La costituzione europea (di Cosimo Risi)

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Il titolo è ingannevole: come se davvero vigesse una costituzione europea. Che invece non esiste, il nome “costituzione” non può essere pronunciato impunemente in ambito europeo, susciterebbe le riserve dei sovranisti di ogni dove. Eppure l’Unione deve dotarsi della costituzione o non è. Peggio: con l’inerzia tipica delle organizzazioni, l’Unione continuerebbe ad esistere, ma deprivata di contenuto e infiacchita dai colpi interni ed esterni.

Un ventennio fa, il tentativo di Valéry Giscard d’Estaing e della sua Convenzione di promuovere una Costituzione per l’Europa fallì per le mancate ratifiche del pertinente Trattato. In Francia e nei Paesi Bassi, e cioè in due stati membri fondatori, il che la dice lunga delle resistenze anche presso gli insospettabili.

Il momento è venuto. E’ un’affermazione assertiva quanto necessaria. La campagna elettorale per il Parlamento europeo è già in corso con largo anticipo. Perché tanta fretta? Per ridefinire il profilo istituzionale e politico dell’Unione.

Bisogna rispondere alla candidatura dell’Ucraina all’adesione, al distacco della Turchia dal carro europeo, alla lunga attesa dei paesi balcanici, alle titubanze sulla rule of law in alcuni stati membri (Polonia e Ungheria in primis), al declino demografico opposto alle pressioni migratorie dall’Africa. E poi, fra la primavera e l’autunno 2024, sulla scena internazionale  accadranno eventi che sin d’ora meritano attenzione.

In marzo vi vota in Russia. Scontata la vittoria del “putinismo” nelle sue varie incarnazioni? E’ probabile: comunque poco accadrà nella mediazione del conflitto finché il Presidente Putin  non ritroverà il consenso popolare. La campagna militare non ha dato l’esito sperato, la vittoria sul campo non è stata rapida e probabilmente non verrà. Mosca sta   lucrando sul “non sfavore” internazionale presso i paesi terzi. Questi, a cominciare dalla Cina, non gradiscono la guerra e neanche l’unipolarismo americano. Il multipolarismo si avvicina?

In novembre si vota negli Stati Uniti. Donald Trump, come uscirà dai processi che lo vedono imputato? Il Partito Repubblicano lo investirà comunque della candidatura presidenziale? E se no, chi al suo posto? Il “paisà” Ron Desantis?

Joe Biden denuncia segni di stanchezza. Opportuno rinnovargli la responsabilità del  pulsante dell’Apocalisse? Scartata nel silenzio la promozione della Vice Presidente Kamala Harris, non potendo presentarsi gli usati sicuri Bill Clinton e Barack Obama, a chi volgersi? I media notano l’attivismo della Famiglia Clinton. Hillary si starebbe scaldando? E che dire dell’ennesimo erede Kennedy?

Il mondo non aspetta, corre. Corre la Cina in cerca di ripresa dalle difficoltà economiche. Se il PCC non macina i primati di crescita, è il sistema del partito unico a risentirne. La popolazione conserva la fiducia ed accetta le limitazioni di libertà in cambio dell’indefinito montare del benessere.

L’India sta con la Cina nei BRICS e, insieme, ne contesta il primato. L’ha già superata in demografia, la pressa da vicino in economia. Se va in porto la riforma americana dell’ONU, New Delhi avrà il seggio permanente in Consiglio di Sicurezza. Sarà anche formalmente alla pari dei Grandi.

Il Mare Mediterraneo va dal mosso all’agitato. Il Maghreb è flagellato dalle catastrofi naturali. I flussi migratori da Tunisia e Libia resistono alle nostre minacce. In compenso, nel versante orientale e nel Golfo Persico si profila qualche segnale incoraggiante. Arabia Saudita e Israele starebbero per normalizzare i rapporti in risposta alle pressioni americane. In cambio il Governo di Gerusalemme farebbe qualche apertura ai Palestinesi. Gli Stati Uniti trattano con l’Iran lo scambio dei prigionieri e starebbero per ripristinare l’accordo sul nucleare.

Si moltiplicano i richiami alla lezione europeistica di Giorgio Napolitano. Il riconoscimento più consono alla sua figura sarebbe di intitolargli la prossima stagione costituente. L’Europa fu il suo terreno di elezione, giusto riconoscerlo in memoria. Giusto che l’elettorato europeo mostri la consapevolezza del passaggio epocale. Nel mondo di oggi l’Europa si unisce per correre o resta travolta dalla velocità altrui.

di Cosimo Risi

1 Commento

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  • uno dei problemi dell’Italia di oggi è una classe dirigente iperborghese che non riesce a guardare oltre in metro da se stessa.
    scuole buone , buona educazione , cultura , ma sempre con lo sguardo chino sui propri passi (fatti e da fare)
    poi c’è un’altra parte della classe dirigente , ma non vale la pena parlarne perchè nasce imprevedibile e rivoluzionaria , ma finisce con l’accodarsi al branco di pecore come l’altra.

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