Acque di balneazione in Campania, classificazione stabile per il 2021

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La classificazione di qualità delle acque di balneazione in Campania è sostanzialmente stabile a fine 2020 rispetto all’anno precedente. In estrema sintesi, è quanto sancisce la deliberazione di Giunta regionale n. 583 dello scorso 16 dicembre, pubblicata sul Burc n. 249 del 28 dicembre 2020, basata, come prevede la normativa di settore, su un’elaborazione statistica dei risultati del monitoraggio svolto dall’Arpa Campania negli ultimi quattro anni (riferimenti sono il decreto legislativo 116 del 2008 e il decreto ministeriale 30 marzo 2010).

Il provvedimento determinerà il quadro della balneabilità in Campania all’inizio della stagione balneare 2021. Ogni anno, normalmente dal 1 aprile fino al 30 settembre, l’Agenzia effettua, almeno una volta al mese, prelievi in ciascuna delle 328 “acque di balneazione” in cui è suddiviso il litorale campano, per la determinazione dei parametri microbiologici “Escherichia Coli” ed “Enterococchi intestinali”, che la normativa impone di considerare per valutare la balneabilità delle acque, in quanto indicatori di contaminazione fecale.

Nel 2020 l’avvio della campagna di monitoraggio è stato posticipato a fine maggio a causa delle restrizioni dettate dall’emergenza sanitaria. Ciò nonostante, Arpac ha realizzato, fino a fine settembre, circa 2mila campionamenti lungo 480 chilometri di costa, anche grazie alla propria flotta di otto imbarcazioni, e ha svolto nei propri laboratori oltre 4mila analisi sulle acque di balneazione prelevate, con il coinvolgimento dei Dipartimenti provinciali di Napoli, Caserta e Salerno.

Sul totale della costa monitorata dall’Arpa Campania, il 97% risulta balneabile: cioè di qualità “eccellente” (90%), “buona” (4%), “sufficiente” (3%). Il 3% risulta al contrario non balneabile, essendo di qualità “scarsa”. Restano esclusi dal conteggio circa 60 chilometri di costa non monitorati dall’Agenzia, interdetti alla balneazione in modo permanente, dato che ospitano strutture portuali, militari, foci non risanabili di fiumi e di canali, eccetera.

Il provvedimento della Giunta regionale vincolerà i Comuni costieri ad adottare divieti di balneazione, entro l’inizio della stagione balneare, per le acque di qualità “scarsa”: il quadro della balneabilità, tuttavia, potrà subire variazioni anche temporanee nel corso del monitoraggio 2021, sulla scorta dei risultati dei nuovi prelievi, pubblicati in tempo reale sul sito arpacampania.it, diffusi tramite una specifica app per dispositivi mobili e trasmessi tempestivamente ai Comuni competenti.

«Rispetto alla classificazione di fine 2019», commenta il direttore generale Arpac Stefano Sorvino, «le aree di qualità “eccellente” sono passate dall’88 al 90%. Un risultato positivo, che si inserisce in una tendenza di costante, seppur graduale miglioramento, osservata negli ultimi anni. Il monitoraggio svolto dall’Agenzia, così come prevede la normativa sulla balneabilità delle acque, si concentra sugli indicatori di contaminazione fecale.

Ovviamente, in questa sede non si vanno a valutare aspetti, come la presenza di rifiuti solidi nelle acque, oppure colorazioni anomale dovute a fioriture di microalghe o occasionali sversamenti di reflui industriali, che ci vengono segnalati e che spesso sono oggetto di accertamenti ad hoc, che tuttavia esulano dalle attività ordinarie di monitoraggio delle acque di balneazione».

«Il lieve miglioramento riscontrato», spiega il dirigente della Unità Operativa “Mare” dell’Arpac, Lucio De Maio, «è probabilmente dovuto alla scarsa piovosità dell’estate 2020. Come abbiamo più volte spiegato, infatti, fenomeni di piogge abbondanti possono mettere in crisi il sistema di gestione delle acque reflue, che presenta ancora criticità locali, nonostante diverse recenti opere di adeguamento.

Le misure anti-Covid non dovrebbero aver inciso molto sui risultati del monitoraggio, perché, se è vero che in Campania abbiamo avuto meno turisti, bisogna mettere nel conto i numerosi concittadini campani che hanno rinunciato a vacanze fuori regione, per cui la quantità di reflui civili prodotti non dovrebbe essersi drasticamente abbattuta.

Tuttavia – sottolinea il dott. De Maio – l’emergenza sanitaria ha comportato un notevole sforzo organizzativo per l’Agenzia, che ha dovuto posticipare l’avvio delle operazioni e adeguarsi rapidamente alle disposizioni anti-Covid, con procedure di sanificazione delle imbarcazioni e con dispositivi di protezione per i suoi operatori, ulteriori rispetto a quelli normalmente previsti: nonostante la pandemia, la stagione balneare si è svolta comunque e pertanto non potevamo sospendere questo servizio essenziale per la tutela della salute dei bagnanti.

Il monitoraggio 2020 è stato analogo a quello degli anni precedenti, tranne che per il primo calendario mensile di prelievi, quello di aprile, che su indicazione del ministero della Salute non abbiamo svolto».

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