Ass. ‘Io Salerno’: il morbo infuria, il pan ci manca…

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… sul Ponte sventola bandiera bianca.

Non siamo ai tempi dell’insurrezione di Venezia. Siamo in un’epoca ben diversa. Eppure stiamo vivendo eguali momenti di grande difficoltà.

Il ‘morbo infuria’ indisturbato, purtroppo, per la inadeguatezza delle decisioni di volta in volta assunte e per l’inosservanza delle stesse da parte di chi dovrebbe rispettarle.

Il ‘pan ci manca’, non nel senso che non c’è. Perchè c’è, per fortuna. Solo che molti non sono in grado di acquistarlo in conseguenza della crisi economica indotta dalla pandemia e di incoerenti provvedimenti di aiuto che hanno ‘sparpagliato’ le poche risorse tra incomprensibili destinazioni.

File interminabili di nuovi poveri sono più volte apparse in tv e molti programmi indugiano su quelli che sono addirittura costretti a vivere in strada, negli autobus e nelle auto, laddove solo pochi mesi prima disponevano di buon reddito e di una abitazione dove vivere.

La ‘bandiera bianca’, per favore, no. Non ce la possiamo permettere. Sarebbe la distruzione della nostra società, la fine delle speranze dei nostri giovani e, soprattutto, di coloro che stanno facendo la prima conoscenza del mondo grazie a chi ha pensato di donare ad essi la vita perchè ‘la vita è bella’. In queste condizioni: ‘è davvero bella la vita’?

C’è da dire, comunque, che nella nostra Città le difficoltà non si manifestano, almeno apparentemente, con la stesso livello di altre realtà del Paese. Perchè?

Pensiamo ci siano almeno due motivazioni.

In primo luogo, perchè è da sempre una Città di dipendenti pubblici, di addetti del settore terziario e di pensionati,

Al 31/12/2019, dei 132.702 residenti (fonte: Istat), ben 32.985 avevano oltre 65 anni di età e, quindi, verosimilmente beneficiari di almeno una pensione in ambito familiare. E, si sa, le pensioni sono pagate puntualmente, fino ad ora, e riescono ad assicurare almeno una disponibilità per vivere.

C’era, poi, la classe di età da 0 a 29 anni di complessivi 35.576 giovani. In una riflessione approssimata, come quella che stiamo facendo, li consideriamo ancora ‘a carico’ delle famiglie,

C’erano, infine, 65.141 residenti tra i 29 e i 64 anni, le età del lavoro.

Secondo una statistica del 2020, in Campania ci sarebbero tra i 50 e i 60 dipendenti pubblici ogni 1.000 abitanti e, quindi, avremmo in Città almeno 4.000 residenti ‘garantiti’ dallo stipendio sicuro. Ad essi, vanno aggiunte le risorse impiegate nel ‘pubblico allargato’ che stimiamo in almeno 5.000 persone, visto che solo le municipalizzate ne contano 2.273.

E, vanno aggiunti, infine, i dipendenti delle società di servizi, tra finanziarie, assicurative ed altre, per altre 2.000 persone. Fermandoci a queste categorie, avremmo in tutto almeno 10.000 cittadini ‘garantiti’ per un totale, con il coniuge, di 20.000 residenti.

In sintesi, (32.985+35.576+20.000) almeno 90.000 residenti sono nella condizione di fronteggiare la crisi, sia pure con difficoltà.

Rispetto al totale, restano 40.000 persone ‘non protette’ tra dipendenti privati, commercianti, liberi professionisti o con altre attività. E’ evidente che, al netto dei lavoratori di aziende sane e di altre persone titolari di imprese e studi con sufficiente vitalità (farmacie, grandi magazzini, medici, notai, avvocati, etc.), resta una quota residua non preoccupante, benchè grave, con massima presenza di commercianti di vicinato e piccoli artigiani.

Un secondo motivo va individuato nella origine di molti cittadini. Salerno ha avuto una crescita esplosiva negli anni 60/80 grazie a molti ‘arrivi’ dalla Provincia, Cilento e Vallo di Diano, e dai vicini territori di Potenza e Cosenza. Molti residenti possono ancora oggi contare sui legami familiari con i luoghi di provenienza ovvero detengono piccole proprietà contadine. Da tali rapporti possono pervenire molte utilità a sostegno delle difficoltà attuali.

Per tutto questo, fino ad oggi, non si sono manifestate emergenze sovrastanti. Ma cosa succederà se continueranno le restrizioni ovvero quando finiranno gli aiuti per evitare il licenziamento dei lavoratori? Quanti sono in pericolo? Chissà.

Intanto, oggi, la condizione di Città in gran parte ‘tutelata’ non alimenta apparenti tensioni e – pur con tutte le restrizioni e i problemi – non ha indotto a decisioni, altrove assunte, volte a modificare i comportamenti, le abitudini di vita, le relazioni umane e sociali.

Eppure, ne avremmo bisogno. Perchè il distanziamento sociale e la diffidenza per motivi sanitari hanno sfibrato i rapporti e incattivito molti animi spingendo a nuove manifestazioni di indifferenza, di arroganza, di inosservanza delle leggi e, talora, di prepotenza. Lasciamo da parte gli effetti psicologici sui giovani, che sono gravissimi ma che desideriamo qui non approfondire.

Dovremmo tutti prendere atto che la nostra Città non potrà rimanere estranea alle conseguenze della crisi globale della quale tuttora non è nota la profondità perchè, come si dice, i conti si fanno alla fine. Se, e quando, ci sarà.

E’ immaginabile, però, che la caduta a due cifre del PIL nazionale e l’indebitamento mostruoso segneranno fortemente la vita nei prossimi anni e costringeranno, verosimilmente,  a ricorrere alle ‘riserve’. Se qualcuno le ha.

Per questo, noi pensiamo sia urgente apportare le necessarie modifiche amministrative e regolamentari in grado di assicurare il veloce recupero delle attività produttive, soprattutto quelle disperse, di contrastare le criticità presenti nella vita quotidiana, tra cui mobilità e fonti di inquinamento, e di favorire un netto miglioramento degli equilibri sociali.

In ogni caso, se il morbo infuria e il pane può mancare, la bandiera bianca lasciamola stare. Se si dovesse arrivare ad essa, non ci sarebbe scampo per nessuno.

La crisi è grave e richiederà il forte impegno di tutti per recuperare i più deboli. Perchè non si sopravvive, da soli, in un deserto, a qualsiasi condizione di benessere personale.

Questa Cttà ha bisogno di amore.

e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione io Salerno

  • : riprendiamo gli incontri settimanali, ma non siamo in grado di assicurarne la continuità. Perchè la crisi è grave, le previsioni non sono incoraggianti e la politica nazionale è in affanno. Ci sono già troppi pensieri. Faremo ogni sforzo per proseguire nel nostro impegno, qui solo verbale, a favore dei più deboli. Grazie).

6 Commenti

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  • bravi bell’analisi, complimenti a chi l’ha fatta.Purtroppo il chiagn e fotti a Salerno e prassi ed ora e’ il momento di sacrifici, quelli veri, quelli indispensabili.La bella vita fatta da tanti evasori fiscali ora e’ finita, rimboccarsi le maniche e mangiare pane e cipolla per qualche mese senza pensare alla vita passata che fu. Pazienza ci vuole

  • Ma andate a cagare ma quale amore uno schifo di città piena di leccaculo drogati e nullatenenti votate de Luca votate

  • Salerno ha caratteristiche di specificità e altre che si attagliano a tutto il territorio meridionale, se non nazionale. La frammentazione dell’impresa in piccole e piccolissime entità spesso costrette ad un’evasione di sussistenza e apportano poco o nulla in termini di innovazione e valore aggiunto, è uno dei fattori che hanno permesso alla crisi di affondare i denti nel tessuto produttivo italiano più che altrove. Ricordiamo che la nostra economia non cresce da quasi un trentennio, e scelte unidirezionali alimentate da mantra ripetuti per decenni, che hanno indotto molti, troppi, a credere di poter campare solo di turismo, intrattenimento e ristorazione non hanno aiutato. Io, piuttosto, mi interrogherei sul dato demografico che è drammatico. Stando all’ultimo censimento gli abitanti di Salerno sarebbero ulteriormente scesi attestandosi sulla cifra di 130800 anime, con la prospettiva di diventare la terza realtà urbana regionale dietro a Giugliano che si fa di anno in anno sempre più concreta. Credo che sia il caso di interrogarsi anche su cosa sia accaduto negli ultimi tre decenni nella nostra città in termini di politiche sociali, abitative, di creazione di prospettive lavorative per le nuove generazioni e di tassazione locale. Guardate che il dato è sconcertante; non credo che esistano altre realtà urbane simili, anche nel disgraziato Mezzogiorno, che abbiano subito un processo di spopolamento così drammatico in un periodo tanto breve.

  • buona riflessione la tua, ma se con 130000 c’è piu’ caos in generale, e questo e’ sotto gli occhi di tutti, interrogarsi e’ d’obbligo.Il fattore umano incide notevolmente in questa bellissima Città.Le nuove generazioni di giovani e non tanto giovani oramai sono frustati e senza lavoro o con lavori malpagati e spesso in nero e questo li incattivisce nell’animo rendendo questa città oramai una cozzaglia di delinquenti ed irrispettosi di ogni regola ed ogni morale. Ci sarebbe da discutere tanto sull’argomento, ma purtroppo questa e la società di oggi. Il detto dei nuovi prenditori salernitani (bar, baretti, pizzettari etc) sai qual’e’? falli ubriacare i giovani , dagli da mangiare immondizia, e non pagare mai le tasse. Come vogliamo crescere cosi? meglio che falliscano che ne pensi?

  • Io non ho ricette francamente e, quanto al degrado e al caos imperante in città, mi sembra che il tutto rientri in uno scenario di decadimento complessivo della nostra comunità. Mi limito a osservare che, come ha giustamente rilevato l’autore dell’articolo, questa città è stata un attrattore per migliaia di famiglie perché consentiva prospettive occupazionali che ormai non ci sono più (mi riferisco a quel po’ di industrializzazione, anche assistita, che ha dato di ché vivere ad almeno un paio di generazioni di salernitani) e che si è cercato di sostituire con la costruzione di immaginifiche riconversioni turistiche mai avvenute mentre si faceva – parallelamente – ampio ricorso a logiche clientelari rigorosamente a carico dei cittadini, a mo’ di ammortizzatore sociale. Ho maturato da tempo la convinzione che il sistema di potere instauratosi da quasi 30 anni in questa città ne abbia accelerato il declino e non vedo progetti credibili per risollevarne le sorti. Bisognerebbe creare le condizioni per attirare capitali, ma questo attiene a politiche industriali che competono allo stato e che, alla luce della pandemia, andranno completamente ripensate. Mi accontenterei che chi amministra Salerno ci mettesse un po’ di lungimiranza capendo, ad esempio, che i tempi non sono più propizi per caricare i cittadini (soprattutto i garantiti) di tributi esorbitanti destinati a sostenere i carrozzoni clientelari messi in piedi e tamponare le falle di bilancio apertesi perseguendo un gigantismo urbanistico che andava oltre le nostre possibilità.

  • Niente da dire ai Signori pastenese. Sono condivisibili i loro commenti e le considerazioni che correttamente espongono sulla situazione della città, oggettivamente, non definibile rosea. Sarebbe solo un esercizio velleitario tentare di confutare certe affermazioni.
    Mi viene tuttavia alla mente una vicenda vissuta qualche anno fa da una immigrata indiana negli Stati Uniti. Con fatica era riuscita ad inserirsi onorevolmente in quella nuova realtà sociale. Nell’educazione delle figlie, non mancava di spiegare che quando si ha davanti un problema, non ci si siede a lamentarsi ma ci si alza e si fa qualcosa.
    Una volta cresciute, una delle due ragazze è assurta ad una delle più alte cariche dell’Amministrazione americana.
    Non escludo che anche da noi ci sia gente capace di fare altrettanto. Ma forse sono solo “mosche bianche”.

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