Il gioco d’azzardo (di Cosimo Risi)

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Ora che Emmanuel Macron resta all’Eliseo per altri cinque anni e che, a sentirlo, ha appreso dagli errori del primo mandato, l’Unione europea ritrova il leader perduto con le dimissioni di Angela Merkel. Può giocare al tavolo del poker senza praticare il buio. Vede le carte degli altri giocatori solo se ha in mano un punto che ragionevolmente  farebbe vincere il piatto.

La vicenda Russia – Ucraina pare un gioco d’azzardo in corpore vili: danni palesi a milioni di persone; rischi per l’intera umanità che rilegge i libri di storia su Hiroshima e Nagasaki. Il confine fra belligeranti e quasi co-belligeranti è incerto, labile è la zona cuscinetto fra il teatro di guerra e i paesi NATO.

Lo sconfinamento di un battaglione, di una nave, di un aereo, accidentale o volontario che sia, rientra nell’ordine delle probabilità e innescherebbe una reazione a catena di difficile controllo.

Antonio Guterres si muove finalmente da New York alla volta delle due capitali in conflitto per portare la voce dell’ONU, finora silente se non per le lamentazioni di rito, ai due belligeranti. Il compromesso è inevitabile. L’alternativa sarebbe una guerra di lunga durata, con la scia altrettanto lunga di vittime e distruzioni e, soprattutto, d’instabilità globale.

Fra le promesse della campagna elettorale è quella di riannodare il dialogo con il Presidente russo. Macron era stato fra gli ultimi leader a recarsi a Mosca e fra gli ultimi a telefonare a Putin, nel vano tentativo di indurlo alla ragione. Agiva con la precarietà del candidato in attesa di reinvestitura e contro una rivale che, con Mosca, vanta un rapporto consolidato quanto opaco. Ora può agire con la pienezza dei poteri e rappresentare il punto di vista europeo sulla crisi.

Mostra la corda la narrazione che l’Ucraina starebbe per vincere perché la Russia non è riuscita a vincere subito. I rapporti di forza sono tali da rendere poco probabile un esito del genere. L’incertezza sul campo non riflette ovviamente le ragioni giuridiche: non v’è alcun dubbio su chi sia l’aggressore e chi l’aggredito.

A Bruxelles si rincorrono gli interrogativi, e dal dubbio alla riserva il passo è breve. Il nuovo pacchetto di sanzioni, comprensivo del bando a petrolio e gas, fatica ad essere approvato. La Bundesbank calcola la perdita di ricchezza per la Germania se dovesse rinunciare di colpo alle forniture di gas russo.

E se si pensa che proprio alla Germania si chiederà il massimo sforzo per riarmare l’Europa e finanziare la ricostruzione dell’Ucraina, si comprende l’esitazione del Cancelliere federale a dare il via libera a misure così restrittive. Il loro effetto sull’economia russa è da dimostrare, mentre è sicuro l’impatto sull’economia tedesca e, per traslato, sull’economia europea.

Il Consiglio europeo sarà chiamato a valutare dove si colloca l’Unione nella nuova temperie internazionale. Il mondo è diverso da quello che immaginavamo quando ricevemmo il Nobel per la pace dieci anni fa. Il mondo è in subbuglio e pare dimentico delle buone regole del diritto internazionale quali incarnate nell’ONU. La logica di potenza riprende fiato. Si torna alle zone di influenza ed alle linee rosse da non valicare.

Il messaggio che il Presidente cinese lancia dall’ultimo foro asiatico è chiaro. Quello che Xi jinpeng chiama il vecchio unilateralismo deve lasciare il posto al nuovo multipolarismo: ciascuna potenza conservi il suo status e meriti il rispetto. Solo questo equilibrio garantisce il perdurare della cooperazione.

Il punto per l’Unione è sempre lo stesso. Se nell’ordine che si sta delineando intende avere un posto e in quale fila. I biglietti più costosi sono per la platea, altrimenti ci arrampichiamo sul loggione per applaudire o biasimare a comando.

di Cosimo Risi

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