Bollini realista a LIRATV: «I play off? Un sogno»

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“Nei playoff ci credevamo, io fortemente, col lavoro che stavamo facendo, e ora è giusto continuare a farlo ma si tratta veramente di sognare visto che dipende anche dalle altre squadre.

Nel girone di ritorno siamo in media playoff, nelle ultime 10 addirittura al secondo posto, ma si fa presto a cambiare la matematica.

Questo rispecchia la difficoltà di questo campionato e nelle ultime 5 partite abbiamo segnato troppo poco. Il pubblico di lunedì sera è stato qualcosa di fantastico, è un segno di sostegno alla squadra e alla maglia e di passionalità del tifoso” . A dirlo Alberto Bollini allenatore della Salernitana ieri a Goal su Goal su LIRATV.

Col Bari fu una partita particolare – tornando indietro alla gara con i pugliesi –  Nel secondo tempo non è stata una partita. Sono molto autocritico con me stesso ma quando non ti fanno giocare la nostra autocritica passa in secondo piano come contro il Bari con un primo tempo degno della Salernitana e ci è mancato solo il gol. Non siamo molto fortunati con certe decisioni ultimamente”.

Chiaro il riferimento all’arbitraggio del signor Pasqua: “Nel primo tempo ho avuto modo di colloquiare col quarto uomo dal quale ho avuto i complimenti e in quel momento ho chiesto di calmarvi anche voi e di ragionare perché non c’è stato buonsenso. Dall’episodio di Minala è scaturita una serie di conseguenze che potevano non esserci. Nello spogliatoio non so precisamente cosa sia successo. Fino al gol la partita era in equilibrio, ma senza conclusioni.

Avevamo l’opportunità di crossare e non l’abbiamo fatto. Sono pesati gli errori individuali e a livello psicologico nel girone di ritorno non eravamo abituati ad andare sotto, subire il gol al 7′ evitabilissimo e un altro dopo 10 minuti è stato un contraccolpo. Anche se in maniera timida la Salernitana ha reagito.

L’episodio pesa tanto e bisogna saper giocare sugli errori dell’avversario, il Frosinone ha fatto quello che volevamo fare noi. Con la squadra condivido le due fasi, costruire e attaccare e una grande solidità difensiva, e questo lo abbiamo dimostrato nelle altre partite. Non c’è stato tutto ciò, perché se ci rubano palla in fase di costruzione significa rimanere attaccati agli avversari.

Il Frosinone è stata la squadra che si è presentata con le migliori credenziali all’Arechi. Noi abbiamo commesso un errore nel reagire dopo aver fatto fallo, poi lascio parlare le immagini. Per il calcio di rigore, precedentemente, l’assistente dal lato della panchina ha dato tre falli a loro”.

Ai tifosi e su Rosina aggiunge: “Vedere un tifo così caloroso avvalora la posta in palio, abbiamo preparato la partita al meglio e avremmo voluto giocare la partita al meglio. Per me chi sta in panchina non è un escluso giocando ogni 4 partite ci sono tempi ridotti e sono due gli aspetti importanti: la condizione fisica e l’opportunità di avere competitività e ho cercato di ruotare nel reparto dove ho più possibilità.

L’inferiorità numerica ci ha condizionato, poi sapevo che Zito non aveva i 90′ e ho preferito avere più fisicità in avanti con due torri. Rosina? Ha giocato prevalentemente da trequartista svariando anche sulla sinistra nella gara col Bari. Non bisogna fossilizzarsi sui numeri, il 4-3-3 è quello che ti permette di avere l’occupazione degli spazi ma nello sviluppo del gioco teniamo in considerazione le abilità individuali.

Noi abbiamo giocato anche con la difesa a 3 durante l’anno che doveva essere un valore aggiunto. Sono per le certezze, la difesa a 4 e tre uomini d’attacco senza dimenticare le abilità individuali. Un imprinting bisogna darlo, non sono fossilizzato sul 4-3-3.

Questo modulo viene sviluppato in relazione ai singoli. Io prediligo l’imprevedibilità e la superiorità numerica. Rosina e Donnarumma sono diversi ma possono essere simili da un punto di vista tattico. Le ultime staffette sono state dovute al minutaggio”.

Ma, a prescindere da come culminerà l’attuale stagione, il futuro del trainer di Poggio Rusco dovrebbe essere ancora a tinte granata: “Sono una persona rispettosa e in questo società ho rispetto al 101% e ho un rapporto diretto col direttore sportivo. Quando vengono i presidenti facciamo chiacchierate su come va il lavoro. Non ho bisogno di parlare del mio futuro, sono molto concentrato sul finale di campionato.

Al termine ci saremmo seduti e avremmo valutato, C’è una stima talmente alta che non è un problema. Io ho lavorato con la gestione Cragnotti dal 1999 al 2004 a poi nell’estate del 2010 sono stato chiamato da Tare e Lotito per la gestione della Primavera, quindi conosco il presidente da 7 anni.

Meriti la società ne ha tanti, non credo ci siano problemi col management. Poi a tutti i livelli si può sempre migliorare, mentre la squadra ha un’ossatura importante, ha un mix di giocatori esperti e credo che nel fare le squadre bisogna tenere un considerazione anche gli aspetti caratteriali e morali”.

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