Pacchi e pacchetti: una montagna di rifiuti da smaltire (di Tony Ardito)

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Non importa come la si scarti e se poi si riveli o no una sorpresa; il momento di spacchettare la strenna si celebra come un vero e proprio rituale, una piccola magia che aiuta a ravvivare il legame tra parenti, amici, o più semplicemente fra persone che intrattengono rapporti di reciprocità.

Tuttavia, così come sostiene Carlo Montalbetti, direttore generale del Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosa (Comieco), ci sarebbe da tenere sempre ben presente che “Quando arriva Natale è evidente che siamo nel pieno dell’utilizzo degli imballaggi e delle confezioni regalo: dunque è molto importante prestare un minimo d’attenzione alle caratteristiche dell’involucro, conferendolo alla raccolta differenziata e separando la carta da plastica e metalli”.

Per averne contezza, basterebbe riflettere su quale sia il destino di quella enorme mole di packaging che all’indomani del 25 e 26 dicembre ritroviamo nei pressi delle nostre abitazioni. Si osservi che tra Natale e Santo Stefano, 25 milioni di famiglie producono più di 3 chilogrammi di rifiuti da imballaggi, tra confezioni di panettoni, pacchetti acquistati online, confezioni di torrone e carta e cartoni dei regali.

Solo in quei due giorni vengono prodotte 75mila tonnellate di carta e cartone: praticamente la capacità complessiva di una discarica di dimensioni medio-piccole. In linea con altri Paesi Ue, in Italia il riciclo degli imballaggi ha raggiunto livelli molto elevati: riguarda l’81,1% della carta (viene raccolto con la differenziata l’88,8%) e il 76,3 per il vetro. Per la cellulosa, nel 2018 si è nientemeno superato l’obiettivo imposto per il 2025.

Resta il problema della plastica, considerato che solo il 43,5% viene realmente trasformato in nuovi oggetti – peraltro di qualità spesso inferiore rispetto a quelli originali – mentre il 40% finisce nei termovalorizzatori per la produzione di energia ed il 16,5 addirittura in discarica.

Un primo, semplice contributo alla causa potrebbe provenire dall’utilizzo di imballaggi riciclabili, magari tornando alle buone pratiche d’un tempo. Come non pensare, ad esempio, alle bellissime scatole di latta delle nostre nonne? Confezioni che si prestavano magnificamente per essere riutilizzate, in tanti modi, in casa e non solo.

Oltretutto, se ci pensiamo, come nella vita, il vero limite è che spesso si bada più al contenitore che al contenuto.

Tony Ardito

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