati, suscita ovviamente timori tra i residenti del posto. Gli allevatori, dunque, chiedono un monitoraggio e dei provvedimenti per salvaguardare greggi e gli altri animali in loro possesso.
Situazione un po’ diversa dall’altro versante del Cervati, a Sanza. Qui tra gli allevatori si nascondono gli “spacciatori” di esche avvelenate responsabili della morte di giovani esemplari di lupi veri. Soggetti, spregevoli, certo, ma che esprimono una paura che qui appare atavica.
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