Luoghi persi nel silenzio (di Vincenzo Capuano)

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Si respira sempre un’aria particolare in quei luoghi persi nel silenzio. Case deserte, porte scardinate, qualche suppellettile sgangherata in stanze semibuie, locali anneriti dal fumo, muri dai colori sbiaditi o semplicemente di pietra e vicoli muti che ti conducono in spiazzi in cui ascolti l’eco lontano del vociare dei bambini.

Mi affascinano particolarmente questi paesi abbandonati, dove gli uomini sono un ricordo e la memoria satura ogni luogo.

Recentemente in una delle incursioni fatte in val d’Agri, in compagnia del mio amico Pasquale siamo stati in uno di questi paesi fantasma: Alianello.  È uno dei borghi non più abitati della Basilicata, accoccolato su un aspro sperone di roccia, ben visibile per chi percorre la strada Fondo Valle dell’’Agri. Abbiamo respirato a pieni polmoni, ascoltato il fruscio del vento, discusso di quello che probabilmente è stato il passato, di contadini, di lavori pesanti, di povertà, di riscatto, del terremoto dell’80 che ha scritto definitivamente la parola fine.

A zonzo tra i vicoli mi sono tornati in mente i tanti altri borghi abbandonati visitati tra Campania e Basilicata.  Craco, sicuramente il più famoso; un suo scorcio, tra l’altro, fa da copertina al mio romanzo “Zero non esiste. Ritorno in Val d’Agri”.

Il paesino è da visitare con estrema lentezza, alla ricerca delle suggestive atmosfere arcaiche. Mi sono sentito rapito dalla incantevole Roscigno Vecchia; indimenticabile l’ampia piazza con la chiesa settecentesca di San Nicola, la bella fontana di pietra, le case e botteghe con scritte sbiadite che ricordano i lavori di un tempo. Ancora: Romagnano al Monte (suggestiva la vista dalla strada E847 che conduce da Sicignano a Potenza per diventare poi Basentana; il paese pare sospeso su uno spicchio di cielo, pronto a tuffarsi nel vuoto).

E poi il Rione Casale di Armento, il centenario palazzo di Terenzio Lucano e gli stretti vicoli tra i quali Giovanni Saponara mi ha raccontato del recente passato, che ha visto la gente lentamente andare via. E ancora: Conza, S. Severino di Centola, S. Giovanni di Tresino e Gallicchio Vecchio con la Cappella della Madonna del Carmine.

Poi la mente si è persa in un gioco. Ho cercato di analizzare la quiete, come se fosse composta da mille sfaccettature che si rincorrono come le immagini di un caleidoscopio. Questo gioco surreale inaspettatamente mi ha condotto a pensare come sia convinzione radicata che le situazioni stressanti mettano a dura prova il cuore.

I meccanismi alla base della connessione stress/eventi cardiovascolari restano però in gran parte ancora non ben definiti.   Una recente ricerca, pubblicata sulla rivista Hypertension, suggerisce un possibile ruolo per gli ormoni dello stress (catecolamine e cortisolo) nella patogenesi dell’ipertensione e, di conseguenza, delle malattie cardiovascolari.

Questo studio ha evidenziato come il rischio di ipertensione aumenti al raddoppiare dei livelli di ormoni quali: norepinefrina, epinefrina, dopamina e cortisolo.

Indubbiamente la ricerca apre nuove prospettive diagnostiche e terapeutiche, soprattutto se si considera che lo stress psicosociale è un fattore personale spesso difficile da valutare in modo oggettivo, viceversa la misurazione di catecolamine e cortisolo nelle urine potrebbe contribuire a identificare individui che necessitano di un’attenzione speciale nella prevenzione dell’ipertensione.

Ritorno al presente, ad Alianello. Ci soffermiamo su alcuni particolari del paese poi ammiriamo la valle, cerchiamo di riconoscere i paesi lontani. Infine, mentre ci allontaniamo dalle case dirupate per lasciare nuovamente il paese ai suoi fantasmi, ci ritornano in mente i momenti di un’altra escursione trascorsi nel Museo Archeologico Nazionale della Basilicata “Dinu Adamesteanu” di Potenza, dove abbiamo ammirato tra le tante cose gli antichi reperti ritrovati proprio ad Alianello, in località Cazzaiola; Pasquale ricorda, in particolare, le peculiarità dei corredi ammirati nella sala dedicata ai vestiari Enotri (antica popolazione dell’Italia preromana stanziatasi in Italia meridionale, attorno al XV secolo a.C.),   di Alianello e Guardia Perticara.

Riprendiamo l’auto, per pranzo abbiamo prenotato al Ristorante “La Villetta” di Roccanova, degli amici Appella. Lungo la strada godiamo di un paesaggio unico, tra i più belli della Basilicata, quello di Sant’Arcangelo, nei pressi dell’Abbazia S. Maria d’Orsoleo.

Ed eccoci seduti, in un ambiente accogliente. La signora Angela ci propone Raskatiell con Sauza ca coscia. Ce ne porta una quantità che sfamerebbe un regimento. Straordinari. I “Raskatiell”, sono dei cavatelli fatti in casa ad otto dita (la signora ci mostra le dita mentre spiega).

La “Sauza ca coscia” è una salsa fatta con pomodori essiccati al sole (che ricordano la forma di coscia di donna) e conservati sott’olio, peperoni secchi e peperoncino piccante.

È una salsa già pronta che ogni contadino conserva in casa da usare quando in fretta si vuole preparare un buon piatto, ci racconta ancora Angela. Non manca il vino, ovviamente Grottino di Roccanova.

di Vincenzo Capuano

 

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