Davvero non è più pensabile una città diversa? (di Giuseppe Fauceglia)

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“Ora più nulla, non vedeva che un sovrapporsi geometrico di parallelepipedi e poliedri, spigoli e lati di case, di qua e di là, tetti, finestre, muri ciechi per servitù contigue con solo i finestrini smerigliati dei gabinetti uno sopra l’altro”.

Lo scorrere nella lettura de “La speculazione edilizia” di Italo Calvino, ed. Mondadori, che ho avuto modo di riprendere in occasione del centenario della nascita di uno dei più grandi scrittori e narratori del Novecento italiano, mi ha fatto venire alla mente lo svolgersi di quel dibattito che ha interessato, in particolare la sinistra italiana, sulla convulsa, disarticolata e disordinata espansione edilizia delle nostre città.

Negli occhi di noi giovani rimanevano impresse le scene di quel grande film di Francesco Rosi, “Le mani sulla città” (1963), più volte proiettato e dibattuto nei cineforum a metà degli anni Settanta, quando tutto sembrava possibile, anche cambiare il disegno delle città.

Anche a Salerno, in ragione del convulso sviluppo edilizio che la città aveva conosciuto in particolare nella zona orientale, specie dopo i tragici eventi dell’alluvione del 26 ottobre 1954, e nonostante qualche importante intervento di riqualificazione urbanistica affidato alla progettazione di Bruno Zevi (si tratta del c.d. “Ferro di Cavallo”, conosciuta nella vulgata come “Ciampa di Cavallo”), il dibattito sullo sviluppo abitativo e sulla riqualificazione dei quartieri fu intenso e proficuo, grazie alle riflessioni dell’architetto Roberto Visconti, dappoi eletto senatore del PCI per due legislature dal 1983 al 1992, e di tanti altri.

Sul finire degli anni Novanta dello scorso secolo, grazie all’impegno del Sindaco Vincenzo Giordano e al più rilevante progetto di riqualificazione urbanistica delle città italiane realizzato dal Ministro per le Aree Urbane, Carmelo Conte, pure a Salerno si diede luogo ad importanti interventi, tra i quali va, in particolare, ricordato il Parco del Mercatello.

Poi, il più assoluto silenzio, anzi il succedersi di interventi che, affidati in gran parte alla iniziativa privata, hanno finito per “tradire” l’originario impulso riformatore di disegnare una “città diversa” (oggi impropriamente ritenuta “europea”), accompagnato dal sostanziale abbandono delle opere già realizzate, affidate all’usura del tempo e finanche, a volte, all’incuria dei cittadini. Non è stato neppure accolto qualche interessante progetto formulato da valenti architetti paesaggisti, ricordo tra i tanti Enrico Auletta, che negli scorsi anni pure avevano reso il loro contributo al miglioramento e all’adeguamento dei giardini pubblici.

Quello che, però, è venuto a mancare, in particolare negli ultimi decenni, è stato un progetto generale urbanistico per Salerno, affidato ad un piano regolatore che i più definiscono “monco, incompleto e non attuale”, in cui si rivengono le pieghe di, a volte, inspiegabili discrezionalità amministrativa, al quale sono seguiti interventi edilizi che hanno finito per occupare gli ultimi spazi liberi al centro della città, procedendo alla loro cementificazione indiscriminata (che continua anche con riferimento agli spazi contigui all’attuale zona di parcheggio antistante la foce del fiume Irno).

Nel mentre, in ragione anche della carenza abitativa per le giovani coppie e all’elevato prezzo delle unità immobiliari, continua l’esodo, che pare inarrestabile, verso i comuni limitrofi, da cui il costante decremento dei residenti. Mi chiedo, allora, se non sia davvero possibile riprendere oggi i risultati di quell’antico dibattito, ormai dimenticato dalle recenti amministrazioni comunali, pensando di “disegnare” una città davvero “europea” per standard abitativi e per i servizi da offrire alla cittadinanza, anche considerando la progressiva crescita della tassazione locale, il cui impiego, forse, dovrebbe trovare rispondenza adeguata per concretizzare un diverso contesto urbanistico.

Giuseppe Fauceglia       

2 Commenti

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  • Il punto è anche che ci sono aree edificate e popolose, irrimediabilmente brutte. La città è satura, dobbiamo vedere se riusciamo a salvare i rioni collinari

  • A salerno Decenni di amministrazione dalla “discrezionalità” infinita… ninete aree verdi , cementificazione…

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