L’Ic Picentia accoglie 11 bambini ucraini, per i nuovi allievi lezioni di italiano e un percorso di integrazione

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A lezione di accoglienza. Sono 11 i bambini ucraini, di età compresa fra i cinque e i 12 anni, accolti dall’istituto comprensivo Picentia di Pontecagnano Faiano.

Per i nuovi alunni, cinque bambini e sei bambine, la scuola ha predisposto uno specifico percorso di integrazione, a partire dal corso di italiano L2, già previsto per gli altri alunni stranieri iscritti, necessario per consentire loro di affrontare il nuovo corso di studi.

A tutti è stato, inoltre, garantito, da parte del Comune di Pontecagnano Faiano, il servizio di scuolabus, per agevolare la frequenza scolastica.

Arrivati in Italia per sfuggire alla guerra, i bambini in questi giorni sono in fase di inserimento nelle classi dei tre ordini di scuola: un bimbo nella scuola dell’Infanzia, sei iscritti alla Primaria, quattro nella Secondaria di primo grado. Nella maggior parte dei casi si tratta di bambini e ragazzi, provenienti da Leopoli, Chernobyl e Zhytomyr, che si sono ricongiunti con familiari già residenti nel comune dei Picentini.

«È fondamentale garantire a questi bambini un inserimento sereno a scuola – commenta la dirigente scolastica Ginevra de Majo – che li riporti alla normalità e li sostenga nell’integrazione in una nuova comunità. Gli alunni della Picentia hanno accolto i nuovi compagni con entusiasmo e allegria. Le attività di intercultura, già presenti nel curricolo di istituto, vedranno coinvolti prioritariamente questi nuovi compagni, per facilitare la conoscenza reciproca e l’inserimento nelle classi».

All’arrivo, l’intera comunità scolastica ha dato loro un corale benvenuto: alunni e docenti hanno assistito alla proiezione di un video con immagini della guerra in atto, affacciati sull’atrio della Picentia, decorato con bandiere ucraine e simboli di pace realizzati dagli alunni.

Alcuni allievi che parlano ucraino hanno fatto da interpreti traducendo il messaggio di benvenuto della dirigente: «Profugo non è solo colui che è costretto ad abbandonare la propria terra a causa della guerra, ma è letteralmente colui che “fugge verso”, ovvero che cerca una nuova vita, e spera in un futuro diverso».

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