Associazione ‘Io Salerno’: ‘Viadotto Gatto, stammece accort?’

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“Questo è l’anno degli esami, dovete studiare tanto. E io vi controllerò”.

Non cominciò bene la quinta elementare. La nostra insegnante, Suor Angelica, di nome, ma non di fatto, ci terrorizzò subito. E la mamma, alla quale chiedemmo conforto, ci mise anche del suo.

Si sa, a quel tempo non c’era lo psicologo né il telefono azzurro.

Da allora, di esami ne abbiamo fatti tanti, anche fuori scuola, perché – come disse “Qualcuno” – gli esami non finiscono mai.

E ci siamo abituati, al punto che pure a noi è capitato di fare esami, dopo, in banchi opposti.

Del resto, esaminare significa verificare, accertare, controllare, “stare sicuri”, sia con riferimento alla professionalità di chi è chiamato a svolgere un qualsivoglia lavoro, sia al livello di rischio a carico della comunità portato da ogni elemento potenzialmente pericoloso. Si esaminano, quindi, “le teste” ma anche le acque, l’aria, il mare, i monti e, poi, le stesse creazioni dell’uomo.

Così, dopo oltre 40 anni, come testimoniato dal Dirigente del Settore Opere e Lavori Pubblici davanti alla Commissione Trasparenza nel Giugno 2017, è venuto il tempo della verifica anche per il viadotto Gatto. Struttura esteticamente “disonorevole” prima ancora che pericolosa, costruita da chi follemente ritenne di far realizzare il porto a sostegno dell’area industriale dimenticando che, in mezzo, c’era la Città.

Forse questi signori non avevano fatto la quinta con Suor Angelica.

L’opera risale agli inizi degli anni ‘70 e, probabilmente, la sua progettazione è precedente alla liberalizzazione delle strutture in cemento precompresso avvenuta con la Legge l086 del 05/11/71.

Calcoli e disegni, quindi, potrebbero essere in deposito presso il Ministero dei Lavori Pubblici (oggi Infrastrutture e Trasporti).

In ogni caso, è sicuramente precedente alla Legge sulle aree sismiche, la n. 64 del 02/02/74. La sua conformità alle prescrizioni sarebbe quindi da verificare alla luce della normativa afferente il livello di sismicità attribuito alla nostra Città (grado 2 su quattro, a decrescere).

Sta di fatto che, con determina del Dirigente del Settore Manutenzioni, in data 04/08/2017 venne avviata la gara di appalto per indagini “non distruttive” (cioè senza prelievi) volte alla “caratterizzazione meccanica dei materiali degli elementi strutturali del viadotto” per l’importo a base di asta di € 63.687,50 (RDO 1756872).

Tra le cinque imprese invitate, solo due hanno poi presentato le offerte e, tra queste, in data 30/11/2017 (rif. G02278) è stata prescelta quella con il maggiore ribasso (42,46%).

Non intendiamo entrare nel merito. Osserviamo solo che gare aventi ad oggetto la tutela della vita e della incolumità dei cittadini dovrebbero premiare ben altri indicatori e non scegliere “esclusivamente” in base al prezzo più conveniente.

A cavallo del Ferragosto, con una coincidenza “astrale” rispetto ai gravissimi fatti di Genova, sono state rilasciate dal competente Assessore le prime tranquillizzanti dichiarazioni sullo stato dei “piloni” controllati a seguito delle verifiche iniziate nel decorso mese di Maggio.

Certo, che i piloni diano affidamento, ci conforta. Ma sarebbe per noi di maggior conforto sapere dell’affidabilità dell’impalcato, cioè delle travi su cui passano i tir.

In ogni caso, è stato promesso che tutto si saprà entro fine mese.

Le verifiche sarebbero effettuate con i mezzi più avanzati e sofisticati, ricorrendo anche a droni, giacché la elevazione della struttura non consente la classica ispezione visiva.

Peraltro, la prescrizione della “non invasività” impone assolutamente l’utilizzo di strumenti avanzatissimi e costosi, quali radiografi digitali, riflettometri, igrometri, per verificare lo stato interno delle strutture, oltre agli usuali sclerometri e alle prove di carico.

C’è da considerare che, negli anni ‘70, non esistevano i cementi e i leganti attuali e che la presenza di sia pure minime fessurazioni potrebbe certamente aver alimentato fenomeni di ossidazione indotta anche dall’area salmastra e dai fumi di scarico.

Questo sarebbe particolarmente grave per l’impalcato, tenuto conto che un eventuale ridimensionamento delle sezioni dei tiranti in tensione, posti all’interno delle travi, andrebbe certamente ad incidere sulla loro resistenza alle sollecitazioni.

Nei giorni scorsi, a seguito di notizie di stampa, la società incaricata delle verifiche ha fornito assicurazioni sulla adeguatezza degli accertamenti in corso.

Esprimiamo la nostra fiducia e siamo certi che essa saprà dare ampia dimostrazione della sua professionalità, certamente documentata in sede di gara benché il curriculum postato sul sito Internet (www.istemi.it) riporti gli incarichi eseguiti solo fino all’anno 2013 (salvo errore).

Ciò premesso, nell‘attesa dei risultati finali, riteniamo che la dichiarazione tranquillizzante sui “primi” pilastri verificati, forse indotta dai fatti di Genova, debba essere accolta con le dovute riserve e pensiamo che una verifica ineccepibile non possa prescindere dall’esame del progetto, dei calcoli e della conformazione dei ferri, lisci o zigrinati, con riferimento anche alle norme antisismiche vigenti.

Salute e vita della comunità richiedono attenzioni e cure non contingenti.

Non possiamo certo pensare che il tutto possa concludersi con lo “stammece accort” che potrebbe significare anche “stateve accort”.

Questa Città ha bisogno di amore.

 


e.mail: associazione.iosalerno@gmail.com

pagina fb: Associazione Io Salerno

 

P.S.: con questa riflessione riprendiamo l’appuntamento con i lettori. Confidiamo che impegni e “pensieri” possano consentirci di proseguire nel rispetto della usuale cadenza settimanale.

Grazie.

6 Commenti

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  • Porre l’attenzione sulle naturali conseguenze di manutenzioni superficiale deriva da valori come la serietà e la responsabilità che con la competenza producono la necessaria sicurezza per i cittadini, ben lontano dall’appellarsi alla Signora Fortuna e quindi al buonagurio. Caro Enzo L…..apprezziamo senza ironie chi dimostra di saper guardare con precisione e competenza l’opera di chi è responsabile della nostra sicurezza

  • La verifica di una struttura realizzata quando non esisteva nè la 1086, nè la 64, per la modica cifra di poco più di 30.000,00 euro mi pare ridicola e non so quale affidabilità possa avere il risultato! Chi si assumerebbe la gravissima responsabilità di definire la struttura staticamente idonea a sostenere i carichi a cui è soggetta per soli 30.000,00 euro? O un pazzo o qualcuno che, non avendo altro incarico, non ha niente da perdere. Quindi è proprio il caso di dire: poveri noi, in quali mani è la nostra sicurezza!!!!

  • Forse il Signor Enzo è tra quelli che credevano che il ponte di Genova potesse avere almeno altri 100 anni di vita. Sappiano come è andata.
    Da cittadini, chiediamo che chi si è assunto l’onore di gestire la comunità faccia fatti chiari e trasparenti. Non parole. E che le indagini su un viadotto pericoloso, anche per quei poveretti che abitano sotto, siano fatte in modo scientifico e approfondito.
    Per la vita e la salute della comunità.
    Tutto qua.

  • Ma, se proprio per la serietà e l’accuratezza delle indagini condotte con le più moderne e sofisticate apparecchiature, nonché con prove di carico il più possibile prossime alle reali sollecitazioni, venissero fuori – speriamo di no – risultati compromettenti, tali da consigliare l’interdizione del traffico sul viadotto in attesa di apportare, se possibile, interventi di consolidamento su strutture e impalcati,
    l’Associazione io Salerno-Officina di pensiero quali alternative suggerirebbe per scongiurare le inevitabili paralisi del traffico riguardante i mezzi pesanti diretti al porto e quelli leggeri diretti in città?
    L’errore di 40 anni fa fu non solo e non tanto quello di mantenere in situ il porto ampliandone la capacità operativa, quanto il non aver valutato adeguatamente le limitazioni alla mobilità dei mezzi su gomma e la mancanza di una alternativa su ferro per lo smistamento delle merci. Così, prima di imbarcarsi nella costruzione di un indecoroso viadotto, che ora sta pervenendo al redde rationem, vista la conformazione orografica al contorno, si doveva optare per la realizzazione di due tunnel, strutturati in maniera da assorbire il traffico su gomma e quello su rotaia, diretti verso l’entroterra.

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