Mario non era un giornalista ma sapeva stare in redazione e non solo perché aveva un figlio giornalista, Giuseppe, ma perché lui, abituato a far quadrare i conti e a ragionare con i numeri, in quell’ambiente si sentiva a suo agio.
Non era un lavoro per lui eppure lo svolgeva con costanza, abnegazione e serietà.
Nei giorni scorsi è venuto a mancare all’affetto dei suoi cari il ragioniere Mario D’Alto, papà del collega giornalista Giuseppe. Padre e figlio per anni sono stati al quotidiano Cronache del Mezzoggiorno oggi Le Cronache con ruoli diversi ma sempre preziosi per il lavoro dei redattori del giornale diretto da Tommaso D’Angelo.
Mario D’Alto era un punto di riferimento in redazione. Il suo operato era fondamentale nei momenti di caos, stress e concitazione. A volte era sufficiente alzare lo sguardo e osservare la sua calma, il suo aplomb per rasserenarsi per non essere risucchiati nel vortice delle pagine da chiudere o dei ‘pezzi’ da completare.
Mario D’Alto, con la sua tranquillità e serenità d’animo rappresentava un faro nel mare in burrasca di un giornale che aveva tanta voglia di ritagliarsi un ruolo di primo piano tra i colossi di quel periodo.
Non c’erano i social, non c’era WhatsApp, non esistevano gli smartphone. I pc viaggiavano a rilento con poca ram e tanti problemi e c’era da confezionare un giornale in tempi non biblici e Mario D’Alto collaborava a quel lavoro spesso andando a recuperare foto presso Caserme e Questure o a risolvere problemi sfusi e a pacchetti che si registravano in redazione
Era un altro mondo e di quel mondo faceva parte Mario D’Alto
Sentite condoglianze alla moglie Annunziata, ai figli Giuseppe, Massimiliano e Paola, all’adorata nipotina Chiara, al fratello Giovanni.
Per tutti era il ragioniere D’Alto. Per me era il Signor D’Alto. Un vero e proprio Signore, uno dei pochi che ho incontrato sul mio percorso. Un uomo di altri tempi: umile, educato, onesto, discreto, perbene. In una parola: un galantuomo. Un uomo d’altri tempi. Un Signore. Il Signor D’Alto
AntEsp
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