Pellezzano (Sa), spettacolo sulla Shoà dal titolo: Un pallone finito ad Auschwitz

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In teatro, in una serata dedicata a tutti i ragazzi delle scuole calcio di Salerno, la storia di uno degli allenatori più importanti che il calcio italiano abbia avuto: Arpad Weisz. L’allenatore più giovane che in Italia sia riuscito a vincere uno scudetto, record ancora imbattuto; allenatore rivoluzionario purtroppo finito nel campo di sterminio.
Lo spettacolo è stato scritto dall’ex calciatore Sergio Mari e da egli stesso interpretato, insieme all’attrice Alessandra Ranucci.
Cinquanta minuti intensi, ricchi di notizie, aneddoti, informazioni, che indagano sul periodo infausto che l’Italia attraverso’, ma anche la storia dei calciatori del Bologna, campioni dell’epoca con un bottino di due scudetti vinti oltre a una Coppa delle Esposizioni portata a casa da Parigi contro i maestri del Chelsea.
“Si ricordano i calciatori bidoni arrivati in italia”, dice Sergio Mari, “e altrettanto ci si rammenta dei pessimi allenatori che hanno calcato l’erba dei nostri campi e ci stavamo dimenticando di questo grande uomo di sport. L’idea di scrivere un testo su questo allenatore mi è venuta nel momento in cui ho pensato a quello che poteva e doveva essere il suo potenziale pubblico: i giovani. Lo scorso anno, io e Alessandra”, continua Sergio Mari, “l’abbiamo rappresentato davanti a 1500 studenti e vedendo il loro entusiasmo e dei professori che li accompagnavano, mi sono detto perchè non proporlo alle scuole calcio della città. Parlare della Shoà attraverso il calcio e una sua storia, mi sono reso conto che ha funzionato e funziona. I ragazzi, a spettacolo finito, hanno un bagaglio di conoscenze pari a un bel capitolo di un libro di storia.
Hanno già  aderito a questa mia iniziativa le scuole calcio: Nike’, Olympic, Millenium, Cariti, Ogliarese e l’accademia di Luca Fusco. A questo va aggiunto l’impegno della scuola calcio Terzo tempo per avere una propria data  dello spettacolo, il 21 febbraio, che sarà rappresentato nel loro auditorium per tutti i suoi giovani atleti. Devo dire che per l’interesse mostrato da parte di presidenti, dirigenti e istruttori, forse siamo alla svolta di far crescere finalmente anche un calciatore pensante”.

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