Dove andare in vacanza il prossimo anno (di Cosimo Risi)

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Con il 2020 inizia il nuovo decennio, il terzo del secolo XXI, bisogna programmare sin d’ora dove andare in vacanza, a voler evitare la Costiera a rischio frane e traffico e il Cilento che ha il mare bello e nessun ristorante stellato il cui chef spieghi in TV come si cucina l’aragosta di Palinuro, ammesso che qualcuno la peschi davvero.

Riuniti attorno all’albero, il presepe a lampeggiare in lontananza, stanchi per aver inseguito il capitone  sul pavimento della cucina, l’infame non voleva prestarsi al sacrificio sperando, come il tacchino alla Festa del Ringraziamento, di essere graziato dal Presidente americano, ebbri di bianco, rosso, spumante incongruamente secco sul dolce, discutiamo dei viaggi che verranno. Solo mete insolite, raccomanda l’opinion leader del gruppo. Forza dei tempi, è una donna che parlotta l’inglese e capisce lo spagnolo, la lingua più parlata al mondo dopo il cinese.

Andiamo in Arabia Saudita e in Qatar. I due paesi sono in lite fra loro, tant’è che la frontiera è chiusa e il Qatar per rifornirsi delle merci essenziali deve aggirare il blocco con costi superiori. Per un paese che spilla il gas come il contadino spilla il vino, il costo non è una barriera. Riad e Doha hanno in comune la passione per il calcio. Riad ha appena ospitato la Supercoppa italiana, vinta dalla Lazio contro l’inarrestabile Juventus che evidentemente patisce il clima desertico. Doha ospiterà i Mondiali in un clima che si spera rovente solo per il tifo. La passione  è ora estesa alle donne, ammesse ad assistere alla partita dagli spalti dello stadio.

Andiamo in Etiopia, e non per malcelata nostalgia della vecchia canzone coloniale. La natura è incontaminata, la temperatura è mite, esprime la prima Presidente donna ed il Primo Ministro Nobel per la pace. C’è andata Ursula von der Leyen nella prima missione del nuovo incarico alla Commissione, si è fatta fotografare a bordo dell’auto guidata da Abiy Ahmed Ali.

Vive la France, Douce France – gorgheggia la signora che cita la grande attrice con “Oui, je suis Catherine Deneuve”, suscitando l’alzata di sopracciglio del compagno. Ma solo perché lui non mastica il francese. E se a Parigi restiamo bloccati dagli scioperi per le pensioni? – obietta quello che segue i TG e ha un certo fastidio per il giovane Presidente. Basta indossare il gilet giallo, l’abbiamo in auto per le emergenze e non lo usiamo mai, ci mescoliamo ai protestatari e nessuno ci disturba.

In Grecia la differenza dei prezzi ci avvantaggia. E poi le isole dove non ti nota nessuno neanche se osi il topless. Il vento blocca il traghetto e non puoi lasciare l’isoletta in tempo per l’aereo, il cibo è sempre uguale, Internet non prende per non parlare del cellulare, al terzo giorno sogni la pizza e la chat selvaggia cogli amici che chissà quanto si divertono a Rimini.

La Finlandia è il posto giusto. Sembrano tutti d’accordo nel volere il fresco naturale senza la droga del climatizzatore. Helsinki ha la Prima Ministra più giovane del pianeta, una donna figlia di due donne, alla testa di un governo al femminile. Qualcuno storce il naso al pensiero che l’abitudine attecchisca da noi. E se ci costringono, a noi maschi, ai lavori domestici mentre loro stanno fuori casa tutto il giorno con la scusa della carriera.

Il Regno Unito, andiamoci finché resta unito. Brexit ha innescato le spinte secessioniste in Scozia e Irlanda del Nord.  Non è detto che riusciamo a scorgere i Reali attraverso il cancello di Buckingham Palace. D’estate non sai mai cosa metterti: parti cogli abiti leggeri e  becchi la pioggia e 12 gradi. Ancelotti ha lasciato il Napoli per l’Everton, pare che si trovi bene. Ma lui viene da Parma, è abituato a certe temperature. A noi chi ce lo fa fare.

Io in Terra Santa devo andarci. Tiberiade, Betlemme, Nazareth. Ne sentiamo tante volte a messa che sembrano luoghi familiari. E invece devi prendere l’aereo, superare i controlli di sicurezza dopo file di ore, uscire dal Ben Gurion nell’aria così calda che ti spezza il respiro, prendere un bus per Gerusalemme quando ti accorgi che è cominciato lo shabbat e i mezzi pubblici non funzionano.

Allora scegli Tel Aviv, la città H24, indossi  pantaloncini,  maglietta,  scarpe da ginnastica e via di corsa sulla corniche in mezzo ai giovani aitanti. Dopo neanche 200 metri ti fermi con il cuore che batte come i cilindri della vecchia 500. Quelli proseguono imperterriti, li ammiri da tergo, è un bello spettacolo di muscoli in movimento. Sullo sfondo ecco Jaffa, fermati per una spremuta di pompelmo rosa.

Buon 2020 a Lettrici e Lettori.

di Cosimo Risi

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