Festa dei Popoli a Salerno: riflettori accesi sui migranti

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Si è svolta oggi,  in Piazza della Concordia, la 14° Festa dei Popoli. Organizzata dall’Ufficio Diocesano Migrantes in collaborazione con il Centro Missionario, la Consulta della Festa dei Popoli, la Caritas Diocesana ed i Missionari saveriani, la Festa dei Popoli si rinnova di anno in anno come occasione per partecipare a momenti di incontro tra esponenti delle diverse fedi, nella creativa espressione dei propri simboli etnici e culturali.

La Festa coincide con la 109ª Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato 2023. Una coincidenza che provoca la coscienza a formulare domande di solidarietà e giustizia ancora rimaste senza risposta, a fronte della sfidante compromissione con l’altro che arriva dal mare e da terra per chiedere ospitalità.

“Con lo stesso battito”: questo lo slogan/invito. L’evento è stato organizzato, come sempre, dall’Ufficio Diocesano Migrantes diretto da Antonio Bonifacio, che coordina la Consulta dei Popoli di Salerno, costituita dai rappresentanti delle 18 comunità di migranti presenti sul nostro territorio: Brasile, Cameroun, Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Filippine, Georgia, India, Indonesia, Marocco, Nigeria, Perù, Polonia, Romania, Ucraina, Thailandia, Tunisia, Venezuela.

“La Festa dei Popoli – scrive sui social Franco Picarone presidente della commissione bilancio della Regione Campania – è un luogo di incontro tra diverse fedi e culture, un’occasione di conoscenza tra comunità, in un clima di fraternità, di convivialità e di simpatia. E’ un’occasione per offrire al mondo l’immagine di una città che accoglie, capace di inclusione. Una comunità di popoli uniti nella diversità, perché sintonizzati sullo stesso battito umano.

L’Evento, organizzato in collaborazione con il Centro Missionario, la Caritas Diocesana e i missionari salesiani, è stato anche un momento di riflessione sul tema proposto da Papa Francesco per la Giornata del Migrante e del Rifugiato: “Liberi di scegliere se migrare o restare”, con il pensiero rivolto a quanti vivono nei propri paesi di origine il dramma della guerra e dei disastri naturali, a quanti arrivano nei nostri paesi sognando una vita migliore e soprattutto ai tanti che invece non ce l’hanno fatta.
L’incontro tra culture, fedi, persone di origini diverse, significa abbattere barriere e pregiudizi, accresce la cultura della tolleranza e dell’incontro. Il modo migliore per contrastare un mondo dove avanzano odio, violenze e guerre” – conclude Picarone.

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