La carriera di Boulaye Dia: dai provini sfortunati al gol in semifinale di Champions League
Boulaye Dia nasce a Oyonnax, un piccolo comune della Francia orientale, più precisamente nella regione dell’Auvergne Rhône-Alpes, il 16 novembre 1996, da madre e padre senegalese, ex calciatore dilettante, ultimo di quattro figli. Sin da piccolissimo anche lui sembra voler ripercorrere le orme paterne, tentando il tutto per tutto per sfondare nel mondo del pallone, ma la strada si rivela essere in salita sin da subito. Il giovane Dia, infatti, come riportato dal portale Gianlucadimarzio.com, si trova a fare tre provini con club importanti che per un motivo e per un altro non vanno come ci si aspettava, ostacolandone il percorso di crescita. Il primo col Saint-Etienne, in particolare, non arriva mai a svolgerlo per un danno alla vettura del padre che gli impedisce di raggiungere l’appuntamento. Il secondo col l’Olympique Lione sembra andare meglio, ma viene scartato alla fine in seguito a una radiografia al braccio, che rivela una consistenza ossea inferiore a quella del diretto concorrente per vincere il provino, mentre il terzo in Galles viene rovinato da un’intossicazione alimentare. Una serie di episodi che avrebbero potuto ostacolare chiunque ma non lui, che si rimbocca le maniche lavorando come elettricista e accettando l’offerta del Jura Sud, squadra di quarta divisione francese che gli offre una chance di mettersi in gioco e di allenarsi dopo i turni lavorativi.
Il campionato va più che bene, e Dia totalizza 15 gol in 21 partite, dando sfoggio di tutta la propria prorompenza fisica e tecnica. Tant’è che queste prestazioni gli valgono la chiamata dello Stade Reims, club della Ligue 1 che gli fa firmare il primo contratto da professionista senza sostenere alcun provino. Una fiducia incondizionata ben ripagata dal giocatore, il quale dal 2018 al 2021 totalizza 88 presenze condite da 28 gol e 3 assist, sbocciando definitivamente e conquistandosi la chiamata della Nazionale del Senagal, preferita a quella della Francia per l’origine dei propri genitori. Scelta che gli vale anche la convocazione all’ultima edizione della Coppa d’Africa, vinta proprio dalla sua selezione, con la quale finora ha totalizzato 17 presenze e 2 gol. Il tutto prima della storia recente e dell’occasione più importante regalatagli dal Villarreal lo scorso anno: con la maglia gialla Dia si consacra definitivamente a livello internazionale, fornendo un assist per Gerard Moreno in finale di Supercoppa Europea contro il Chelsea e realizzando, tra i 7 gol totali, uno in semifinale di Champions League contro il Liverpool, anche se illusorio e inutile ai fini del risultato finale. Ciò non toglie, tuttavia, tutto ciò che col tempo questo giocatore è saputo diventare col duro lavoro e la sempre crescente voglia di emergere.
Con l’acquisto di Boulaye Dia la Salernitana si assicura il perfetto sostituto di Milan Djuric, partito in direzione Hellas Verona. Pur essendo più basso del bosniaco, 1,99 metri contro 1,80 metri, l’attaccante franco-senegalese, come accennato, è riuscito a farsi strada nella propria carriera per la propria fisicità ma anche per la buona tecnica ed efficacia sotto porta, con caratteristiche quindi diverse rispetto all’ex numero 11 granata. Pertanto l’ormai ex Villarreal è a tutti gli effetti una prima punta pura, che però in sporadiche occasioni è stato anche impiegato come ala destra dell’attacco, dimostrando di trovarsi bene anche lì visti i 5 gol realizzati tra Stade Reims e “sottomarino giallo”. Numeri e statistiche che non possono non ingolosire i fantallenatori alla ricerca di soluzioni low cost per la propria rosa.
Di conseguenza appare palese il fatto che Dia possa sin da subito imporsi nell’undici titolare insidiando il posto di Federico Bonazzoli in primis ma anche di Erik Botheim. Entrambi gli attaccanti, nella prima uscita contro la Roma, anche se non sempre riforniti a dovere dai propri compagni, hanno dimostrato di avere ancora bisogno di tempo per trovare la giusta amalgama, e avere in squadra un altro potenziale competitors oltre al cileno Diego Valencia non può che stimolare ad aumentare la voglia di far bene e di guadagnarsi la fiducia del proprio allenatore e una maglia da titolare per tutti e quattro, senza dimenticare anche la presenza di un mostro sacro come Franck Ribery, chiamato a fare anche da “chioccia” ai suoi compagni più giovani. Mantenere la Serie A sarà un compito arduo dopo la tanata fatica dello scorso anno, e con altre 37 partite da giocare avere più frecce nel proprio arco non può che essere solo un vantaggio per la Salernitana.
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