La Nostra Libertà domani in piazza per la delocalizzazione del porto di Salerno

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“Furono raccolte migliaia di firme quattro anni fa per la delocalizzazione del porto commerciale, oggi riprendiamo il percorso per la Città del mare”. Lo affermano in una nota Francesco Vota, dirigente de La Nostra Libertà, e l’avv. Antonio Cammarota, candidato sindaco, i quali sabato 20 Febbraio saranno presenti al gazebo organizzato da La Nostra Libertà in via Velia alle re 12.00 per presentare la petizione popolare per delocalizzare del porto. “Sono necessarie nuove opere, e questa è una grande occasione per ridiscutere tutto”, concludono Vota e Cammarota. “Delocalizzare il Porto vuol dire valorizzare la Città del Mare e creare lavoro per i nostri giovani”.

9 Commenti

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  • Ma questa iniziativa, sicuramente lecita e da molti condivisa, si caratterizza solo per il NO al porto o, nel chiederne la delocalizzazione, indica dove e come farla, i relativi costi, le implicazioni socio-economiche e ambientali, i tempi di realizzazione, gli assetti nelle fasi di transizione, ecc?

  • BOOOM !!!!!!!!! CAZZATA ATOMICA di stampo elettorale del martire della libertà ed accoliti . si parla di spostare un porto come si trattasse del trasloco di casa. con questi arruffapopolo la PREMIATA de Luca & co. ci toccherà per altri 20.

  • Bravi ! Finalmente: era ora !!! L’attuale ubicazione del porto commerciale ha strangolato Salerno. Svegliamoci

  • Puoi fare qualunque petizione, ma se non dici con quali soldi si potrebbe fare una operazione del genere alla fine sono solo sogni. Siccome parliamo di una quantità di Euro spropositata, non si capisce da dove verrebbero questi soldi e chi ce li dovrebbe mettere per lo sfizio di dare una presunta opportunità a qualcuno nell’area del futuro ex-porto. Salerno si conferma la capitale dei sogni irrealizzabili, campa di sogni, non è concreta e non lo sarà mai

  • I commenti di cui sopra sono sicuramente più concreti e realistici delle fantasiose proposte di chi continua a perorare la causa della delocalizzazione del porto commerciale e procede a raccolte di firme, immagino senza dare esplicite indicazioni su cosa comporta una operazione di tal genere. Quello che sorprende è che i tanti firmatari o non si pongono il problema o non sono in grado o non vogliono interrogarsi sulle reali conseguenze derivanti da una tale iniziativa, qualora dovesse divenire effettiva.
    È imperativo che chi la sponsorizza e se ne fa portavoce renda edotta l’opinione pubblica su tutti gli aspetti del problema, ad iniziare dal sito dove avverrebbe la delocalizzazione.
    Questa rubrica è aperta ai commenti dei lettori e accoglierebbe, ritengo, volentieri un intervento chiarificatore.

  • Solo una gigantesca speculazione edilizia post-delocalizzazione potrebbe far sì che escano fuori i soldi per la delocalizzazione: i soldi ce li metterebbero i numerosi palazzinari che vogliono costruire un giardino dell’eden con villette, palazzine, viali, roba fichissima stile Barcellona sull’attuale area del porto, oltre l’area del Crescent e fino alla Baia. Certo l’Europa non ti dà i soldi per un capriccio di questi, e in più ti dirà “a che cacchio l’hai fatto a fare sto tunnel?”. Ah, per i palazzinari, giusto.

  • Pur essendo un pò immaginifico il commento di “Speculatie” denota un tentativo di approccio più concreto al problema. E’ una visione prospettica dell’eventuale dopo delocalizzazione che si presenta sotto una luce molto onerosa e complessa, tale da richiedere capacità realizzative di un novello Aga Khan.
    Giusto anche l’interrogativo sul tunnel. Sarebbe ancora così necessario?
    In questa visione immaginifica manca però un elemento importantissimo. Che ne facciamo di moli, banchine, gru e attrezzature varie che ora danno forma e vita al porto commerciale?
    Le trasferiamo altrove, ma dove per favore?

  • Il dove è sempre lo stesso di cui si parla da decenni: nel comune di Salerno ma più a sud possibile, coinvolgendo anche il comune confinante.

    Ti volevo anche dire che il tutto non è tanto “immaginifico”: so di un progetto del genere da non meno di 30/35 anni. Non arriva mai concretamente in un PUC perché è talmente megalomane che non basterebbe una generazione per realizzarlo, quindi credo che si siano accontentati di quel semicerchio per dire ai posteri: osate voi, noi ci siamo fatti vecchi a botta di (continua Marziano per me).

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