Pietro muore a 62 anni: impiegato modello, lavorava in Cittadella giudiziaria

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“Ci hai lasciato all’improvviso con quella delicata cortesia che è parte di te. Fino alla fine in punta di piedi, senza far rumore. Perché tu sei fatto solo di sorrisi. Sei l’amico che tutti vorrebbero avere, presente e vicino sempre con discrezione”. E’ uno dei tanti messaggi di cordoglio postati sulla pagina facebook di Pietro Chianese dipendente dell’amministrazione giudiziaria di Salerno che si è spento a 62 anni.

Pietro molto amato ed apprezzato combatteva da pochi giorni contro il virus. Poi, all’improvviso, ha avuto delle complicazioni respiratorie e alle prime luci del giorno di ieri, se n’è andato (come scrive il Mattino oggi in edicola). E’ la seconda vittima nel settore giustizia. Prima di lui era capitato ad Antonio Agresti, 55 anni di Agropoli. Chianese era in servizio presso l’ufficio liquidazioni e lavorava nella palazzina B della cittadella.

Tra i ricordi Nausica scrive: Da stamattina alle 6:30.. forse inizio a realizzare solo ora, che davvero non ci sei più. Solo ieri ti ho nominato per la solita partita a Burraco. Un uomo gentile, disponibile e solare. Sto piangendo al pensiero di non rivederti più. Non sono solita scrivere di queste cose familiari. Ma tu Pietro meriti che le persone sappiano che sei stato un grande per tutta la nostra famiglia che il signore ti dedichi il posto più bello! Che ti doni la nuvola più bella come casa, magari con il panorama rivolto sulla tua bella Napoli e sul paese che ti ha accolto!

Struggente il messaggio di Davide: “La tua vita e il tuo dolce sorriso non hanno alcun bisogno di carta e penna per restare indelebili, vivi e inalterati in me comunque, finché il sangue scorrerà ancora nelle mie vene, finché i miei polmoni si riempiranno di aria e gli occhi avranno modo si spaziare sul mondo, tu vivrai attraverso i battiti del mio cuore, i gesti e i pensieri…ci faremo beffa della morte, ne rideremo ancora insieme come un tempo, quando la sola idea di una fine ti rendeva irrequieto e per sdrammatizzare “usavamo” l’ironia, “usavamo” l’amore per riempire le assenze di chi prima di te aveva lasciato un posto vuoto, di chi, senza salutare, senza averne il tempo, ci aveva lasciati soli con le nostre paure e le tante frasi da dire.

Grazie per le certezze che mi hai dato, per le cose che ho imparato vivendoti accanto, per quell’amore che mi hai lasciato in eredità e che forse spesso stento ad uscire a liberarsi dalle catene, ma devi capirmi mi manchi tanto…imparerò a camminare senza la tua mano ma ci vuole tempo è così poco che sei partito, ma il patto stipulato lo ricordo bene, prima di prendere quel treno del “non ritorno”, con te hai portato qualcosa di me…”

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