Il tramonto inarrestabile della civiltà (di Giuseppe Fauceglia)

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Siamo rimasti tutti colpiti dal barbaro omicidio del giovane Willy  Monteiro Duarte, massacrato a Colleferro in una notte di follia tra sabato e domenica scorsa. A confermare che sia stato un brutale pestaggio sono le prime risultanze dell’autopsia sul corpo martoriato del ragazzo e le prove testimoniali acquisite dagli inquirenti.

La dinamica degli aggressori resta confermata dall’ordinanza del GIP, che ha convalidato l’arresto per concorso in omicidio preterintenzionale (ma la dinamica e l’accertamento dei fatti potrebbe portare all’imputazione per omicidio volontario) dei fratelli Gabriele e Marco Bianchi, di Mario PIncarelli e Francesco Belleggia. Dall’ordinanza del GIP emergono particolari raccapriccianti (il povero Willy “era a terra moribondo ma gli saltavano sopra”), che offrono uno spaccato di vita disumana, violenta e folle.

In particolare, i “gemelli Bianchi” – così  definiti perché si somigliavano così tanto anche nell’abbigliamento e nei comportamenti, esperti nella c.d. arte marziale dell’Mma, violenti per natura, abituati al lusso sfrenato e alla violenza – sono  ritenuti i principali responsabili dell’uccisione di un giovane che aveva avuto il solo torto di voler evitare una rissa e proteggere un amico e che sognava di diventare un cuoco.

La tragedia pone a noi tutti una serie di interrogativi, ai quali non è facile dare una risposta. Perché nessuno è intervenuto, pur essendo il pestaggio selvaggio stato eseguito all’immediato ridosso di una Caserma dei Carabinieri ? è noto che tutti i presidi delle forze dell’ordine hanno ormai “orari di ufficio” ed il piantone, specie di notte, non può “per consegna” abbandonare il posto di guardia, ma almeno avrebbe potuto tentare di far notare la propria presenza ed evitare l’esito ferale.

Si è diffuso tra le forze dell’ordine, per le possibili conseguenze  giudiziarie (quanti P.M. hanno indagato carabinieri e poliziotti, in questi anni !!) che potrebbe avere il loro intervento, sì da confermare una vera e propria cultura dell’ “astensione difensiva”, e ciò specie allorquando gli autori dell’illecito debbono essere fermati nella loro azione con altrettanta ed incisiva violenza.

Perché, pur essendo nota nel paese la natura violenta dei fratelli Bianchi e pur essendo questi stati attinti da misure di interdizione e di avvertimento, nessuno ha ritenuto di adottare provvedimenti più stringenti, come l’interdizione a frequentare discoteche ? sul tema dobbiamo registrare l’insufficienza normativa relativa alle misure di prevenzione (come quelle previste nel vecchio Codice Rocco), di particolare utilità come in questo caso, perché sono state  ritenute non conformi all’impianto costituzionale, ma ciò non può impedire di “ripensare” questa posizione, specie in un contesto di degrado culturale come quello che sta vivendo il Paese.

Perché, nonostante i precedenti episodi di violenza che sembrano essere stati consumati dai fratelli Bianchi, il responsabile o l’istruttore della palestra, in cui si allenavano alla pratica di una violenta arte marziale, non hanno ritenuto di espellerli dal contesto sportivo ? Perché è rimasta completamente assente la famiglia ? Perché la scuola non è riuscita ad educare, tanto da ingenerare comportamenti vigliacchi, come quello di pestare in gruppo un giovane inerme ?

Sono domande che non incidono assolutamente sulla violenza del gesto, sulla responsabilità degli indagati, sulla loro natura (che non può, allo stato, definirsi “umana”), sulle conseguenze della pena esemplare che dovrà essere comminata da una sentenza resa dopo un giusto processo, il quale dovrà accertare le responsabilità individuali, e non già pronunciata dal tribunale della rete, in cui anonimi leoni della tastiera formulano condanne e relative pene.

Così come appare ridicola l’affermazione di qualcuno che subito ha inteso colorare l’evento come la manifestazione di “un fascismo che è ancora tra noi”, ritenendo impropriamente di assegnare all’omicidio del povero Willy una qualificazione politica (o, almeno, “culturale”) che non è dato rinvenire nei fatti.

Allo strazio della famiglia di Willy e della comunità, si è così aggiunto l’ulteriore violenza di coloro che invocano contro gli autori del delitto la pena di morte e di coloro che inneggiano agli aggressori per aver eliminato “un altro invasore”: si tratta della manifestazione più evidente dell’imbarbarimento che vive la società, con il contributo causale della rete e dell’odio che in questa è costantemente trasmesso.

Se non bastasse tutto questo, si sono aggiunte le minacce agli avvocati difensori degli indagati. Per il popolo anonimo del web il diritto di difesa non vale per tutti, così confondendo il reato compiuto dal proprio assistito con l’attività difensiva e dimenticando che le responsabilità penali, anche se immediatamente evidenti, devono essere sempre accertate da un Tribunale.

Resta, allora, il dolore insuperabile per la perdita della vita di un giovane, per la fine dei suoi sogni a seguito di una brutale ed ingiustificata violenza, da cui dovrà discendere la necessità di una pena  severa che sia da monito pedagogico per il futuro, ma tutto questo non potrà mai distruggere il livello di civiltà raggiunto grazie all’illuminismo giuridico e confermato dai principi costituzionali vigenti in ogni Stato che si informi alla cultura del processo.

Giuseppe Fauceglia 

1 Commento

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  • Per quanto riguarda la palestra, ho letto che non la frequentavano più da tempo e che l’istruttore li aveva ripresi in relazione a comportamenti che avevano tenuto al di fuori dell’ambiente della palestra.

    Per toccare con mano il fallimento di contesto, scuola e famiglia, le consiglio di cercare su facebook il post che un esercente della zona, Stefano Sorci, ha pubblicato a riguardo della sgradita visita ricevuta da questo gruppo.

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