Quali sono le differenze? (di Giuseppe Fauceglia)

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Pur non riscuotendo particolari simpatie né condivisioni le scelte compiute nel 2018-2019 dall’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini in tema di contrasto all’immigrazione clandestina, un osservatore obiettivo e (possibilmente) neutrale deve porsi una serie di domanda di fronte alla rara speditezza dell’iniziativa giudiziaria assunta innanzi alla sezione penale del Tribunale di Catania, immediatamente riproposta da altre Procure della Repubblica.

Si può oggettivamente pensare che gli allora alleati di governo ed il Governo nella sua interezza non fossero a conoscenza delle iniziative assunte dal Ministro dell’Interno, per altro pubblicizzate in ogni dove e delle quali lo stesso si vantava ? Questa, mi pare, essere una domanda del tutto legittima, e sulla quale resta evidente che sia calato il più assoluto e ingiustificabile silenzio.

Del resto, ognuno ha potuto verificare come l’attuale maggioranza abbia, in curiosa coincidenza con le elezioni regionali, “imposto” alla nave Alan Kurdi di vagare in mare per quattro giorni, salvo consentire lo sbarco degli immigrati sul territorio nazionale ad urne chiuse. Mi pare, cioè, che il salvinismo non sia una esclusiva di Salvini, ma pervada, con qualche nota di evidente ipocrisia, anche l’attuale politica del Governo giallorosso.

Dal punto di vista normativo, pare logico ritenere che le modifiche ai cc.dd. “provvedimenti sicurezza” (che oggi il PD e gli ex alleati 5Stelle, per scaricarsi la coscienza sulle loro “condivisioni”, preferiscono denominare “decreti Salvini”) non possano che seguire le obiezioni ed i suggerimenti già formulati dal Presidente della Repubblica.

Il problema, però, non è solo questo, considerato che l’Unione Europea si mostra sostanzialmente silente, anche per significativi contrasti tra gli Stati membri, sulla urgente riforma del Trattato di Dublino, né l’Unione pare indicare una linea alternativa all’attuale situazione di grande confusione.

Ad un attento osservatore, peraltro, non può sfuggire che, modificando il comportamento assunto dagli alleati dei Governi Berlusconi a fronte delle molteplici iniziative giudiziarie assunte nei confronti del leader del centro destra, oggi, proprio in occasione del processo a Catania, abbiano assunto una posizione unitaria, che intende contrastare quella cultura del “politicamente corretto” che ha consentito – come si esprimono i fautori di questa linea – alla sinistra di “occupare militarmente la macchina statale e la stessa informazione”.

In sostanza, in questo modo, hanno inteso dare un sostegno a Salvini, che non solo resta rafforzato da iniziative giudiziarie che non fanno più presa nell’opinione pubblica – anche a causa dei noti  eventi che hanno interessato la magistratura italiana in ragione di responsabilità personali (anche queste assistite, però, dalla costituzionale  presunzione di innocenza) – ma addirittura può intravedersi un sostegno incondizionato alla “politica del Capo” sulla (presunta) difensa dei confini nazionali.

La manifestazione convocata a Catania dal leader leghista, in relazione alla quale può registrarsi anche qualche sotterranea insofferenza della più tradizionale classe politica della Lega, pur avendo ad oggetto altri argomenti (come le tasse e la politica economica) indubbiamente sembra manifestare indifferenza ad ogni cautela istituzionale.

Si tratta, cioè, di una deriva che può manifestarsi pericolosa per il corretto dibattito istituzionale su un argomento, quello delle politiche migratorie e dei necessari provvedimenti da adottare, sul quale non sembra però, ad oggi, esservi chiarezza ed univocità di intenti tra gli alleati di Governo.

Giuseppe Fauceglia

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