Le mutazioni del tessuto commerciale nei centri cittadini (di Tony Ardito)

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Negli ultimi dieci anni – dal 2012 al 2021 – si è assistito a un profondo cambiamento del tessuto commerciale delle città, con una tendenza alla riduzione progressiva.

Infatti, hanno chiuso 85mila negozi al dettaglio e quasi 10mila attività di commercio ambulante. In controtendenza, però, sono in crescita una parte delle attività di ristorazione, come quelle di street food e take away, e alcune tipologie di alloggio, quali i bed and breakfast e gli appartamenti per soggiorni brevi.

È quanto emerge dalla settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane, presentata dall’Ufficio Studi Confcommercio e realizzata in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne.

Per i 120 comuni sotto osservazione è stato analizzato – dal 2008 a giugno 2021 – l’andamento dello stock delle imprese del commercio al dettaglio, inclusi gli ambulanti, ripartito in 11 categorie merceologiche, e dei settori degli alberghi e delle attività di ristorazione. I consumi si collocano sotto i livelli del 1999 e il medesimo parametro in termini pro capite, sotto i valori del 1998.

La dinamica dei pubblici esercizi resta positiva, anche se la qualità dell’offerta, causa effetto composizione, rischia di deteriorarsi. Va benissimo l’accentuazione della vocazione turistica dell’Italia nell’ultimo decennio, pur se tra mille difficoltà.

C’è da capire la dinamica dell’aggregato bar e ristoranti; separando i bar dal resto, questi appaiono in riduzione piuttosto netta ed è quasi doppia, negli ultimi due anni, nei centri storici delle città d’arte rispetto agli altri centri storici.

Tuttavia, c’è qualche punto interrogativo sul fatto che il numero di alberghi in senso lato nei centri storici del Mezzogiorno sia cresciuto dell’89,3% contro un più normale 34% del Centro-Nord. Stessa cosa per le periferie, nonché per bar e ristoranti: Confcommercio ipotizza che potrebbero esserci problemi di qualità dell’offerta.

A crescere sono le strutture di alloggio tipo B&B o appartamenti per soggiorni brevi o di altro genere, mentre gli alberghi veri e propri sono fermi. Nei centri storici delle città, soprattutto quelle più vocate al turismo, alla riduzione degli esercizi commerciali la pandemia ha inflitto il fenomeno del tutto nuovo della riduzione degli alberghi, favorendo un impetuoso incremento delle altre attività di alloggio.

Ciò detto, la domanda che d’ora in avanti al netto di analisi, statistiche e previsioni varie, più o meno indovinate e/o incoraggianti, tutti noi ci porremo su questo e su tanto altro è: “Ma cosa mai potrà riservarci il futuro?…”

di Tony Ardito

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