Ma basta un’ordinanza per porre fine allo spettacolo? (di G. Fauceglia)

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Come è noto il Tribunale Amministrativo Regionale ha accolto il ricorso del Governo e di alcuni privati cittadini contro l’ordinanza n. 1/2022 della Regione Campania, che aveva disposto, a causa dell’emergenza Covid-19, lo stop alle lezioni in presenza, fino al 29 gennaio, per le scuole materne, elementari e medie.

Quello che qui interessa esaminare non sono tanto le ragioni giuridiche che hanno condotto il TAR Campania ad accogliere i ricorsi (tra le quali risalta la mancata qualificazione della Regione tra le cc.dd. zone rosse, che solo potrebbe consentire la deroga alla legislazione generale), quanto le ulteriori considerazioni di fatto, le quali hanno consentito di pervenire al giudizio negativo sull’atto impugnato.

In primo luogo, è rimasta prevalente la irragionevolezza della misura adottata con la “chiusura delle scuole”, in assenza di ulteriori misure restrittive di altre attività, così concentrandosi il provvedimento (per ora, sospeso) sulla “sola frequenza scolastica rispetto alla quale, difformemente dalle scelte legislative, è  stata privilegiata l’opzione zero”.

In sostanza, la Regione ha compiuto la scelta più facile e di maggior impatto mediatico – quello preferito proprio da chi non ha una visione ampia del problema – senza adeguatamente aver soppesato le altre soluzioni possibili.

Innanzi tutto, sembra emergere che la prevista emergenza sanitaria, collegata al diffondersi del virus nelle sue diverse configurazioni e all’affollamento degli ospedali, non può costituire valido elemento giustificativo del provvedimento.

In sostanza, si sottende che l’evidente difetto di programmazione della sanità pubblica non è dato esclusivamente  connesso  agli eventi pandemici, ma è una deficienza – direi storica – del nostro sistema regionale.

Non resta, poi, del tutto ininfluente la circostanza, ripetuta con forza dal Presidente del Consiglio e dal Ministro dell’ Istruzione Patrizio Bianchi, che la paventata chiusura delle scuole non impedisce affatto agli stessi studenti di recarsi la sera in pizzeria o di affollare i luoghi della movida.

In sostanza, si ritiene che la didattica a distanza (DAD) abbia accresciuto le diseguaglianze educative, e aumentato il divario tra alcune zone, specie del Mezzogiorno, e le restanti parti del Paese. Già questo avrebbe dovuto essere un buon motivo per escludere (o meglio soppesare) un provvedimento tanto invasivo, come quello disposto dalla Regione.

E poi, vogliamo considerare che niente è stato fatto per ridurre davvero i contagi, basti pensare alle Luci di Artista (si fa per dire !!), che hanno sicuramente favorito la “calata” di sedicenti turisti nella nostra Città. Sorge, allora, il dubbio che si voglia cavalcare la crisi pandemica, per nascondere i problemi veri (ad esempio, le deficienze delle strutture sanitarie, variamente manifestatesi anche in occasione della recente campagna vaccinale; o la mancata predisposizione di un “piano trasporti”) e per ingraziarsi la pubblica opinione con dichiarazioni e provvedimenti “ad effetto esclusivamente mediatico”.

E che dire della cronica deficienza di “nidi” o di scuole materne che, in costanza del provvedimento sospeso, avrebbero gettato nella più cupa disperazione i genitori impegnati nel loro lavoro, comportando un effetto a catena su altri comparti (in sostanza, almeno un genitore si sarebbe dovuto assentare dal lavoro, con bambini frequentanti le scuole primarie e le prime classi delle medie !!).

Non si nega, con questo, che il diffondersi del contagio non possa, in qualche modo, essere favorito dalla frequenza scolastica, ma ritenere che il semplice stop delle lezioni, in assenza di qualsiasi altra misura, possa risolvere il problema è un’opzione, come la definisce il TAR, davvero irragionevole.

Giuseppe Fauceglia  

3 Commenti

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  • Come la bassa marea porta allo scoperto quel che è nascosto sotto il pelo dell’acqua, così questo virus ha portato allo scoperto quanto siano fragili e fatiscenti i servizi pubblici essenziali. La gestione delle risorse, dispersiva, sempre emergenziale, senza il progetto avente l’obiettivo del loro consolidamento e rafforzamento, utilizzate spesso con logiche autoreferenziali, sta portando il paese ad un’arretratezza sempre più profonda rispetto ai problemi generatesi da avversità politiche, ambientali, sanitarie, energetiche, economiche, sociali. Le strutture pubbliche si rivelano enormemente inadeguate a fronteggiare gli eventi. Ovviamente rispondere alla domanda: di chi è la colpa? è esercizio inutile, il colpevole resta sempre incognito, secondo la moderna filosofia dello scaricabarile: prendersi tutti i meriti, ma nessuna responsabilità personale. Non c’è pezzenteria senza difetto.

  • Sono d’ accordo con il prof fauceglia e con il lettore che ha risposto.Tuttavia non vi siete posti una domanda: perché la gestione dei rifiuti e della sanità in Campania e sempre in emergenza? Non parliamo poi della gestione Covid Risposta perché da questa mala gestio c e gente che ci guadagna logico! Le conclusioni le lascio a voi

  • Bravissimo dott. Fauceglia unica voce libera in questa Regione incapace di organizzare la sanita Campana, e la storia si ripete polica politicgessa del Nulla, un gruppo di fannulloni e sfaticato che non hanno mai dato nulla alla nazione solo i propri bisogni personali e familiari incapaci di esistere, e il popolo li continua a votare….. Alla fine resta sempre e solo il cemento palazzoni palazzoni e cemento con affari a gogò…

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