Legambiente: Premiati gliAmbasciatori dell’Agroecologia in Campania

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La transizione in agricoltura passa attraverso la sostenibilità. Per rispondere in maniera adeguata ai consumatori che chiedono prodotti più sani e per fare fronte alla sfida epocale dei cambiamenti climatici serve creare un nuovo modello agricolo ed economico, capace di intrecciare innovazione e ricerca. E l’agroecologia può diventare elemento strategico contro la crisi climatica ed energetica per un cibo più sano, pulito ed etico. Con testimonianze, contributi, dati e approfondimenti scientifici, si è svolta a Napoli il Forum sull’Agroecologia Circolare di Legambiente Campania per discutere sulla necessità di una vera rivoluzione nell’ambito del settore agricolo, in linea con l’esigenza di una transizione ecologica per l’intero Pianeta e di una PAC che risponda davvero all’urgenza di un modello produttivo capace di porre l’agroecologia al centro.

In Campania- scrive Legambiente- la superficie agricola utilizzata è di 516 mila ettari in diminuzione del 6,2% rispetto al 2010 (Istat). Cresce però la superficie biologica che dai 64 mila ettari del 2020 mostra un incremento del 55% arrivando a toccare quota 100 mila ettari a coltivazione biologica, una crescita ben al di sopra della media annua (Sistema di Informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica per il Mipaaf). Un settore agricolo che sa innovarsi quello della Campania che, infatti, è tra le prime cinque regioni italiane per numero di aziende, ben 79 mila, che hanno effettuato investimenti per innovare, cambiare la tecnica o la gestione della produzione. Ben il 7% del totale nazione e il 12% rispetto a tutto il Mezzogiorno, con investimenti soprattutto nel settore della meccanizzazione, dell’impianto e della semina, della lavorazione del suolo e della irrigazione.

“Bisogna ridurre l’impatto del settore sul clima e sulla perdita di biodiversità, rendendo il percorso verso la transizione non solo ambientalmente, ma anche socialmente ed economicamente sostenibile– dichiara Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania– Il made in Italy, in tal senso, può e deve diventare un pezzo importante sia nella produzione di un cibo sano e giusto in un’ottica che non abbandoni le strategie europee, sia della strategia energetica del Paese, per ridurre le emissioni e moltiplicare le rinnovabili. Sostenibilità delle filiere, riduzione delle emissioni di gas serra, tutela delle risorse naturali e della varietà genetica, lotta all’illegalità, bellezza del paesaggio e promozione del territorio: sono queste le sfide attuali a cui dobbiamo rispondere. Contemporaneamente, bisogna entrare sempre più nell’ottica di un’agricoltura multifunzionale in cui le rinnovabili, in primis agrivoltaico, impianti a biogas e biometano, possono giocare un ruolo strategico nello scenario attuale – conclude Mariateresa Imparato – Perché questo avvenga, però, vanno definite delle linee guida e scongiurati i preconcetti che potrebbero rallentare lo sviluppo.

Tra le priorità individuate da Legambiente, la valorizzazione della filiera corta e delle comunità locali, un Piano nazionale strategico della PAC più in linea con le strategie UE, l’adozione del PAN (il Piano nazionale di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari), l’approvazione della legge contro le agromafie, l’applicazione della legge sul biologico, norme più adeguate e uniformi per una realizzazione corretta e trasparente degli impianti a rinnovabili, in primis agrivoltaico, impianti a biometano e biogas. Un comparto quello del connubio tra energie rinnovabili e agricoltura che nei prossimi anni sarà sempre più centrale. Ad oggi in Campania, fonte Istat, sono 151 le aziende che hanno come attività connessa alla loro normale attività la produzione di energia rinnovabile solare, sono 21 le aziende che hanno invece la produzione di energia rinnovabile da biomasse, 9 quelle da energia rinnovabile eolica, 6 idroelettrica. Numeri che saranno sicuramente in crescita visti gli obiettivi di decarbonizzazione da raggiungere da qui ai prossimi anni.

Il forum di Legambiente è anche l’occasione per raccontare le storie di amministrazioni e di realtà rurali modello di buone pratiche, protagoniste del Premio agli Ambasciatori dell’Agroecologia, esempi concreti e modelli presenti nei territori che ci fanno comprendere come la transizione ecologica sia già realtà: Coop. Agricola Amico Bio – Santa Maria Capua Vetere (CE) Azienda Agricola D’Amore Francesco – Frignano CE Azienda Agricola Il Verro – Formicola CE Frantoio Nata Terra – Cellole (CE) Le Terre di Don Peppe Diana – Castel Volturno (CE) Istituto di Istruzione Superiore “Sannino – De Cillis” – Napoli Casa Setaro – TRECASE (NA) Locanda di Nonna Rosa – Somma Vesuviana NA Azienda Agricola San Salvatore 1988 – Stio (SA) Pizzeria Da Zero – Vallo della Lucania (SA) Vini Marisa Cuomo – Furore (SA) Azienda Agricola Iolanda Busillo – Eboli (SA) Azienda Agricola Ager – Somma Vesuviana (NA)

Durante il Forum, è stato presentato CAPon, il progetto realizzato nell’ambito del programma IMCAP dell’Unione Europea per approfondire con seminari, visite sul campo e giornate di sensibilizzazione le buone pratiche agroecologiche legate all’agricoltura biologica, alla lotta ai cambiamenti climatici, alla multifunzionalità e le opportunità messe in campo dalla PAC e dalle politiche europee per sostenere l’innovazione e la sostenibilità della filiera agricola.

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