Neonato infettato da coronavirus nell’utero: si propaga dalla placenta

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“I medici devono essere consapevoli che ciò può accadere. Non è comune, questo è certo, ma può accadere e deve essere considerata una possibilità” così il dottor Daniele De Luca, direttore medico di pediatria e terapia intensiva neonatale all’ospedale Antoine Béclère di Parigi, ha commentato il caso di un neonato contagiato dal nuovo coronavirus nell’utero materno ancora prima di venire al mondo. Lo scrive FanPage.it

Non si tratta del primo caso di neonato contagiato dal virus alla nascita ma fino ad ora sono pochissimi i casi confermati di trasmissione da madre a figlio prima del parto.

“La ragione per cui questa trasmissione è poco documentata e ancora poco dimostrata è che c’è bisogno di molti campioni ed analisi”, ha spiegato il medico, aggiungendo: “C’è bisogno del sangue materno, del sangue del neonato, del sangue del cordone ombelicale, della placenta e del liquido amniotico ed inoltre è estremamente difficile ottenere tutti questi campioni durante una pandemia con emergenze tutt’intorno.

“Sfortunatamente non ci sono dubbi sulla trasmissione da madre a figlio in questo caso”, ha dichiarato il dottor De Luca. La madre di 23 anni era stata ricoverata in ospedale il 24 marzo scorso con febbre e tosse grave e si è rivelata positiva per Covid-19 poco dopo. Tre giorni dopo, il monitoraggio del bambino ha rivelato segni di sofferenza del piccolo e i medici hanno eseguito un taglio cesareo d’emergenza sottoponendo la madre ad anestesia generale. Il bambino è stato immediatamente messo in isolamento in un’unità di terapia intensiva neonatale e intubato.

Test successivi hanno confermato l’infezione da Covid-19 ma hanno escluso altre infezioni virali o batteriche. Test più approfonditi hanno rivelato che il virus si era diffuso dal sangue della madre alla placenta, dove si è replicato fino ad arrivare al bambino. I livelli più alti di virus sono stati trovati proprio nella placenta. I medici hanno visto nel neonato sintomi neurologici simili a quelli dei pazienti adulti e ritengono che potrebbero essere stati causati da un’infiammazione indotta dal virus

Il bambino è risultato positivo al virus fino a 18 giorni dopo il parto ma fortunatamente, dopo le cure del caso, ha iniziato a riprendersi. “Possiamo vedere il bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno. La cattiva notizia è che il virus attacca il bambino anche nel grembo materno causando i sintomi. La buona notizia è che i neonati reagiscono bene e con le cure possono guarire” ha ricordato De Luca

Altri casi caso analoghi con trasmissione del virus in placenta sono stati segnalati anche in Italia e in Texas. In quest’ultimo caso i ricercatori hanno esaminato la placenta, che mostrava segni di infiammazione, dopo i sintomi del neonato. Test più approfonditi hanno rilevato la presenza nella placenta sia delle particelle del virus, sia di una delle proteine fondamentali del virus che confermano che l’infezione è stata trasmessa durante la gravidanza e non durante o dopo il parto. Anche in questo caso il neonato si è ripreso dopo le cure in terapia intensiva.

 

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