Il festival dell’afasia (di Giuseppe Fauceglia)

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In questi giorni, nel più assoluto disinteresse per la drammaticità degli eventi, abbiamo assistito, attoniti, al Festival dell’afasia da overdose di parole prive di ogni senso. Salvini, Conte, finanche l’indignato speciale Di Battista (il “Che de’noantri”, che addirittura prepara, nella sua inconsistenza propositiva, una “visita” in Russia !), hanno riempito schermi televisivi, pagine di giornali e social di un parlare senza alcun dire. Siamo ormai abituati alla giostra delle parole del giorno prima, che il giorno dopo si smarriscono nella nebbia di un popolo che non ha più memoria.

L’Italia è ricca di (ex)fascisti che adorano Putin per il suo tratto autoritario; di (ex)comunisti che conservano integra la loro venerazione per la Russia; di cattolici dell’ultima ora che concepiscono la storia non come risultato dell’agire degli uomini, ma come manifestazione del disegno divino che sovrasta la libera determinazione di un popolo; di cittadini preoccupati seriamente per l’aumento vertiginoso del prezzo del gas e dell’energia, ai quali nessuno ha ancora spiegato che questi aumenti non sono il risultato della guerra, ma della politica di aggressione preparata, con la complicità di alcune ben note forze politiche e dei governi nazionali, nel corso di decenni da Putin sui mercati occidentali, nel tentativo di indebolirne la capacità espansiva, profittando dell’apice dell’ipocrisia climatica che ha caratterizzato questi ultimi anni.

Vi sono, poi, i giornalisti, del più vario genere  (penso, a Giletti, Brindisi e Giordano), che hanno dato fiato nel nostro Paese alla propaganda di Putin e del suo ministro Lavrov, per i quali la menzogna è il cuore della loro formazione e rappresenta uno strumento naturale di comunicazione. Nessuno ha inteso evidenziare che la religione delle armi, assorbita dai ragazzi russi fin dai primi cicli scolastici, costituisce il fondamento del patriottismo imperiale, e resta il principio su cui Mosca fonda la propria idea di deterrenza, coronata dall’eccesso di atomiche.

Non è stato dato conto dei veri e propri crimini di guerra consumati in Ucraina dall’esercito russo, della deportazione di migliaia di cittadini ucraini nelle zone più lontane della Federazione russa, dei bombardamenti di popolazioni civili, della morte di centinaia di bambini, della catastrofe alimentare mondiale provocata dai russi con il blocco dei porti sul Mar Nero, degli stupri di massa, delle torture, delle esecuzioni. Ciò, naturalmente, non significa ignorare le ragioni storiche di questa guerra, ma le “spiegazioni” devono oggi, necessariamente, cedere il passo alla “condanna” dell’aggressore.

I 5Stelle hanno tentato in questi giorni, pur di recuperare qualche voto in quella galassia indistinta, di mettere in discussione le alleanze e l’appartenenza dell’Italia all’ Unione Europea, nel contesto di un pacifismo posticcio di un ex premier rancoroso che ha firmato con Trump l’impegno ad accrescere la spesa militare italiana fino al 2% del Pil.

Non si è percepita nelle vuote parole di questi giorni la sensazione di un vero e nobile dibattito sulla politica estera, e tutto ciò nell’imbarazzante silenzio di Conte e di Salvini a fronte dell’endorsement proveniente dagli aggressori dell’Ucraina. E’ stata completamente dimenticata la regola che non si cambia posizione nel pieno di una guerra, per altro smentendo tre mesi dopo la mozione approvata in Parlamento e dopo averla votata a larghissima maggioranza.

I 5Stelle e parte della Lega hanno tentato di trasformare l’Italia in un paese da operetta, avvalorandone un’immagine sbiadita nel panorama internazionale, profittando della grave situazione attuale per meri calcoli di bottega, accrescendo quella crisi delle democrazie occidentali con un’ondata di radicalismo, tanto caro a Putin. Un giorno, se qualcuno vorrà (ma ne dubito seriamente) potremmo scoprire l’origine, forse non del tutto disinteressata, di queste posizioni.

Giuseppe Fauceglia

2 Commenti

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  • Sì, ma qua zitti zitti stanno facendo passare una secessione soft, e nessuno dice niente. L’autonomia differenziata è la fine dello stato unitario

  • il professore inizia sempre volando alto: “il festival dell’afasia” ma dopo le solite incursioni con bombardamento a tappeto su lega e 5s, che appoggio, ma per motivi diversi dai suoi, precipita nella banalità : “i bimbi morti e i deportati” senza indicare quale guerra dimenticata dalla Storia sia stata esente da queste bestialità.
    E finalmente, da consumato pilota di idrovolante atterra(ammara), fra gli applausi dei passeggeri(lettori) nella palude del complottismo.

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