USB Salerno: assistenza ad anziani disabili e malati psichici ad un anno da inizio covid

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È trascorso un anno dall’emanazione del primo DPCM, attraverso cui venne stabilita la chiusura alle visite dei famigliari nelle strutture residenziali per anziani, disabili e malati psichici.

Un provvedimento drastico nel pieno della pandemia, i cui ricordi sono vivi in tutti noi, a dimostrazione della fragilità di questi servizi.

I morti parlano chiaro.

Servizi dimenticati e lasciati nelle mani di politiche gestionali esclusivamente basate sul profitto, in cui il benessere del malato è stato accantonato.

A distanza di un anno che cosa è cambiato nella gestione e nella cura offerta alle persone più fragili?

Assolutamente nulla!

I problemi sono sempre gli stessi, a cui il mondo politico e amministrativo non sembra voler dare un cambio di rotta, riportando al centro dell’interesse collettivo, il diritto del malato e dei lavoratori che se ne prendono cura, attraverso politiche d’investimenti pubblici.

Come comitato “Libro Verde” USB – Pensionati siamo assolutamente favorevoli all’apertura delle visite dei familiari, con il presupposto inamovibile che ciò avvenga in totale sicurezza, attraverso la predisposizione di spazi e locali adatti; condizione purtroppo non possibile in tutti i servizi.

Bisogna ricordare che la maggioranza delle attuali “residenze protette”, presenti in tutto il territorio nazionale non posseggono i criteri adatti, essendo strutture vecchie e fatiscenti.

La maggioranza degli anziani ricoverati sono soli, oppure non hanno una rete famigliare tale da garantire la presenza costante nella vita del paziente.

Questo avviene chiaramente perché è cambiata la vita di tutti, in una società in cui andiamo sempre di corsa, costretti a vivere a ritmi sempre più frenetici, che impediscono i rapporti umani e l’impoverimento sempre maggiore della popolazione. Un dato importante per comprendere il mondo delle strutture residenziali soprattutto delle CRA – RSA.

Le strutture residenziali non devono essere la sola e unica soluzione per la cura.
Tutto deve partire dalla medicina territoriale, dalla cura e assistenza presso il proprio domicilio, attraverso il potenziamento e integrazione di questi servizi.

Al contempo l’assistenza domiciliare deve essere attuata dove sono presenti le condizioni idonee: ambientali e cliniche del malato. Molto spesso però le patologie geriatriche sono sempre più complesse, che necessitano di assistenza sanitaria sempre più articolata e quindi non può essere erogata al proprio domicilio, ma in strutture attrezzate.

Tante sono le storie di famiglie costrette a svendere quelle poche proprietà, come la casa dei genitori, o indebitarsi per rivolgersi al badantato (altra frontiera di sfruttamento) perché le famiglie sono lasciate sole.

Attualmente il massimo di assistenza domiciliare erogata è di poche ore giornaliere.

Tutto questo ha solo una responsabilità ben precisa:

27 miliardi di euro tagliati alla sanità negli ultimi 10 anni, la riforma del titolo V° della costituzione con la regionalizzazione del Sistema Sanitario, il pareggio di bilancio inserito in costituzione (governo Monti) che impedisce investimenti nei servizi pubblici essenziali, con i risultati noti.

Per noi è fondamentale unire le rivendicazioni dei familiari, dei pazienti e dei lavoratori: innalzare i parametri assistenziali aumentando il personale impiegato applicando ad essi contratti di lavoro migliori degli attuali. È l’unico strumento atto a garantire il vero diritto alla cura.

Per questo il Comitato Familiari e Operatori “Libro Verde” per mantenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica sull’assistenza ad anziani disabili e malati psichici, in occasione del 5 Marzo invita a partecipare all’incontro che si terrà in diretta, sulla pagina facebook del libro verde con il contributo di diversi relatori.

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