A dirlo è Sergio Abrignani, immunologo all’Università di Milano e membro del Cts, in un’intervista a La Repubblica. “Il fatto che i casi generalmente non siano gravi – ha aggiunto – ci fa ben sperare sul fatto che i vaccinati non si ammalino in forma severa. Anche se la variante indiana dovesse arrivare qui, quindi, probabilmente non metterebbe sotto pressione il nostro servizio sanitario.
Sappiamo che contro le varianti che conosciamo, la prima dose dà già una copertura compresa tra il 60 e il 70 per cento. Per l’indiana i dati sembrano più bassi.
Dobbiamo capire che stiamo convivendo da tempo con un brutto virus, ci stiamo adattando a ciò che fa lui. L’importante adesso è vaccinarsi più in fretta possibile sperando di evitare la nascita di varianti peggiori dell’indiana”.
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